(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 15 dic. - Aumento dei disturbi somatici, irritabilita', ansia, paura e infine aggressivita'. Fenomeni di "regressione, bambini sempre piu' appiccicosi, di cui gia' parlavano nei primi studi i colleghi cinesi". In un'Italia senza bussole, durante la prima fase del lockdown, i pediatri di famiglia si son trovati a rispondere e gestire cambiamenti psicologici imprevisti nei minori. "I telefoni che hanno cominciato a squillare pieni di domande e problematiche per cui non avevamo risposta. Il lockdown, infatti, ha interessato 9 milioni di bambini e adolescenti: una misura mai attuata prima, di cui nessuno aveva esperienza, che ha portato shock e sconvolgimento delle routine sociali. Un bambino stressato e' spesso figlio di un genitore stressato". Parte da qui Flavia Ceschin, pediatra di famiglia e vicepresidente della Societa' italiana delle cure primarie pediatriche (Sicupp), nel suo intervento al Congresso straordinario digitale della Societa' Italiana di Pediatria (Sip).
Ceschin, assieme alla Sicupp, durante l'aprile di chiusura totale, ha indagato percio' il possibile "disturbo post traumatico da stress dovuto alla pandemia", lanciando una survey, rivolta ai pediatri di famiglia, che ha fornito alcune linee e consigli "su come affrontarlo nei bambini. Sappiamo- illustra Ceschin che il disturbo post-traumatico da stress si manifesta come conseguenza di un fattore traumatico esterno a cui la persona ha vissuto o assistito. Ed e' diverso a seconda dell'eta' del bambino", soprattutto se, puntualizza l'esperta, "questa e' inferiore o superiore ai 6 anni".
L'88% dei pediatri partecipanti ha risposto di "aver riscontrato queste problematiche comuni nei loro pazienti", e ha sottolineato come i genitori abbiano riportato: "Difficolta' di scolarizzazione, relative alla Dad, e isolamento affettivo, sia per la lontananza dai nonni che dagli amici".
Ad emergere, tra le criticita' raccolte dalla Sicupp, anche i "disturbi dell'alimentazione, inizialmente non evidenziati. I genitori non ce li raccontavano. Con l'estate passata, pero'- aggiunge- i bilanci di salute hanno sottolineato che quasi tutti i miei pazienti avevano preso diverso peso".
Rispetto alle cause e alle modalita' di intervento possibili, Ceschin enumera "l'esposizione massiccia all'epidemia, causata dall'infodemia: la tv sempre accesa o il continuo parlare di Covid non fa bene. I bambini- osserva la vicepresidente Sicupp- possono essere preoccupati anche se non lo verbalizzano". E allora, come si puo' intervenire? "Problemi complessi richiedono uno sforzo comune- continua la dottoressa- i pediatri di famiglia si trovano quasi al vertice della piramide della salute mentale in emergenza". Bisogna "ridurre l'esposizione mediatica, non censurandola ma parlandone. Occorre poi mantenere il piu' possibile le routine, senza lasciare il bambino da solo davanti ai devices, regolamentandone l'uso". È necessario allora "sostenere e rinforzare i genitori", in modo che siano in grado di "sostenere a loro volta i bambini nelle scelte, ma anche nel controllo dei loro livelli di stress". Occorrera' "aiutarli nell'elaborazione del lutto- chiosa Ceschin- e osservare se ci sono alterazioni nei comportamenti, come nel ritmo sonno-veglia. Bisogna fare queste domande, non aspettare e delegare ad altri. Intercettare subito" tali comportamenti per evitare che "problematiche minime diventino una vera e propria patologia con disturbi post traumatici da stress".
Elemento particolarmente critico della pandemia da Sars-CoV2, a detta della vicepresidente Sicupp, e' che "mentre nel caso di una catastrofe naturale si conservano le manifestazioni d'affetto e la societa' dei rapporti, con la pandemia e' venuta meno anche questa sfera". Tra i campanelli d'allarme dei pediatri, ci sono poi "il disturbo pervasivo, i problemi di obesita' o di bulimia, come anche i problemi di concentrazione, ipereccitazione e paura".
Alla survey, costruita grazie alla collaborazione della dottoressa Emanuela Malorgio e di Catia Creuso, hanno partecipato per il 50% colleghi pediatri over60 e nel 78% si trattata di dottoresse. I dati riflettono "esattamente- conclude Ceschin- lo spaccato della pediatria italiana: over60 a maggioranza donna".
Le risposte, inoltre, "provenivano perlopiu' dal Nord, sia perche' in quella zona la problematica era piu' sentita, sia perche' la Sicupp al Nord risulta maggiormente rappresentata".
(Wel/ Dire)