Lo dimostra uno studio italiano condotto su oltre 600 persone
Roma, 1 ott. - Quando il colesterolo e' in eccesso, aumenta il rischio di infarti e ictus. Ma se e' basso, e' associato a un incremento della probabilita' di tentare il suicidio, poiche' puo' far 'saltare' un freno all'aggressivita' e all'impulsivita' a livello cerebrale. Lo dimostra uno studio italiano presentato al convegno internazionale di Suicidologia e Salute Pubblica, organizzato dal Servizio per la Prevenzione del Suicidio dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant'Andrea, Sapienza Universita' di Roma e con il supporto incondizionato della Fondazione Internazionale Menarini.
I risultati, recentemente pubblicati su Frontiers in Psychiatry, rivelano che avere livelli di colesterolo sotto il valore soglia di normalita' di 200 mg/dl, si associa a una maggiore probabilita' di sviluppare comportamenti suicidari in soggetti a rischio, in particolare se tutto il quadro lipidico di colesterolo e trigliceridi e' sbilanciato verso valori bassi.
Cio' e' dovuto, in primo luogo, ad alterazioni del metabolismo di alcuni neurotrasmettitori cerebrali indotte dai bassi livelli del quadro lipidico: correggerli, quindi, puo' contribuire a ridurre il pericolo di un gesto estremo.
Il nuovo studio e' stato condotto su 632 persone, fra cui 432 che avevano tentato il suicidio, arrivate al Pronto Soccorso dell'IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova nell'arco di cinque anni, dal 2013 al 2018. "A tutti sono stati misurati diversi parametri clinici, fra cui i livelli di colesterolo, trigliceridi e proteina C reattiva plasmatica, indicativa di infiammazione", racconta Mario Amore, coordinatore dell'indagine e ordinario di Psichiatria presso l'Universita' di Genova Policlinico San Martino. "Abbiamo cosi' verificato- prosegue- che c'e' una correlazione significativa fra bassi livelli di colesterolo totale e probabilita' di tentare il suicidio, in particolare attraverso tentativi ad alto grado di letalita' e che quindi comportano un intervento medico piu' intensivo al fine di salvare la vita della vittima. Gli altri parametri risultati connessi a questi gesti estremi sono una diagnosi di disturbo bipolare e la presenza di livelli piu' alti di proteina C reattiva nel sangue".
Secondo i dati raccolti dalla metanalisi, inoltre, i tentativi di suicidio si associano anche a valori inferiori di colesterolo LDL, HDL e di trigliceridi totali: un profilo quindi in cui c'e' uno squilibrio verso il basso di tutte le componenti lipidiche.
"Il colesterolo e' una molecola essenziale per il nostro organismo, serve infatti alla sintesi delle membrane cellulari e di molti ormoni. Diventa dannoso e aumenta il rischio cardiovascolare quando e' in eccesso", precisa il presidente del convegno Maurizio Pompili, ordinario di Psichiatria alla Sapienza e responsabile del Servizio per la Prevenzione del Suicidio del Sant'Andrea di Roma. "E' noto- aggiunge- che bassi livelli di colesterolo possono aumentare l'infiammazione a livello del sistema nervoso centrale e soprattutto alterare il sistema di trasmissione della serotonina, un neurotrasmettitore fondamentale per il controllo dell'aggressivita' e dell'impulsivita': il colesterolo e' infatti cruciale per la stabilita' delle membrane cellulari e se non e' presente in quantita' sufficienti la superficie delle cellule cerebrali risulta alterata nella sua micro-viscosita'. Questo modifica di conseguenza anche la capacita' di rispondere alla serotonina, riducendone gli effetti e portando cosi' a una minore soppressione di istinti impulsivi e violenti come i tentativi di suicidio". L'ipotesi e' confermata peraltro dalla scoperta, nel nuovo studio italiano, che i livelli bassi di colesterolo sono associati soprattutto a gesti estremi particolarmente letali, come un avvelenamento con dosi molto elevate di farmaci, indicativi proprio di un consistente 'deragliamento' del controllo dell'aggressivita'. "Questi dati aiutano a capire meglio la neurobiologia che sottintende ai tentativi di suicidio e potrebbero essere utili per la prevenzione. Il colesterolo basso, in soggetti ad alto rischio di suicidio perche' per esempio affetti da un disturbo bipolare, potrebbe diventare un elemento da 'correggere' per ridurre il pericolo di un gesto estremo", conclude Pompili.
(Wel/ Dire)