Roma, 25 feb. - Diretta o indiretta? È questo uno dei dubbi amletici che spesso affligge le famiglie con persone affette da disabilita' quando devono scegliere a quale tipo di assistenza rivolgersi. Due vie molto diverse tra loro, di cui spesso accade che non si sappia poi cosi' tanto. Con l'assistenza indiretta "i fondi arrivano direttamente dal municipio alla famiglia, che in forma totalmente autonoma - e senza alcun supporto da questo punto di vista - procede con la selezione e la scelta dell'operatore". Fornisce un quadro chiaro alla Dire Adele Giannone, psicologa impegnata nell'associazione di promozione sociale 'Gipa Fuori dalla Stanza'. La criticita' per quanti scelgono questo tipo di assistenza e' che "fino a qualche mese fa i fondi dal municipio non arrivavano con cadenza mensile ma generalmente ogni tre mesi", e cosi' "la famiglia, per poter pagare il personale, anticipava - se ne aveva la possibilita' - e trattandosi di tre mesi le cifre erano ovviamente importanti. Non tutti possono permettersele. Attualmente, per fortuna, su questo punto c'e' maggior precisione", puntualizza Giannone, ma rimane che "il primo mese deve anticiparlo la famiglia". La grande differenza tra assistenza diretta e indiretta e', poi, che in quest'ultima manca "l'intermediazione delle cooperative che gestiscono i fondi". Per cui "e' la famiglia a scegliere a che tipo di operatore rivolgersi. Ad esempio, nel caso di Giampaolo- sottolinea la psicologa- la famiglia ha scelto da tempo di rivolgersi a personale altamente qualificato, prevalentemente psicologi ed educatori". Giampaolo, in arte Gipa, e' un giovane adulto di 45 anni con una passione per l'espressione artistica e ambientale e una disabilita' psicofisica grave. Con la sua famiglia ha fondato l'associazione 'Gipa Fuori dalla Stanza', che negli anni ha portato avanti con numerosi progetti l'obiettivo di ristrutturare il concetto di disabilita', dando vita, proprio dalle risorse di cui Giampaolo dispone, a diverse opere di riqualificazione urbana nel municipio XV del territorio capitolino. Giampaolo e la sua famiglia hanno deciso "di passare dall'assistenza diretta a quella indiretta, perche' Gipa era stanco e stressato del continuo turnover" a cui l'assistenza diretta ti sottopone. Le persone con disabilita', ricorda difatti la psicologa, "spesso faticano ad adattarsi alle novita' e ai cambiamenti. Per loro avere una routine e' qualcosa di fortemente rassicurante". Se esistesse una lista di pro e contro, la maggiore criticita' dell'assistenza diretta riguarderebbe proprio la questione del turnover reiterato. "Puo' arrivarti chiunque da un giorno all'altro- conferma Giannone- Ci sono sostituzioni su sostituzioni". Al livello settimanale, poi, "ci possono essere anche due o tre ricambi, se non addirittura nel giorno stesso". Come una medaglia dal doppio volto, pero', se da un lato l'assistenza diretta puo' provocare un ricambio continuo degli operatori, dall'altro colma il problema delle eventuali assenze degli operatori stessi. Con l'assistenza indiretta difatti "non e' sempre possibile riempire i turni lasciati vuoti se un operatore si ammala" o e' costretto ad assentarsi. Perche' "il bacino di specialisti e' molto piu' ristretto, a lavorare con Giampaolo, ad esempio, siamo in tre. E se io mi ammalo e le colleghe non possono andare, il turno rimane scoperto. Mentre nel caso dell'assistenza diretta- aggiunge- il problema non si pone, perche' il turno non viene mai lasciato scoperto. La ratio e' un po' questa", con tutti i vantaggi e gli svantaggi immaginabili. Il pro dell'assistenza indiretta, quindi, e' che punta all'autonomia decisionale e contrattuale della famiglia, che pero' "fatica molto dovendosi occupare tout-court del reperimento e della selezione del personale. Diventa un vero e proprio lavoro". Sull'altro versante, invece, cio' che abitualmente accade e' che "anche se con l'assistenza diretta puo' arrivarti chiunque, la famiglia affaticata e in difficolta' puo' non farcela ad ambire ad altro, e accetta quello che le viene offerto. L'essenziale alla fine e' avere quelle ore di assistenza". Ma la famiglia di Gipa, che da anni combatte per portare tutte le risorse e il mondo interiore di Giampaolo "fuori dalla stanza", ha intrapreso la strada piu' tortuosa, puntando sulla qualita'. Scegliendo il percorso piu' arduo fondato pero' sulla personalizzazione dell'assistenza: "L'operatore ora lo scelgo io", conclude Giampaolo Angelini sul finale, in arte 'Gipa'.
(Red/ Dire)