Da una casa di riposo affida su carta le sue ultime parole
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 28 apr. - Le case di riposo come prigioni, benche' dorate, l'ultimo saluto negato per via del Coronavirus, la dignita' di una vita annientata proprio negli ultimi istanti: c'e' tutto questo nella lettera di un uomo di 85 anni, pubblicata dalla redazione di Interris. "Prima del coronavirus c'e' un'altra cosa ancora piu' grave che uccide: l'assenza del piu' minimo rispetto per l'altro", scrive l'autore della lettera, puntando decisamente il dito contro le Rsa.
LA LETTERA Da questo letto senza cuore scelgo di scrivervi cari miei figli e nipoti. (L'ho consegnata di nascosto a Suor Chiara nella speranza che dopo la mia morte possiate leggerla). Comprendo di non avere piu' tanti giorni, dal mio respiro sento che mi resta solo questa esile mano a stringere una penna ricevuta per grazia da una giovane donna che ha la tua eta' Elisa mia cara. E' l'unica persona che in questo ospizio mi ha regalato qualche sorriso ma da quando porta anche lei la mascherina riesco solo a intravedere un po' di luce dai suoi occhi; uno sguardo diverso da quello delle altre assistenti che neanche ti salutano. Non volevo dirvelo per non recarvi dispiacere su dispiacere sapendo quanto avrete sofferto nel lasciarmi dentro questa bella "prigione".
Si, cosi' l'ho pensata ricordando un testo scritto da quel prete romagnolo, don Oreste Benzi che parlava di questi posti come di "prigioni dorate". Allora mi sembrava esagerato e invece mi sono proprio ricreduto. Sembra infatti che non manchi niente ma non e' cosi'àmanca la cosa piu' importante, la vostra carezza, il sentirmi chiedere tante volte al giorno "come stai nonno?", gli abbracci e i tanti baci, le urla della mamma che fate dannare e poi quel mio finto dolore per spostare l'attenzione e far dimenticare tutto. In questi mesi mi e' mancato l'odore della mia casa, il vostro profumo, i sorrisi, raccontarvi le mie storie e persino le tante discussioni. Questo e' vivere, e' stare in famiglia, con le persone che si amano e sentirsi voluti bene e voi me ne avete voluto cosi' tanto non facendomi sentire solo dopo la morte di quella donna con la quale ho vissuto per 60 anni insieme, sempre insieme.
In 85 anni ne ho viste cosi' tante e come dimenticare la miseria dell'infanzia, le lotte di mio padre per farsi valere, mamma sempre attenta ad ogni respiro e poi il fascino di quella scuola che era come un sogno poterci andare, una gioia, un onore. La maestra era una seconda mamma e conquistare un bel voto era festa per tutta la casa. E poi, il giorno della laurea e della mia prima arringa in tribunale. Quanti "grazie" dovrei dire, un'infinita' a mia moglie per avermi sopportato, a voi figli per avermi sempre perdonato, ai miei nipoti per il vostro amore incondizionato. Gli amici, pochi quelli veri, si possono veramente contare solo in una mano come dice la Bibbia e che dire, anche il parroco, lo devo ringraziare per avermi dato l'assoluzione dei miei peccati e per le belle parole espresse al funerale di mia moglie.
Ora non ce la faccio piu' a scrivere e quindi devo almeno dire una cosa ai miei nipotià e magari a tutti quelli del mondo. Non e' stata vostra madre a portarmi qui ma sono stato io a convincere i miei figli, i vostri genitori, per non dare fastidio a nessuno. Nella mia vita non ho mai voluto essere di peso a nessuno, forse sara' stato anche per orgoglio e quando ho visto di non essere piu' autonomo non potevo lasciarvi questo brutto ricordo di me, di un uomo del tutto inerme, incapace di svolgere qualunque funzione.
Certo, non potevo mai immaginare di finire in un luogo del genere. Apparentemente tutto pulito e in ordine, ci sono anche alcune persone educate ma poi di fatto noi siamo solo dei numeri, per me e' stato come entrare gia' in una cella frigorifera. In questi mesi mi sono anche chiesto piu' volte: ma quelli perche' hanno scelto questo lavoro se poi sono sempre nervosi, scorbutici, cattivi? Una volta quell'uomo delle pulizie mi disse all'orecchio: "sai perche' quella quando parla ti urla? Perche' racconta sempre di quanto era violento suo padre, una cosi' con quali occhi puo' guardare un uomo?". Che Dio abbia pieta' di lei. Ma allora perche' fa questo lavoro? Tutta questa grande psicologia, che ho visto tanto esaltare in questi ultimi decenni, e' servita solo a fare del male ai piu' deboli? A manipolare le coscienze e i tribunali? Non voglio aggiungere altro perche' non cerco vendetta. Ma vorrei che sappiate tutti che per me non dovrebbero esistere le case di riposo, le rsa, le "prigioni" dorate e quindi, si, ora che sto morendo lo posso dire: mi sono pentito. Se potessi tornare indietro supplicherei mia figlia di farmi restare con voi fino all'ultimo respiro, almeno il dolore delle vostre lacrime unite alle mie avrebbero avuto piu' senso di quelle di un povero vecchio, qui dentro anonimo, isolato e trattato come un oggetto arrugginito e quindi anche pericoloso. Questo coronavirus ci portera' al patibolo ma io gia' mi ci sentivo dalle grida e modi sgarbati che ormai dovro' sopportare ancora per pocoàl'altro giorno l'infermiera mi ha gia' preannunciato che se peggioro forse mi intuberanno o forse no. La mia dignita' di uomo, di persona perbene e sempre gentile ed educata e' stata gia' uccisa. Sai Michelina, la barba me la tagliavano solo quando sapevano che stavate arrivando e cosi' il cambio. Ma non fate nulla vi pregoànon cerco la giustizia terrena, spesso anche questa e' stata cosi' deludente e infelice. Fate sapere pero' ai miei nipoti (e ai tanti figli e nipoti) che prima del coronavirus c'e' un'altra cosa ancora piu' grave che uccide: l'assenza del piu' minimo rispetto per l'altro, l'incoscienza piu' totale. E noi, i vecchi, chiamati con un numeretto, quando non ci saremo piu', continueremo da lassu' a bussare dal cielo a quelle coscienze che ci hanno gravemente offeso affinche' si risveglino, cambino rotta, prima che venga fatto a loro cio' che e' stato fatto a noi. Vostro nonno.
(Red/ Dire)