Roma, 28 mag. - "Il presidente della Repubblica allo IEO di Milano ha opportunamente ribadito la necessita' che al centro del sistema di cura ci sia la persona. È una indicazione che dobbiamo raccogliere non solo per motivi etici ma per la forza delle evidenze, che in questo campo devono costituire un faro per le scelte e le strategie da adottare". Lo scrive in una lettera aperta su Quotidiano Sanita' David Lazzari, esponente dell'Esecutivo del Consiglio nazionale dell'ordine degli Psicologi (Cnop) e past president della Societa' Italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia.
"Puo' sembrare paradossale che in tutti i campi della vita umana la persona viene vista come l'unita' di misura delle scelte, il livello che spiega decisioni e comportamenti, il focus delle analisi e degli interventi. La principale eccezione a questa realta' e' il campo della cura, che continua ad usare quasi esclusivamente le lenti della biologia per capire la salute, la malattia e gestire la cura. Ma le scienze biologiche - con tutto il rispetto che dobbiamo avere per un campo che ci ha consentito tanti progressi - non conoscono la categoria 'persona', solo quella di 'organismo'.
È la psicologia che conosce e studia questa categoria, in relazione soprattutto ai temi del comportamento, delle relazioni, del benessere, della salute e della malattia. E la Psicologia non lo fa solo in chiave speculativa- spiega il professore universitario- perche' da anni ha adottato il metodo delle scienze, dei trial clinici, degli studi sperimentali, delle indagini epidemiologiche per capire, valutare e misurare sia i propri aspetti di indagine che l'efficacia e l'efficienza dei propri interventi".
I dati prodotti dalle scienze psicologiche "non solo trovano sempre piu' rispondenza con quelli delle discipline biomediche, ma spesso sono indispensabili per comprendere i nessi ed avere una visione integrata dell'essere umano. Sono le scienze ad essere separate non la realta'! L'epigenetica- aggiunge Lazzari- che ci ha mostrato come il contesto, filtrato dai nostri vissuti soggettivi, modula l'attivita' genica e la fisiologia, abbiamo i dati sul ruolo della dimensione psichica come mediatrice tra ambiente e organismo e cosi' via. Nella malattia fisica conosciamo il peso dei vissuti soggettivi nella relazione di cura, nella partecipazione alle cure, nella gestione della malattia, nel decorso e nelle complicanze, nei costi sanitari e sociali. Allora 'mettere al centro la persona' vuol dire utilizzare nel XXI secolo la Psicologia e gli Psicologi in modo nuovo e diverso nei contesti di cura, come parte dei team interdisciplinari che - insieme - possono assicurare uno sguardo ed un intervento davvero 'integrato' alla persona. Questo vuol dire anche concretizzare cio' che la legge 3/18 ha sancito- conclude- ovvero il pieno riconoscimento dello Psicologo come professionista nel campo della Salute".
(Wel/ Dire)