Carosella: Indurirsi impedisce dipanare matassa condizione sociale ruoli
Roma, 10 dic. - Le donne, al livello mondiale, "hanno il 23% in meno del salario". Gli studi condotti dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) evidenziano come "ogni anno ci sono 9 miliardi di Pil in meno a causa delle posizioni lavorative, per le donne, meno qualificanti rispetto alle loro capacita', e alla loro preparazione". A dichiararlo alla Dire e' Antonia Carosella, docente di Tecniche di meditazione e Filosofia orientale ai Master post-laurea dell'Universita' dell'Aquila e di Torino, da vent'anni insegnante del Pneimed (metodo di meditazione a indirizzo Pnei, ndr) e da oltre cinquant'anni militante femminista.
A questo ritmo, infatti, spiega l'esperta, "ci vorranno 271 anni per rimettere alla pari le condizioni uomo-donna". E tutti questi dati, chiaramente, hanno dei risvolti sulla vita quotidiana. "Aumentano le diseguaglianze, si diffonde la disumanizzazione, non si fanno piu' figli. Ormai gli uteri sono chiusi, ci si rivolge alla maternita' sempre piu' tardi- aggiunge- perche' non si e' in condizioni di poterlo fare prima. Le donne non vogliono piu' caricarsi, e non sono disposte a subire cio' che hanno subi'to le loro madri".
Tutti questi elementi compongono un quadro "avvilente". È una "situazione dequalificante", motivo per cui quando si dice che le donne bevono e fumano di piu', questo e' un chiaro segnale "di mal interpretazione dell'emancipazione- continua Carosella- e accade perche' non c'e' piu' il supporto psicologico del femminismo, che aiutava le donne a riflettere su se stesse". Il mutuo aiuto "dei gruppi di autocoscienza, un tempo, cercava di risolvere i conflitti interiori, di aiutare, di fornire supporto", spiega.
Adesso l'universo femminile si ritrova "solo, in preda ad una grande fase di cambiamento e, in piu', in una condizione di rapporto con il proprio corpo, mediato dal porno". Tutti questi elementi portano grande stress e sofferenza. "Bisogna sempre guardare al dolore, va accettato e riconosciuto. Bisogna sapere che non e' per sempre, che cessa. È il suo impatto, dunque, che perpetua, ingigantisce, e crea quelle condizioni di stress o addirittura di disperazione che un tempo chiamavamo melanconia. E ora chiamiamo depressione".
Non e' un caso, infatti, che lo stress sia tra i piu' importanti fattori di rischio per l'universo femminile in tema di salute. E la meditazione e' una delle pratiche che possono ridurlo e che, al contempo, portano al confronto diretto con il dolore. Le pratiche meditative, infatti, "aiutano ad osservare la propria mente, ad osservare il mondo. A vederne i guasti, a capire quanto questi siano stati assorbiti da noi", continua Carosella. Se unite alla pratica femminista, poi, "queste possono creare una condizione particolare di gestione del dolore".
Nella sua esperienza, racconta l'esperta, questi due veicoli l'hanno spinta "a tenere empaticamente il dolore dentro e fuori di se', in maniera creativa e avvolgente. Questo- continua la docente militante- mi ha permesso di insegnare che ce la si puo' cavare nel mondo. Anche esistendo come donne, in un universo a noi ostile". Carosella e' riuscita a veicolare nelle sue studentesse e negli studenti il messaggio "di non diventare dure dentro. Di osservare come l'indurirsi non aiuta. Non ci permette- conclude- di dipanare la matassa della condizione sociale dei ruoli. Che non e' solo una condizione emotiva. I ruoli maschili e femminili, infatti, sono strettamente legati all'economia".
(Wel/ Dire)