(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 5 mag. - "Rabbia, attacchi di panico, depressione: queste le problematiche che si stanno accentuando nei nostri ragazzi obbligati alla quarantena". Lo spiega alla Dire il professor Giuseppe Lavenia, presidente dell'associazione nazionale dipendenze tecnologiche, psicologo e psicoterapeuta esperto di dipendenze tecnologiche e cyberbullismo.
"Le dipendenze tecnologiche sono aumentate, cosi' come il cyberbullismo perche' i ragazzi trascorrono piu' tempo in casa e tendono ad avere molte piu' ore per condividere informazioni.
Tanto per fare un esempio: su Telegram (un'applicazione di messaggistica alternativa a whatsapp grazie alla quale e' possibile creare gruppi pubblici e privati con un numero illimitato di membri, ndr), scrivo che odio Elena e tutti i ragazzi che vogliono parlare male di Elena condividono foto, messaggi e frasi denigratori su di lei. In questo modo attivano l'adrenalina perche' hanno l'umore basso. Al nostro numero verde sono aumentate le richieste per attacchi di panico, parliamo di ragazzi dai 15 ai 21 anni. I momenti della cena, poi, sono i piu' difficili perche' sentono di piu' il disagio. L'attacco di panico si innesca perche' la tecnologia serve a dissociare le emozioni dal rappresentarle. Provo rabbia, felicita', paura ma non le rappresento perche' il corpo sta fermo ma poi da qualche parte devono finire ed ecco perche' aumenta la rabbia e quindi gli attacchi di panico. Anche la solitudine e' legata alla tecnologia: in questo momento, da un'indagine promossa dall'Associazione Nazionale Di.Te. risulta che il 30 per cento dei giovani e' sempre connesso, un numero eccezionale che sta a significare che i ragazzi si sentono soli, che nessuno li sta aiutando e si sta occupando della loro salute mentale. Il motivo per cui si crea dipendenza e' perche' la messaggistica, i social, le serie tv sono costruiti sul meccanismo dell'attesa che attiva la dopamina che attiva le dipendenze. Attendere una risposta attiva la compulsione. È bene poi distinguere tra dipendenza vera e propria o momentaneo abuso. Per la dipendenza ci sono segnali clinici come ad esempio la variazione d'umore, i disturbi del sonno, dell'alimentazione, l'esclusione sociale e l'isolamento, e' il caso ad esempio degli hikikomori, ragazzi che si auto-recludono in casa senza mai avere contatti con il mondo esterno e talvolta nemmeno con i genitori. In questi casi bisogna intervenire con terapie di almeno un anno a cui deve necessariamente partecipare tutto il resto della famiglia. In questo momento di pandemia non sono possibili interventi domiciliari, quindi ci siamo organizzati con video conferenze e interventi via whatsapp con cui interagiamo con i giovani perche' dietro lo schermo superano la paura di parlare".
(Red/ Dire)