Camussi: Disparita' uomini-donne si riproduce anche su formazione
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 14 lug. - "Nonostante la convinzione, diffusa nel sentire comune, che le disparita' tra i generi siano ad oggi superate e che si tratti dunque di 'problemi del passato', la letteratura scientifica nazionale e internazionale evidenzia il perdurare di 'luoghi' reali e simbolici nei quali la disparita' tra uomini e donne, nel campo della formazione e del lavoro, si riproduce, a sistematico svantaggio delle donne. A questo insieme di disparita' e' necessario rispondere con un intervento diffuso, sistematico e continuativo sul piano culturale, che investa contemporaneamente donne e uomini delle diverse generazioni". Lo dice Elisabetta Camussi, professoressa di Psicologia sociale all'Universita' degli Studi di Milano 'Bicocca', componente del comitato tecnico scientifico Colao, durante la conferenza promossa da Maria Edera Spadoni (M5s), vice presidente della Camera, sul tema 'Stati Generali e occupazione femminile: il ruolo delle donne nel rilancio del Paese'.
"Ricette destinate all'eliminazione degli stereotipi di genere non le abbiamo- sottolinea la psicologa- Abbiamo pero' invece molte misure, molte azioni, che possiamo mettere in campo per ridurre gli stereotipi di genere e semplicemente allargare la consapevolezza, al maschile e femminile, del livello di benessere che deriva dalla partecipazione per gli uni e per gli altri sia allo spazio pubblico che lo spazio privato. Perche' includere le donne nel marcato del lavoro, far si' che le donne siano presenti al mercato del lavoro, significa costruire innovazione sociale, cioe' significa costruire, per tutti e per tutte, un futuro migliore e non semplicemente dover competere per questioni di potere e di possesso di ruolo che come tali non sono interessanti soprattutto la' dove rischiano di replicare modelli che anche le esperienze presenti ci fanno vedere non essere sufficienti a gestire tutte le dimensioni nuove ed impreviste. Su questo le donne portano da sempre un sapere millenario che non e' genetico ma e' storico: le donne da sempre gestiscono cio' che non e' prevedibile, perche' tutto quello che ha che fare con la cura non e' prevedibile, e' routinario".
In questo senso, aggiunge la psicologa, "i saperi femminili, unitamente a quelli maschili, sono quelli che potrebbero costruire una misura di base per il rilancio del nostro paese". Quanto alle quote rosa Elisabetta Camussi, professoressa di Psicologia sociale all'Universita' degli Studi di Milano 'Bicocca' e componente del comitato tecnico scientifico Colao, commenta: "Certamente costringono a stabilire quote di partecipazione nei vari organismi laddove un naturale riequilibrio derivante dalla presenza delle donne nel contesto sociale e lavorativo non avviene. Io le considero uno strumento temporaneo perche' serve, dal punto di vista culturale, a rendere visibile non solo la presenza delle donne ma il beneficio che arriva alle organizzazioni dalla presenza delle donne e come tali possono essere pensate uno strumento che temporaneamente forza l'attenzione sull'avere presente entrambi i generi per permettere poi una naturale riequilibrio di presenza dal quale puo' derivare il migliore benessere per tutti e per tutte".
(Wel/ Dire)