Marmorale: Con Masarat si contrasta doppia emarginazione
Napoli, 9 apr. - "L'integrazione delle donne immigrate sta un passo indietro rispetto a quella delle donne italiane e, inoltre, si inscrivono perfettamente nella scia fatta 'di un passo indietro' per quanto riguarda le donne in termini salariali, in termini di contratti, in termini anche di capacita' e possibilita' occupazionali". Cosi' Laura Marmorale, assessora ai Diritti di cittadinanza e alla Coesione sociale del Comune di Napoli, a margine della presentazione di Masarat, centro di etnopsicologia rivolto alla cura e all'inclusione sociale di donne straniere in difficolta', vittime di soprusi, violenze, discriminazioni e sfruttamento.
La realizzazione del progetto - patrocinato dal Comune di Napoli - e' stata affidata a Dedalus cooperativa sociale e all'associazione torinese Frantz Fanon dal dipartimento Pari opportunita' della presidenza del Consiglio dei ministri. Alla conferenza stampa in sala Giunta di palazzo San Giacomo sono intervenuti Simona Marino, delegata alle Pari opportunita' del Comune di Napoli; Roberto Beneduce, antropologo associazione Frantz Fanon; Tina Castellaccio, responsabile dell'area accoglienza donne della cooperativa Dedalus.
"Per le donne migranti - prosegue Marmorale - lo sfruttamento vive anche della loro condizione, di essere soggette a percorsi difficilissimi di regolarizzazione e riuscire sempre piu' difficilmente a svincolarsi dal lavoro di cura cui sembrano essere unicamente destinate invece di accedere alla vasta gamma delle professioni offerte dal mercato".
Quello che offre Masarat, aperto il venerdi' dalle 9 alle 16 e ospitato all'interno del palazzetto Urban in via Concezione a Montecalvario, e' "un sostegno psicologico - rimarca l'assessora comunale - per le donne che si trovano in una situazione di doppia emarginazione, in quanto migranti e in quanto donne che spesso vivono completamente ai margini. Le donne che migrano come gli uomini, che affrontano viaggi difficili come gli uomini, si trovano a vivere una condizione di sfruttamento del corpo e della psiche che, a volte, non e' prevista per i loro compagni di viaggio uomini". Per queste ragioni, conclude Marmorale, "e' necessario un approccio dedicato e una presa in carico mirata".
Le attivita' hanno preso inizio il primo marzo, ad oggi sono gia' 9 le donne che si sono rivolte al centro che, grazie al supporto di Fanon, sara' in grado di superare barriere linguistiche e culturali per offrire assistenza alle donne straniere. L'associazione torinese ha sviluppato negli anni "un progetto fondato - spiega Beneduce - sui presupposti di etnopsicologia ed etnopsichiatria" che consistono nel prestare attenzione "alle molteplici appartenenze culturali e religiose dei pazienti, un adattamento degli strumenti terapeutici classici, senza mai dimenticare i contesti della violenza e come le vicende storiche fanno a pezzi corpi e menti".
(Wel/ Dire)