Lancini (presidente): Non si cresce piu' per trasgressione ma per delusione
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 8 dic. - Il consumo di sostanze stupefacenti negli adolescenti e' cambiato nel tempo, "non tanto nella quantita', ma nella qualita'". Se un tempo "il consumo aveva una valenza oppositiva, oggi funge da anestetico, anti noia, anti tristezza, anti solitudine, addirittura come anti depressivo". Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro, psicologo e psicoterapeuta, descrive con parole dirette la condizione emotiva e psicologica degli adolescenti di oggi e le motivazioni che li portano a consumare sostanze stupefacenti.
"In passato- spiega il docente presso il dipartimento di Psicologia dell'Universita' Milano Bicocca- prevaleva l'adolescente edipico, che viveva il conflitto con la norma, con il superiore e sfidava il sistema. In quel contesto le 'canne' avevano un valore simbolico di opposizione al padre autoritario che ti aveva pressato- precisa- avevano una valenza oppositiva e trasgressiva. Questa valenza, questo mito affettivo che muoveva il consumo a livello profondo, e' venuta sempre meno perche' le nuove generazioni non crescono piu' per trasgressione. La trasgressione non esiste piu'". Al contrario, prosegue l'esperto, "i bambini di oggi crescono per delusione, all'interno di famiglie molto piu' affettive, relazionali, espressive e non normate, all'interno di una societa' meno sessuofobica e governata dai miti dell'individualismo, del successo, della competizione e della popolarita' a tutti i costi. Crescono con un ideale dell'Io molto elevato che crolla con l'arrivo dell'adolescenza". È in quel momento che arriva "un senso di inadeguatezza, di vergogna, di mancato successo che non fa mai stare bene e porta ognuno a cercare di lenire il dolore in base alle proprie caratteristiche. I disagi giovanili piu' diffusi parlano infatti dell'attacco al corpo: il disturbo della condotta alimentare femminile e il suo equivalente maschile, che e' il ritiro sociale (che avviene quando gli individui dovrebbero nascere socialmente mentre si suicidano socialmente), gli attacchi d'ansia e il self cutting". Tutti comportamenti, ricorda Lancini, "dovuti al fatto che gli adolescenti sentono dentro di se' una voce che dice loro di non essere mai abbastanza, che li fa sentire inadeguati per cui attaccano se stessi piu' che gli altri".
Secondo lo psicoterapeuta "gli adolescenti di oggi avrebbero molti motivi per contestare gli adulti, invece sono pacifici e si anestetizzano rispetto a un senso di solitudine, di dolore e di incapacita' di affrontare questo dolore. Vivono un eterno presente, vedono il futuro ancora piu' incerto di quanto farebbero normalmente, ma- tiene a sottolineare Lancini- hanno intorno adulti troppo impegnati a sentirsi autorevoli e a trattarli come trasgressivi e onnipotenti, pero' incapaci di osservare la necessita' che hanno i ragazzi di parlare di dolore, fino anche di pensieri suicidari".
Qual e' allora la ricetta per venire in aiuto di questi adolescenti piegati dal dolore? "Bisogna puntare sulla relazione- suggerisce lo psicologo- avendo il coraggio di chiedere loro come stanno, perche' sono tristi se hanno brutti pensieri. Serve anche per introdurre temi che altrimenti i ragazzi vanno a cercare altrove, ad esempio su internet dove possono trovare soluzioni in gruppi come quelli pro anoressia o pro suicidio, oppure nell'effetto anestetico delle sostanze. La tristezza, l'assenza di futuro, i pensieri di morte sono cose di cui gli adolescenti non parlano con gli adulti per paura di deluderli e di trovarli impreparati ad affrontare i temi che invece- conclude Lancini- hanno bisogno di affrontare".
(Wel/ Dire)