(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 28 lug. - "La presenza di personale specializzato, a partire dallo psicologo, potrebbe essere una soluzione importante per accompagnare e seguire i processi di bambini e adolescenti che hanno particolari disagi". Parte da qui Nunzia Catalfo, ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, ascoltata durante l'audizione della Commissione infanzia sulla violenza sui minori.
Da un lato, per gli insegnanti "non e' semplice intervenire in un modo corretto di fronte a una situazione di forte disagio che coinvolge il bambino o l'adolescente", ribadisce la ministra.
Dall'altro, lo psicologo a scuola "potrebbe aiutare anche in maniera generale quando non c'e' un disagio di vita, bensi' nell'evoluzione. Questa tematica- spiega Catalfo- e' stata presentata anche da alcuni esperti nella task force che si e' occupata del Sociale". Non a caso le evidenze riportate in audizione dalla ministra ribadiscono come "i maltrattamenti ai danni dei minori possano assumere diverse forme di intensita': dalla violenza fisica a quella psicologica", passando per "l'abuso sessuale e la violenza assistita". La letteratura, ricorda Catalfo, sottolinea quali siano i driver della violenza: individuali, interpersonali, istituzionali-comunicativi e potenziali. Tra i fattori individuali facilitanti la violenza si annoverano "la vittimizzazione, le esperienze di violenza pregressa, il disagio psicologico, la condizione di salute compromessa, la mancanza di istruzione e le scarse capacita' di protezione", enumera la ministra. I driver a livello interpersonale, invece, "riguardano i rapporti all'interno della sfera familiare e del contesto scolastico - tra cui la relazione della coppia genitoriale e le competenze genitoriali". E ancora, seguono "i fattori di stress genitoriale, quelli nel contesto scolastico e le tipologie comunicative dei genitori all'interno della famiglia". A livello istituzionale e comunicativo, poi, i principali driver della violenza individuati, rincara Catalfo, riguardano "l'isolamento familiare, i fattori istituzionali legati alla gestione delle strutture educative". Infine, "le disuguaglianze socioeconomiche, il fenomeno della migrazione cosi' come l'esistenza di organizzazioni criminali ben strutturate-conclude la ministra- vengono individuati come driver potenziali".
(Wel/ Dire)