Servono servizi competenti e interventi immediati per non cronicizzare
Roma, 11 giu. - "Affiancare un minore che ha subito maltrattamenti o violenze e accompagnarlo nella ricostruzione della sua vita e' un percorso lungo e complesso che richiede interventi precoci e servizi competenti". A parlare e' Gloria Soavi, presidente del Coordinamento italiani dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia (Cismai), che aggiunge: "Gli abusi sessuali sono traumi gravissimi per i minori perche' vanno a colpire la loro integrita' corporea e psicologica. La loro elaborazione e' necessaria, altrimenti le vittime rischiano di portarseli dietro per tutta la vita, anche con conseguenze tragiche". In questi giorni la stampa ha riportato il caso di Noa Pothoven, la 17enne olandese che, a causa delle sofferenze psicologiche conseguenti a uno stupro subito all'eta' di 11 anni, ha scelto di lasciarsi morire. In un primo momento si era parlato di "eutanasia": in realta' la sua richiesta di accedere all'eutanasia (legale in Olanda) era stata respinta a causa della giovane eta' e delle sue condizioni psicologiche: la giovane e' comunque morta in casa, assistita dai familiari e da una e'quipe medica. Pare trattarsi dunque di un caso di suicidio assistito, o di accompagnamento alla morte con sedazione profonda.
"Anche se i contorni della vicenda non sono molto chiari, devo dire che il caso di questa ragazza mi ha colpito molto e credo che ci si dovrebbe interrogare sul perche' non siano riusciti ad aiutarla prima - dice Soavi - La violenza sessuale su un minore e' ancora piu' grave perche' va a colpire una personalita' in formazione, destrutturandola con conseguenze gravi e sintomi che includono l'anoressia e difficolta' emotive e relazionali. Se non affrontato subito, il trauma rischia di diventare cronico".
Interventi precoci e competenti. I correttivi per affrontare situazioni cosi' complesse secondo Soavi ci sono ma e' fondamentale saperle riconoscere subito. Cosa non sempre facile, anche perche' rispetto agli abusi sessuali c'e' un problema di negazione molto forte. "Per prima cosa e' necessario sapere come trattare i traumi da violenza - spiega Soavi - e poi vanno individuati precocemente. Se non si interviene in tempi rapidi, le conseguenze si incistano e i sintomi possono portare a depressione grave o a comportamenti suicidari". Secondo la rilevazione del 2015 sui maltrattamenti all'infanzia i casi di violenza sessuale seguiti in Italia sono poco piu' del 4%, laddove nel resto d'Europa si arriva a percentuali tra il 7 e il 10%. "Non e' certo perche' l'Italia e' un'isola felice ma perche', purtroppo, c'e' un'enorme difficolta' di rilevazione di certe situazioni. E il rischio e' quello di arrivare tardi".
Ricostruire la fiducia in se stessi e negli altri. "I minori che si trovano ad affrontare un trauma grave in conseguenza di un abuso sessuale vanno aiutati a riscrivere la propria vita - dice Soavi - Purtroppo, sappiamo che in molti casi gli autori delle violenze sono interne alla famiglia, amici o conoscenti e che gli abusi non sono fatti singoli ma spesso sono ripetuti all'interno di relazioni. Nel caso di abusi in famiglia, le conseguenze sono devastanti perche' in relazioni che dovrebbero veicolare affetto, amore, protezione, cura, si insinuano contenuti sessuali". Il lavoro da fare riguarda non solo la vittima ma anche il contesto esterno, "nel caso l'abuso si sia verificato all'interno della famiglia, la persona va protetta. Cosa che purtroppo non va data per scontata. Se le condizioni esterne non sono protettive, il rischio e' quello di riattualizzare il trauma".
Qual e' la situazione in Italia? "Nel nostro Paese i servizi in grado di affrontare queste situazioni ci sono, anche se dovrebbero essere piu' capillari - risponde Soavi - ma servirebbe una formazione maggiore perche' si tratta di tematiche molto complesse".
(Wel/ Dire)