(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 16 giu. - 'Ferma restando l'autonomia delle singole Regioni, ora e' necessario recuperare una piena funzionalita' dei servizi secondo indicazioni univoche a livello nazionale.
Occorrono indicazioni quadro che consentano a tutti di avere accesso all'assistenza e alla cura in maniera omogenea nel Paese'. È questo il punto di ripartenza per una gestione ottimale della Salute mentale, secondo Fabrizio Starace, presidente della Societa' italiana di epidemiologia psichiatrica (Siep) e componente del Consiglio Superiore di Sanita'.
Starace saluta con soddisfazione la delega alla Salute mentale alla sottosegretaria Sandra Zampa. 'Ci fa ben sperare'.
Analizzando poi la situazione dei servizi di Salute mentale, lo psichiatra aggiunge: 'Nella quarantena abbiamo rilevato una riduzione complessiva sia degli accessi ai servizi di Salute mentale che ai pronto soccorso per le emergenze. Salvo eccezioni riportate in alcune aree del Paese, abbiamo osservato anche una riduzione dei ricoveri, perfino di quelli per Trattamenti sanitari obbligatori (Tso) che dovrebbero essere indipendenti da una situazione di maggiore prudenza imposta dalle prescrizioni preventive'.
Cio' che, invece, allarma adesso la Siep riguarda 'la variabile di effetto negativo che la crisi economica potrebbe avere sulla salute mentale della popolazione. È un dato univocamente affermato da tutti gli organismi di ricerca nazionali e internazionali- continua lo studioso- che la portata di queste conseguenze potra' essere attenuata solo dalle misure che i governi adotteranno per sostenere la popolazione generale e, in particolare, alcuni gruppi a maggior rischio. Parlo di chi ha gia' problemi di disabilita' fisica o psichica. A Modena abbiamo pubblicato una serie di lavori sull'impatto che la crisi economica del 2008-2013 aveva avuto sulla popolazione generale e su quella fascia di persone che gia' presentavano un problema di salute mentale. Negli anni della crisi ben 892.029 persone in piu' risultavano positive allo screening per problemi di salute mentale. Oggi- sottolinea il presidente Siep- prevediamo ugualmente un incremento significativo del rischio di disturbi psichiatrici comuni: ansia, depressione e disturbi psicosomatici come l'insonnia'.
Tornando al presente, secondo l'Istat sono 3 milioni e 100 mila le persone con disabilita' che presentano una limitazione nella realizzazione delle attivita' quotidiane.
'In questa casistica, pero', non rientrano tutte le persone con una diversa abilita' derivante dai problemi di salute mentale o da altre limitazioni', chiarisce Starace. Il professore, infatti, ricorda che 'l'ultimo dato, non aggiornato, relativo ai soggetti in carico ai servizi di Salute mentale era di 850 mila, mentre per si tratta du oltre 900 mila persone. Quindi, sicuramente, anche il numero di 3 milioni e 100 mila persone con disabilita' (psicosociale, fisica e intellettiva) in Italia e' una sottostima'. In ogni caso, 'nell'attivita' della task force della Commissione Colao, abbiamo dedicato una scheda specificamente indirizzata alle politiche attive del lavoro, con azioni di inclusione e rimozione delle barriere sia fisiche che contestuali. Se riusciamo a creare delle condizioni di lavoro idonee per i lavoratori con una forma di svantaggio, di queste si giovera' l'intero sistema produttivo. È la prima volta che nel lavoro di un think tank- precisa lo psichiatra- procedono in maniera complementare i due aspetti di ripresa economica e di rafforzamento delle misure a sostegno delle persone piu' fragili, o rese piu' fragili. L'idea e' che rafforzare il welfare inclusivo ci metta tutti in condizione di dare risposte piu' appropriate alla crisi'.
Forte di queste considerazioni, Fabrizio Starace offre quattro idee da prendere in considerazione per la formulazione delle indicazioni quadro a livello nazionale sulla gestione della Salute mentale: ALTERNATIVE ALLA RESIDENZIALITÀ - 'Non bisogna considerare il Welfare un costo in termini di spesa. Questi costi devono essere trasformati in investimenti produttivi di salute e di sviluppo locale, invece che costringere le persone in luoghi che immaginavamo essere protettivi e che poi hanno dimostrato di essere spazi dove l'epidemia ha imposto prezzi altissimi in termini di vite. Noi rilanciamo la necessita' di pensare a un welfare di prossimita'- ribadisce l'esperto- che privilegi la domiciliarita', l'assistenza presso la domiciliazione propria, sociale, del gruppo appartamento e il co-housing. In questo modo, da un lato potremo ottenere la personificazione di un progetto e non la massificazione di un bisogno; dall'altro un risparmio non legato all'economia di scala, ma ad una redditivita' in termini di sviluppo ecosociale delle societa' di riferimento'.
RICONVERTIRE QUOTA SPESA BLOCCATA SU ATTIVITA' RESIDENZIALI - 'Prendiamo, ad esempio, l'area che ha mostrato le maggiori vulnerabilita': le residenze. Mi aspetto un orientamento verso gli interventi individuali, la promozione dei progetti sociali e sanitari individualizzati nei quali realizzare la vita indipendente, la massima autonomia e autodeterminazione possibile, non dentro delle strutture che replichino a livello territoriale l'organizzazione di un ospedale. Nel territorio ognuno di noi ha come riferimento la propria abitazione. Partendo dalla storia dell'esperienza delle persone, chiediamo cosa desidererebbero per il proprio progetto di cura- continua Starace- una volta che hanno difficolta' a proseguire la propria coabitazione nella famiglia di origine o hanno necessita' di conseguire una maggiore autonomia. Potremmo riconvertire una quota consistente di spesa, oggi bloccata sulle attivita' residenziali (2 miliardi di euro), che spesso non comporta questi risultati in termini di conseguimento di autonomia. Se riconvertiamo questa quota di risorse nella capacita' individuale dei singoli di acquisire un ruolo attivo nelle comunita' di riferimento, allora potremmo trasformare questi costi in investimento'.
AUMENTARE DEL 35% INVESTIMENTI IN SERVIZI TERRITORIALI - Sempre nell'ambito delle proposte avanzate nella commissione Colao, 'abbiamo indicato la necessita' di recuperare la funzione dei servizi territoriali attraverso un aumento del 35% degli investimenti. Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a un depauperamento dei servizi in termini di mancata sostituzione del personale e di impoverimento delle attivita' di inclusione sociale e lavorativa. Ne e' conseguito un maggiore ricorso alla residenzialita'- ricorda lo studioso- perche' le altre opzioni praticabili erano ridotte al lumicino. È un meccanismo che si autoalimenta e autoriproduce, e che viene meno ai principi per i quali le strutture stesse sono state preposte. Le residenze sono diventate dei parcheggi, con una permanenza media superiore ai 3 anni e, in alcune regioni, oltre i 5 anni. Un programma di abilitazione e riabilitazione- aggiunge Starace- non puo' durare tutto questo tempo, interveniamo in un altro modo se si presenta la necessita' di un alloggio piuttosto che di una riabilitazione. È inutile collocare le persone in contenitori indistinti, tra coloro che possono sviluppare le autonomie e chi ha la necessita' di un contesto abitativo a bassa intensita' terapeutica'.
AL PROSSIMO TAVOLO TECNICO SALUTE MENTALE NON DIMENTICARE LE INDICAZIONI DEL COMITATO COLAO - 'A breve sara' riconvocato il tavolo tecnico ministeriale sulla Salute mentale per operare una valutazione collegiale su quanto si e' verificato e su quello che si fara' in futuro. In questa occasione si potranno sviluppare delle indicazioni omogenee a livello nazionale. Spero ci sia attenzione a quelle emerse dal lavoro del Comitato Colao sul rafforzamento dei servizi territoriali sociosanitari. Spero che si possa arrivare a mettere in linea tutta la vastissima rete di interventi sociali e sanitari. Il nostro paese in realta' spende molti soldi per le attivita' a sostegno delle persone in condizioni di disagio, ma tutto questo ha il difetto di non avere un governo unico. Ci sono persone che accedono a molteplici misure di sostegno e altre che non ne conoscono neanche l'esistenza. Sogno che in un'area di integrazione sociosanitaria- conclude Starace- si possa avere un disegno organico di tutte le misure definite negli anni per le persone con vulnerabilita', con certezza di risorse per indirizzare gli investimenti'.
(Wel/ Dire)