Libro racconta italia diversa: Non teme ma valorizza ragazzi stranieri
Roma, 28 gen. - Adolescenti allo stesso tempo piccoli e grandi, attaccati agli smartphone e ai social network proprio come tutti i giovani contemporanei. Poi, pero', se raccontano la loro storia, costellata da un contatto precoce con la violenza e la morte, si scopre che la loro infanzia si e' consumata troppo rapidamente. Sono questi i minori non accompagnati che arrivano in Italia, un esercito che nel 2017 era di 18.303 anime e nel 60% dei casi aveva 17 anni. 'Teen immigration. La grande migrazione dei ragazzini' (casa editrice 'Vita e Pensiero') e' il libro di Anna Granata, ricercatrice in Pedagogia interculturale presso il dipartimento di Filosofia e Scienze dell'Educazione dell'Universita' degli studi di Torino, ed Elena Granata, professore associato di Urbanistica al Politecnico di Milano, che punta a far conoscere questa generazione sconosciuta di ragazzi, che partono in massa per arrivare in Europa e costruire un futuro con energie e competenze straordinarie. "In tempi in cui l'immagine dell'immigrato in Italia viene deformata e strumentalizzata- spiega Anna Granata alla Dire- noi vogliamo far conoscere il volto 'altro' di questa esperienza, contribuendo a modificare l'immaginario collettivo. Andiamo nelle scuole con il nostro testo per raccontare un'Italia diversa".
Un libro, che a detta dell'autrice, nasce all'incontrario: "Solitamente si ha in mente un tema, lo si studia e ci si attrezza con strumenti classici per approfondirlo. Invece noi, senza rifletterci troppo, abbiamo aperto le nostre case ad uno, due, tre poi quaranta ragazzi minori non accompagnati- ricorda la ricercatrice- e trovandoceli per casa attraverso un progetto di accoglienza in famiglia, abbiamo cambiato il nostro sguardo di studiose delle migrazioni".
Le due sorelle hanno aderito nel 2017 a un progetto di accoglienza breve di minori non accompagnati provenienti da un comunita' in Sicilia, finanziato dal Ministero dell'Interno. "Si tratta perlopiu' di piccole vacanze in famiglia per far conoscere a questi adolescenti la societa' italiana dall'interno- continua- attraverso la vita in famiglia. Un'esperienza breve ma molto intensa che ci ha aperto un mondo sconosciuto".
Bakary, Alpha, Ousman, Madi. "Ad oggi sono passati 40 ragazzi per la nostra casa e in quelle degli amici che abbiamo intorno. Abbiamo scoperto una generazione del tutto sconosciuta- aggiunge Anna Granata- il fenomeno e' attualmente in leggera flessione, ma parliamo sempre di un movimento di migliaia e migliaia di adolescenti in marcia verso l'Europa. Per la maggiore provengono dai paesi dell'Africa subsahariana, dall'Egitto e dal Corno d'Africa, dall'Asia e da alcuni paesi dell'est europeo, come il Kosovo e l'Albania".
Si mettono in viaggio in eta' precoci, "arrivano qui per lavorare in modo da sostenere le famiglie di origine. Nessuno di loro pensava di arrivare in Italia, erano piuttosto orientati a piccoli spostamenti- sottolinea Anna- ma quando nel giro di pochi chilometri non hanno trovato nulla, danno il via a un viaggio duro, lungo e drammatico, a volte pensato ed altre no. Un percorso che puo' portare alla morte o al raggiungimento dell'Europa attraverso la porta dell'Italia. Terra- ripete la pedagogista- di cui nemmeno conoscevano l'esistenza". Toccato, infine, il suolo della Penisola vengono inseriti in un sistema di accoglienza fatto di comunita' per minori e di un approccio immediato alla lingua italiana e alla scuola. "In tempo zero diventano allievi delle nostre scuole e spesso, molto presto, ottengono la licenza media. Oltre la socializzazione linguistica, per fare rete questi adolescenti si rivolgono ai social network e attraverso i canali virtuali cercano gli amici conosciuti durante il viaggio o al momento dello sbarco. Non hanno congiunti da raggiungere, cosi' la rete di pari con i quali sono connessi diventa un punto di riferimento".
Sebbene in termini educativi ed assistenziali le comunita' per minori siano "un ottimo sistema per i servizi che offrono- sottolinea la studiosa- troppo spesso sono collocate ai margini della societa', anche in senso geografico, e non di rado i contesti scolastici nei quali i minori sono inseriti sono i Centri di alfabetizzazione per adulti, dove e' difficile sviluppare contatti con i coetanei". L'accoglienza in famiglia e' "un tuffo nella societa' italiana e puo' aiutarli a creare un legame al di fuori della comunita'. I nostri servizi sociali sono ottimi fino ai 18 anni, c'e' anche la figura del tutore volontario che ha un ruolo molto importante di accompagnamento, ma dopo la maggiore eta' si assiste a un salto nel vuoto.
Cerchiamo di rafforzare l'ospitalita' dei ragazzi nelle famiglie prima dei 18 anni- fa sapere Granata- per aiutarli successivamente nella fase di passaggio verso il percorso nelle autonomie, per accompagnarli durante la ricerca del lavoro e la gestione dei documenti".
Di questi 40 adolescenti "la maggioranza ha avuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato nella ristorazione, in fabbrica o in quei in contesti dove abbiamo costruito reti sane di inserimento lavorativo".
Teen Immigration (www.teenimmigration.it) non e', quindi, un saggio sull'immigrazione in Italia, ma il racconto di storie intrecciate di famiglie, case, imprese italiane e minori stranieri. "Non si puo' scindere tra noi e loro- afferma la pedagogista- e' una storia comune che stiamo costruendo a Milano, ma anche in altri contesti della Lombardia e del Piemonte per far conoscere un paese che vede il futuro e valorizza i giovani.
C'e' questa Italia che lavora in silenzio, senza il bisogno di raccontarsi. Noi vogliamo parlare di queste persone coraggiose che sfidano la realta', perche' ne vale la pena. Gli esiti sono sempre sorprendenti e molto positivi". Nei fatti il progetto di 'vacanza in famiglia' si e' fermato per il ministero, mentre per Anna ed Elena Granata e' una storia che non avra' fine.
(Red/ Dire)