10% separazioni altamente conflittuali, giornata studio nella Capitale
Roma, 17 set. - "Negli ultimi due anni lo Spazio famiglie e minori del Tribunale ordinario di Roma ha trasmesso 1.400 richieste di aiuto dei giudici ai servizi sociali, in riferimento a figli esposti a separazioni e divorzi altamente conflittuali". Lo fa sapere alla Dire Silvia Mazzoni, professoressa associata di Psicologia dinamica dell'Universita' Sapienza, che ha preso parte alla Giornata studio per magistrati e professionisti competenti nel diritto di Famiglia nella Sala Europa della Corte d'Appello di Roma.
"La prima sezione civile del Tribunale ordinario di Roma e la sezione per la persona e la famiglia della Corte d'Appello di Roma hanno promosso spazi e interventi per la prevenzione del disagio minorile dei figli esposti a separazioni e divorzi conflittuali. In Italia- aggiunge Mazzoni- circa il 10% di tutte le separazioni sono altamente conflittuali. Si pensi che sempre negli ultimi due anni (2017-2019) abbiamo affiancato allo Spazio famiglie e minori i giudici in piu' di 180 ascolti di adolescenti. È elevato il numero dei ragazzi che rifiutano di vedere un genitore- fa sapere la docente universitaria- perdendo cosi' l'opportunita' di una bigenitorialita'". In tal senso si sta muovendo molto la prima sezione civile. "Questa mattina il giudice Monica Velletti e la psicoterapeuta Anna Lubrano Lavadera-spiega Mazzoni- hanno esposto un progetto sperimentale della prima sezione civile per affrontare le situazioni di rifiuto alla relazione da parte dei figli". Questi minori, secondo alcune ricerche, possono manifestare "difficolta' scolastiche, depressione o aggressivita', tendenze al suicidio e altri importanti disturbi di salute mentale nell'infanzia e nell'adolescenza".
Il Tribunale ordinario di Roma ha stretto degli accordi di collaborazione sia con il dipartimento di Psicologia dinamica e clinica della Sapienza, insieme alla Regione Lazio, che con Roma capitale proprio per aprire al suo interno spazi dedicati alle famiglie e ai figli durante i procedimenti giudiziali, affinche' possano riflettere sulla necessita' di esercitare la responsabilita' genitoriale anche quando il conflitto spinge alla delega al terzo (il giudice).
Da qui la necessita' di aprire uno spazio di riflessione tra giudici, avvocati, psicologi e assistenti sociali sugli interventi di prevenzione primaria (come lo Spazio famiglia e minori) e sul nuovo intervento di 'coordinazione genitoriale', che potrebbe essere utilizzato quando nessuna forma di prevenzione abbia funzionato e quando la mediazione familiare e' impossibile. La pratica della coordinazione genitoriale e', in sostanza, un processo di risoluzione delle dispute focalizzato sui figli e richiesto dal tribunale - nel corso o alla fine di un procedimento giudiziale - per assistere le parti ad attivare i loro diritti e le loro responsabilita' genitoriali usando la valutazione, l'educazione, il case management e le tecniche per favorire il processo decisionale. La coordinazione genitoriale non e' la mediazione familiare e mira a rendere efficaci le decisioni dei giudici per favorire la condivisione delle responsabilita' da parte di genitori altamente conflittuali.
In Italia questo strumento e' stato sperimentato in modo pionieristico da alcuni gruppi interdisciplinari, che hanno iniziato ad adottare il modello statunitense o canadese al contesto normativo del nostro paese e ad osservare i risultati in una casistica limitata. Alla Giornata studio ha preso parte una delle massime esperte nel campo della coordinazione genitoriale, Debra Cartel, per esporre le linee guida internazionali ed aiutare l'Italia a capire come poter introdurre questo nuovo modello. L'evento e' stato organizzato dal presidente del Tribunale ordinario di Roma, Francesco Monastero, dalla presidente della sezione della persona e della famiglia della Corte d'Appello di Roma, Franca Mangano, con la consulenza scientifica di Silvia Mazzoni.
(Wel/ Dire)