Colombi (Univ. Michigan) punta su molteplicita' interventi. 6 aprile il punto
Roma, 2 apr.
-L'autismo riguarda tutti. Dati alla mano, in Italia la sindrome tocca un bambino su 100. È in forte crescita anche negli Stati Uniti: e' autistico un bambino su 59, con numeri fino a 1 su 37 nei maschi, per i quali lo spettro risulta essere piu' frequente.
"La differenza tra Italia e Stati Uniti e' dovuta piu' a fattori diagnostici che a differenze epidemiologiche effettive. Negli Usa e' migliorata la diagnosi perche' la sindrome e' sotto la lente di ingrandimento da piu' tempo", spiega all'agenzia Dire, Costanza Colombi, psicologa clinica e dello sviluppo, ricercatrice dell'Universita' del Michigan e allieva della professoressa Sally Rogers, fondatrice dell'Early Start Denver Model (Esdm).
In materia di Denver Model, Colombi collabora in Italia con diversi istituti, universita' e ospedali. In particolare lavora con il professor Filippo Muratori e con il neuropsichiatra Enrico Nonnis, con i quali "stiamo svolgendo un grosso progetto in Friuli, che ha applicato l'Esdm su tutta la Regione. L'impegno punta sia sull'insegnamento del modello, che sulla ricerca per la valutazione degli outcomes", racconta la studiosa.
La psicologa si occupa di intervento precoce, ciclo della vita e inclusione genitoriale nel lavoro svolto con i piu' piccoli e spera, nel futuro prossimo, di occuparsi "anche dei piccolissimi. I bambini affetti da autismo nei primi sei mesi di vita".
Colombi e' membro del comitato scientifico della giornata di studi del 6 aprile, 'Plasmare la complessita', autismo tra mente e corpo', organizzata dall'Universita' la Sapienza di Roma, l'Istituto di Ortofonologia (IdO) e l'Osservatorio italiano studio e monitoraggio autismo (Oisma).
"In primis va affrontata la plasmabilita' dei bambini autistici sempre nel rispetto della loro neurodiversita'. Va favorito quindi un adattamento all'ambiente- precisa la studiosa- tenendo pero' presente il pericolo di accanimento terapeutico". Importante anche riflettere sul ciclo della vita: "Una modalita' fuorviante di definire l'autismo e' infatti quella 'dell'autismo infantile'. Come se poi andasse via, sparisse, ma questo non accade. Succede, invece, che i soggetti autistici crescono, diventano adulti e le necessita' si diversificano. Bisognera' quindi dare risposte anche in questo senso", riflette Colombi. Da analizzare percio' la complessita' dello spettro autistico, perche' "c'e' una diversita' evolutiva anche al livello di gravita' di sintomi, punti di forza e di debolezza. Nell'autismo andiamo da difficolta' cognitive molto marcate a persone che hanno un quoziente intellettivo superiore alla media e comunque faticano a mantenere un lavoro o a funzionare autonomamente. Una persona con disturbo dello spettro autistico, con un QI superiore alla media, ha comunque una disabilita'", spiega Colombi.
In ultima istanza la psicologa pone l'accento sulla molteplicita' degli interventi, in modo da alimentare la discussione e far crescere l'elasticita'. "Come clinici dobbiamo avere la flessibilita' di adattarci a cio' che e' piu' utile a un determinato bambino o a un determinato adulto". Ognuno potrebbe avere bisogno di interventi diversi, ma "bisogna ricordare che i trattamenti che vengono consigliati alle famiglie devono essere basati sempre sulle evidenze sperimentali- conclude Colombi- devono essere testati con dati di outcome pubblicati, di cui conosciamo l'efficacia sia sperimentale (cioe' il produrre un miglioramento all'interno di una sperimentazione), che clinica (cioe' che ci siano riscontri in termini di miglioramento, anche a livello territoriale)".
L'appuntamento a Roma per celebrare la Giornata mondiale di consapevolezza dell'autismo e' il 6 aprile, dalle 8.30 alle 16.30, nell'Aula Gerin de La Sapienza in viale Regina Elena 336.
(Red/ Dire)