(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 21 apr. - Il 45% delle donne sperimenta un'elevata quota di incertezza per il futuro contro il 31% degli uomini, ma non solo. La paura corre anche tra chi possiede un titolo di studio medio-basso. Ecco il primo risultato dello studio dell'Osservatorio 'Mutamenti sociali in atto-Covid19' (Msa-Covid19), un progetto dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps), in collaborazione con l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e la Fondazione Movimento Bambino onlus. Mediante un sondaggio diffuso su scala nazionale, esplora e analizza gli effetti psico-sociali della contrazione dell'interazione, della prolungata convivenza e del distanziamento sociale dovuti all'emergenza Covid-19.
I disagi sono principalmente connessi all'assenza dell'interazione sociale, all'aumento di stati depressivi, a disturbi di tipo alimentare e legati all'abuso del digitale e dell'alcool. Sui minori di 12 anni, il distanziamento sta producendo un disagio dovuto al distacco da amici e nonni (rispettivamente 64,5% e 47,5%) e un rilevante abuso di internet a scopo di gioco e comunicazione (rispettivamente 33,5% e 19,2%).
Il 73% dei rispondenti ha in questo momento un partner, con cui convive per il 56,7%, a fronte del 13% di persone che abitano sole. Circa la meta' degli intervistati vive con almeno 2 o 3 persone. Il 49,3% e' impiegato a tempo pieno e per il 24,9% dei soggetti l'attivita' lavorativa e' sospesa. Tra i rimanenti lavoratori, il 23,4% opera in smart working e il 10,8% si reca sul posto di lavoro. Circa 4 persone su 10 prevedono di andare incontro a gravi perdite economiche, piu' di una su 10 di perdere il lavoro o la propria attivita', e due su 10 di andare in cassa integrazione.
Il titolo di studio risulta un importante salvagente della tenuta lavorativa. Il rischio di non riuscire a far fronte anche alle esigenze alimentari nei prossimi giorni e' concreto per circa 3 persone su 10, soprattutto nel centro e sud Italia.
Una nuova routine, tra cultura e attivita' stereotipate per genere. "Il distanziamento sociale sta producendo una parziale rimodulazione dell'uso del tempo libero.
Tra le principali attivita' svolte in questi giorni spicca la lettura di libri. Le scelte appaiono pero' spesso prodotte dai condizionamenti sociali e da una visione stereotipata dei ruoli. Suddette persone- prosegue lo studio- ritengono che in questo periodo sia giusto offrire agli uomini maggiori valvole di sfogo, ad esempio permettendo loro di uscire per la spesa o altre esigenze, ma soprattutto che questo momento offra alla donna la possibilita' di 'riacquistare il suo ruolo naturale di madre e moglie' (sono d'accordo il 27% delle donne e il 37% degli uomini). La presenza di stereotipi, che coinvolge il 16,1% degli intervistati, e' maggiore tra gli uomini (circa il 20% vs il 10% delle donne), i non laureati, i credenti, nel Mezzogiorno, tra chi ha un orientamento politico di centro-destra e cresce con l'eta'".
Il web tra virtuosi e complottisti. "Gli atteggiamenti e i comportamenti sul web possono definirsi virtuosi. Moltissimi prestano attenzione a cio' che leggono (80%), alle conseguenze di cio' che scrivono (94%) e controllano immagini e testi prima di condividerli (88%). Pochissimi si dichiarano favorevoli ad azioni di odio sul web (3%), ma per il 30% e' piu' facile esprimere sincerita' in rete che dal vivo. La 'teoria del complotto'- continua il Cner- fa pero' da contraltare. Circa 4 soggetti su 10 ritengono che il web offra cio' che i notiziari nascondono deliberatamente, lo pensano prevalentemente i maschi (45% contro il 37% delle donne) e le persone con titolo di studio medio-basso (42% contro 32%)".
Iperconnessione: dal reale nel virtuale.
"Rispetto all'uso dei social media si assistendo per almeno 4 soggetti su 10 a un raddoppio del tempo di utilizzo (fino a 60 minuti, 21,5%; da 1 a 3 ore, 42,1%; oltre 3 ore, 33,7%). Tutti, indipendentemente dall'eta', trascorrono in questo momento piu' tempo sui social: leggermente di piu' le donne, chi vive nel Mezzogiorno e chi non ha figli. A tale aumento di tempo- spiega lo studio congiunto- si evidenzia un incremento di emozioni e stati negativi quali rabbia, disgusto, paura, ansia e tristezza. Parallelamente, si evidenzia una diminuzione di felicita' e rilassamento. L'immersione di massa nel digitale, l'implicita legittimazione della trasposizione del reale sul virtuale, soprattutto in ambito didattico e ludico per i piu' giovani, sta generando un'iperconnessione che potra' divenire un fattore patologico (e' stato rilevato tra i minori di 12 anni un abuso di internet per gioco e comunicazione, pari al 33,5% e al 19,2%).
Circa la meta' delle persone, il 44,5%, ritiene che la comunicazione virtuale (social, chat ecc.) possa sostituire quella personale (faccia a faccia)". Violenza domestica e assistita. "Il 57% dei soggetti convive in questo periodo con un partner o ex partner: il 15% dichiara che e' possibile che si verifichi un atto di violenza psicologica commessa dagli uomini sulle donne e il 9% delle donne sugli uomini. Il rischio di violenza fisica degli uomini sulle donne e' percepito dal 13% e quella delle donne sugli uomini dal 3%. Il 5% di chi vive in coppia dichiara che il clima e' poco collaborativo, pacifico e affettuoso- sottolinea l'Osservatorio- un dato in linea con le tendenze rilevate dall'Istat. I genitori dichiarano inoltre che i ragazzi assistono alle loro liti nel 5% circa dei casi. Infine, il 6% di chi vive con un partner dichiara una seria preoccupazione per la stabilita' di coppia a causa della convivenza forzata".
Fiducia sistemica. "La fiducia espressa verso sue componenti sociali, istituzionali e collettive indica che raccolgono il piu' elevato consenso gli scienziati, la protezione civile, le forze dell'ordine e la sanita'. I piu' bassi livelli vengono invece attribuiti a politici, banche, informazioni diffuse sui social e Unione Europea (l'unica ad aver registrato un calo). Discorso a parte- aggiunge la ricerca sui Mutamenti sociali in atto-Covid19- per le singole figure istituzionali: il presidente della Repubblica, del Consiglio e il Papa, godono di un'elevata quota di fiducia".
La resilienza. "Rispetto alla resilienza, la capacita' di fronteggiare, resistere e reagire positivamente a un evento stressante o traumatico (misurata su due indicatori: 'orientato al problema' e 'focalizzato su emozioni positive') i dati evidenziano una capacita' maggiormente focalizzata sulle emozioni positive (piu' gli uomini) e un po' meno orientata al compito (piu' le donne). La resilienza cresce con il livello di istruzione e l'eta'- sottolinea l'indagine del Cnr- la fascia 50-69enne e' la piu' orientata al problema. Rispetto all'indicatore emozioni positive, il Nord ottiene il punteggio piu' alto e il Mezzogiorno il piu' basso".
Le emozioni primarie. "Tra le emozioni primarie, le maggiormente percepite in conseguenza del distanziamento sociale sono tristezza, paura, ansia e rabbia. La felicita' ottiene il punteggio piu' basso. Le donne provano le stesse emozioni degli uomini, ma con maggiore intensita'. Le emozioni mostrano un andamento inversamente proporzionale all'eta': gli over 70 hanno un'intensita' emotiva piu' bassa rispetto ai giovani fino a 29 anni. La fascia 30-49 anni prova paura con maggiore intensita'. Emozioni piu' accentuate risultano nel Mezzogiorno, dato apparentemente in contrasto con la minore diffusione del contagio, e potrebbe avere origine nei tratti culturali dell'interazione sociale che a Sud si esprime di piu' nel senso della comunita' e nelle reti di vicinato interrotte dal distanziamento sociale. In merito a tristezza, paura e rabbia, i valori maggiori si riscontrano in Calabria, Basilicata, Campania, Molise, Puglia e Sicilia".
(Red/ Dire)