Ancona (Presidente Ordine): La vittima interrompa subito contatti
Roma, 27 nov.- L'aggressivita' e la violenza nella nostra societa' si possono presentare in varie forme, alcune piu' evidenti, altre piu' nascoste. "Molte di queste nascono dall'incapacita' della persona di accettare il rifiuto e distaccarsi da una vita affettiva spesso immaginata perfetta. Uno dei fenomeni patologici piu' diffusi, in queste situazioni, e' quello dello stalking. Tra i reati commessi contro le donne in Emilia-Romagna, infatti, le denunce di stalking sono il 23% del totale". A parlarne e' l'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna che in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, analizza il fenomeno evidenziandone alcuni aspetti ricorrenti e fornendo indicazioni su come comportarsi per minimizzare i rischi legati al crescendo di violenza che e' spesso correlato allo stalking.
"Lo stalking e' una forma di aggressione psicologica e fisica finalizzata ad annientare la volonta' della vittima, esaurendo la sua capacita' di resistenza attraverso uno stillicidio incessante, in un crescendo persecutorio. Vi sono in particolare due ragioni che possono indurre ad atti di stalking: da una parte la volonta' di creare una relazione con un'altra persona o di ristabilire un rapporto precedente, dall'altra quella di vendicarsi per un vissuto di ingiustizia subita. Il persecutore puo' manifestare un'evidente problematica nell'area affettivo-relazionale e comunicativa- affermano gli psicologi dell'Emilia Romagna- che pero' non sempre corrisponde a un preciso quadro psicopatologico, puo' vivere un disturbo psichico di cui spesso non e' consapevole e che non sa gestire".
Dal punto di vista psicologico, lo stalker attua dei comportamenti "molto simili a quelli messi in atto da chi manifesta una significativa dipendenza affettiva. Puo' mostrarsi intrusivo, insistente, incapace di sopportare la distanza fisica e il rifiuto, puo' negare la realta' perche' per lui troppo dolorosa e rifiutarsi di riconoscere la mancanza d'amore dell'altro. Desidera a ogni costo avere un contatto con la persona che ritiene oggetto d'amore, la sua vittima, che puo' essere una persona con la quale ha intrattenuto una relazione sentimentale, anche breve e spesso gia' finita, oppure non corrisposta. Solitamente - ma non necessariamente - la vittima e' una donna protagonista della vita affettiva anche illusoria dello stalker- ricordano gli psicologi- che e' stata oggetto d'amore sia ricambiato che presunto, senza mai davvero sfociare in una relazione. Oppure la futura vittima puo' aver manifestato il desiderio di interrompere la relazione o ha posto fine al rapporto, ritenendolo terminato o nocivo. Lo stalker e' il soggetto che con maggiore frequenza trova correlazione con l'autore del femminicidio. Le sue minacce sono spesso la premessa a violenze piu' gravi che non devono essere sottovalutate".
Anna Ancona, presidente dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia-Romagna, aggiunge: "Bisogna sempre resistere alla tentazione di convincere il proprio persecutore a fermarsi.
Soprattutto se si tratta di una persona che ha bisogno di cure, le risposte possono essere interpretate come un preciso interesse e rinforzare il suo agire: divengono segnali di attenzione. Anche la restituzione di un regalo, una risposta negativa a una telefonata o a una lettera vanno evitati. I contatti dovrebbero essere interrotti immediatamente dalla vittima, perche' altrimenti potrebbero alimentare il comportamento persecutorio, favorendone un crescendo devastante." La vittima viene violata nella sua dimensione privata, la paura per quello che sta accadendo favorisce l'isolamento e, di conseguenza, per lei puo' essere piu' difficile chiedere aiuto. Puo' manifestare forti emozioni che da un iniziale stato di stress psicologico possono evolvere in una intensa sintomatologia psicopatologica. In seguito, la vittima puo' essere portata a evitare qualunque situazione che possa ricordare il trauma e a rifuggire ogni attivita' sociale: il rischio in questi casi e' l'insorgenza di un distacco emotivo dall'ambiente, una affettivita' ridotta e una visione negativa del futuro. Questa sintomatologia puo' essere transitoria e in ogni caso dipende dalla resilienza della persona.
La presidente Anna Ancona sottolinea come sia "indispensabile che l'azione terapeutica avvenga parallelamente alla messa in atto di strategie pratiche anti-molestie e associata a operazioni utili a mantenere o ristabilire la vita sociale. Talvolta, per riuscire a chiedere l'intervento e la tutela da parte delle forze dell'ordine puo' essere necessario il sostegno psicologico- conclude- che renda la vittima piu' forte e capace di chiedere aiuto".
(Wel/ Dire)