Roma, 10 dic. - "Stiamo perdendo l'infanzia. I bambini sono troppo adultizzati con continue richieste prestazionali precoci e si trascura la dimensione del gioco e della creativita'. Si parla solo di disturbi per additare il problema al bambino, parliamo invece di disagio per addossare su tutti noi la responsabilita' di quanto accade". Una proposta 'fuori dal coro' quella lanciata da Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), al seminario 'Il bambino in eta' prescolare, un approccio evolutivo'. L'incontro si e' svolto nell'Istituto comprensivo Pirandello S.G. Bosco, polo formativo dell'ambito 28 di Trapani (conta 38 scuole e circa 3.000 insegnanti), in collaborazione con l'Universita' degli studi di Palermo (Unipa), l'IdO, l'azienda sanitaria provinciale (Asp) 9 di Trapani e l'Ufficio scolastico regionale della Sicilia.
Questa tendenza e' confermata anche da Paolo Pace, dirigente dell'Unita' operativa di neuropsichiatria infantile della Asp 9 di Trapani Distretto di Castelvetrano, che parla appunto di iper diagnosi dei disturbi del neurosviluppo: "Sono figlie di un approccio deterministico, lineare, sovrastrutturante e un po' retro'. La stessa cosa e' accaduta nel mondo della fisica, dove quella meccanicistica ha ceduto il passo alla quantica. Cosi' nell'ambito dei disturbi del neurosviluppo l'approccio deterministico sta cedendo il passo a quello evolutivo, che risulta piu' in sintonia con i bisogni del bambino. Non esiste la linearita' nell'evoluzione di un minore".
È molto frequente, secondo il medico, "la tendenza ad etichettare e a fare diagnosi precocizzate e non precoci quando si riscontrano atipie relazionali, finendo con il colludere e amplificare le paure dei genitori. Se si riscontrano atipie non e' detto che queste sfocino sempre in un disturbo conclamato. La disregolazione sensoriale e' oggi un campo di ricerca fervido- evidenzia Pace- e l'IdO e' all'avanguardia nello studio dei profili sensoriali".
Cio' che preoccupa Paola Binetti, senatrice e neuropsichiatra infantile, e' invece la famiglia sempre piu' in crisi. "Cosa definisce oggi una famiglia? Come ricostruire quella capacita' di sentirsi responsabili gli uni degli altri?- domanda la neuropsichiatra infantile- Occorre ripartire dall'educazione, insegnando ai piu' piccoli come prendersi cura del proprio amico. Solo restituendo a questa coesione sociale la sua forza, noi potremmo superare la crisi della famiglia". Ecco che al centro di tutto c'e' la scuola, e ne sa qualcosa Giulia Flavio, dirigente scolastica dell'Ic Pirandello S.G. Bosco. "La tematica trattata durante il seminario e' afferente al sistema integrato 0- 6 anni. Il piano di formazione realizzato dalla nostra scuola polo- fa sapere la preside- in collaborazione con l'Unipa, conferma infatti la visione strategica della formazione in servizio come elemento di sviluppo dell'intero sistema educativo". Insomma, la parola d'ordine e' 'formazione' ed Elena Mignosi, professoressa del dipartimento di Scienze psicologiche, pedagogiche, dell'Esercizio fisico e della Formazione dell'Unipa, la declina attraverso i linguaggi artistico-espressivi.
Di cosa hanno bisogno i bambini? "Di essere visti, riconosciuti e accettati, ascoltati in senso profondo. Non si tratta solo di una questione socio-relazionale e psico-emotiva. Per i bambini e' necessario avvertire la percezione che gli altri hanno di loro come persone per potervi rispondere- continua Mignosi- piu' sperimentano vissuti emotivi di attenzione e di ascolto, piu' possono aprirsi al coinvolgimento interpersonale.
Tale apertura, a sua volta, aumenta la loro partecipazione attiva nella relazione (con gli altri e col contesto in cui si trovano)".
L'apprendimento si basa sulla capacita' di ascolto e sull'esserci dell'adulto. "Si tratta di una percezione che passa soprattutto attraverso il corpo e i canali sensoriali- sottolinea la specialista-ed e' legata alla capacita' degli insegnanti di essere presenti nella relazione per potere restituire valore e fiducia ai bambini, ma anche per potere promuovere l'esplorazione, il gioco e la creativita'. Vi e' dunque la necessita' per chi interagisce con i bambini non solo di sviluppare la propria capacita' di ascolto profondo, ma anche la capacita' di giocare e di mettersi in gioco. Sono capacita' creative e immaginative".
Mignosi allora consiglia di "ripensare la formazione iniziale degli insegnanti per fondarla sull'apprendimento dall'esperienza (da soli e in gruppo), sulla circolarita' teoria-prassi". In questo percorso "i linguaggi artistico-espressivi permettono di accrescere la propria consapevolezza, riconoscere e sviluppare le proprie capacita' creative, accrescere la fiducia in se stessi e, parallelamente, la capacita' di sostare nell'incertezza, risvegliare l'immaginazione, esplorare e sperimentare in sicurezza- afferma- all'interno di un piano simbolico e narrativo dove si incontra se stessi e gli altri".
Piccoli si nasce, grandi si diventa. "Tra questi piccoli e grandi passa tutto un processo di maturazione e un susseguirsi di stadi che oggi definiamo finestre evolutive. Se durante questo tragitto c'e' un nutrimento consono, allora avremo un adulto sereno e capace di riprendersi la propria adultita'.
Per questo motivo- prosegue Vincenza Bello, psicoterapeuta dell'associazione L'Oasi di Torretta Onlus e moderatrice dell'incontro- quando guardiamo un bambino dobbiamo sintonizzarci con il suo mondo interno e non con la sua prestazione. Dobbiamo cercare di privilegiare il corpo come sede dell'elaborazione degli affetti e degli scambi cognitivi. Deve guidarci l'idea di una unita' psicocorporea che da' importanza alle emozioni e agli affetti nell'apprendimento e nello sviluppo infantile. La professoressa Daniela Lucangeli ci ricorda che abbracciarsi per almeno 30 secondi- sottolinea Bello- costringe l'amigdala a produrre dei neurotrasmettitori responsabili del nostro sentirci meglio. Ogni volta che incontriamo una difficolta' dovremmo ricordarci com'eravamo a 5 anni e quali erano le nostre paure.
Probabilmente il nostro bimbo interno- conclude la psicoterapeuta- ci aiutera' a trovare le risposte. Non dobbiamo essere adulti migliori, ma sintoni".
(Wel/ Dire)