Al Tribunale il primo bilancio dopo l'apertura dello sportello
Roma, 29 gen. - Sei mesi di sperimentazione per 24 giornate di apertura ai cittadini milanesi. Tredici diversi operatori professionali che si sono alternati gratuitamente allo sportello. Per un totale di 200 persone che hanno deciso di rivolgersi al loro servizio.
Nell'aula magna del Tribunale di Milano e' tempo del primo bilancio per lo sportello informativo dedicato alla mediazione famigliare: uno strumento volto alla riorganizzazione delle relazioni in famiglia in vista, o in seguito, a separazioni, divorzi, rotture delle coppie per i piu' svariati motivi. Dal 18 aprile 2018 e grazie alla collaborazione fra Ordine degli avvocati, magistratura, Comune di Milano e Coordinamento milanese dei centri di mediazione famigliare, esiste anche al Palazzo di Giustizia di Milano una stanza dove sviluppare un'alternativa alle liti giudiziarie delle coppie, soprattutto quelle con figli. Aperta tutti i martedi' dalla 10 alle 14, si trova nell'Aula 1 della nona sezione civile del tribunale meneghino e si tratta di un luogo che puo' aiutare a non "andare in giudizio per le microconflittualita'", spiega il presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, Remo Danovi, in apertura di un convegno a cui hanno presenziato anche il presidente del tribunale, Roberto Bichi, e l'assessore alla Politiche sociali del Comune, Pierfrancesco Majorino. "Noi come categoria - aggiunge Danovi - abbiamo il dovere di comprendere quali sono i conflitti reali in un momento di crisi per la coppia". Ma anche di promuovere "la mediazione famigliare come istituto giuridico, al posto dei ricorsi in tribunale". Per evitare che tempi e costi dei procedimenti si gonfino a dismisura ma sopratutto perche' "quando ci sono due coniugi con figli minorenni, gli avvocati rappresentano indirettamente anche i ragazzi".
Per la giudice Anna Cattaneo, presidente della sezione Famiglia, "gli avvocati non devono ragionare in termini di vittoria o sconfitta". Anzi per lei i diversi attori coinvolti devono "mettere a conoscenza i genitori che entrano tutti i giorni nelle aule di tribunale e spiegare loro la natura e le finalita' della mediazione. Bisogna dare la possibilita' a coppie in crisi di avere uno strumento di superamento del conflitto". Perche' "la stragrande maggioranza delle coppie coniugate o meno nemmeno conoscono lo strumento - aggiunge Cattaneo - e spesso lo confondono con un percorso di terapia di coppia". Secondo il magistrato la normativa odierna non aiuta "perche' l'avvocato ha l'obbligo, per legge e deontologico, di dare informazioni sulla negoziazione assistita ai propri clienti quando si tratta di civile -commerciale, ma nulla e' previsto dalla legge per la mediazione famigliare, se non l'articolo 28 del codice deontologico".
Per questo il giudizio di Anna Cattaneo sul disegno di legge Pillon che "vuole regolamentare la professione dei mediatori con l'istituzione albo e costruire la mediazione sul modello di quella civile-commerciale", pur avendo subito "critiche autorevoli e motivate", ha un pregio. Quello di "rendere obbligatorio un primo incontro di mediazione famigliare, con l'obiettivo di indurre nella collettivita' una cultura, quella della mediazione, oggi poco diffusa".
Come ha funzionato lo sportello nei primi sei mesi? "Lavoriamo su un paradosso - spiega Riccardo Pardini, mediatore famigliare del centro Ge.A ("Genitori Ancora") del Comune di Milano e uno dei 13 volontari che si sono alternati in questi mesi -: Dobbiamo tenere insieme la genitorialita' da una parte e allo stesso tempo a volte dobbiamo aiutare, quasi facilitare, la separazione e l'allontanamento della coppia".
Da aprile a oggi sono state raccolte 200 schede anonime compilate da chi si e' rivolto allo sportello per cercare di capire quale target di utenza era interessato a rivolgersi a questo strumento: "Sono entrati un 50 per cento di avvocati - e' il primo dato illustrato da Paola Farinacci, mediatrice famigliare di professione e coordinatrice dello spazio informativo - tante coppie non coniugate, ma anche un dieci per cento fra coppie senza figli, nonni o figli maggiorenni". Quasi il 70 per cento degli accessi sono fatti da persone a cui e' appena iniziato o e' in corso di giudizio un contenzioso. Ma anche casi in cui i legali stessi accompagnano il loro assistito prima di andare davanti al giudice. Il canale di conoscenza principale e' stato il sito internet del tribunale, a seguire gli articoli di giornale e il passaparola. Ogni martedi' pomeriggio e' stato stilato un "diario di bordo - lo definisce Farinacci - nel quale vengono descritte le situazioni che si presentano, per creare una memoria storica del gruppo di lavoro e vedere quanti dei contenziosi riescono a trasformarsi in risoluzioni consensuali". Infine si e' trattato di mappare i centri di mediazione sulla citta' di Milano per conoscere i servizi territoriali, pubblici e privati convenzionati, nei quali inviare le coppie e gli altri utenti dopo i primi colloqui informativo. E la prospettiva dei prossimi mesi, visto che la sperimentazione e' stata prolungata, "e' quella di avere un feedback in futuro proprio dai servizi territoriali, sull'efficacia e sulla riduzione del contenzioso" chiude la mediatrice.
(Wel/ Dire)