Il 70% delle donne che chiedono aiuto e' di nazionalita' italiana
Roma, 27 nov.- Il 70% delle donne che si reca nei centri antiviolenza e' di nazionalita' italiana. E' questo il dato principale che emerge dalla rilevazione sui dati dei centri antiviolenza della rete D.i.Re, presentata a Roma in una conferenza nella sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama.
In Italia le associazioni nate per contrastare la violenza sono 80, e si occupano di gestire 85 centri, di cui 55 sono dotati di una struttura di ospitalita'. Sono state 20.137 le donne accolte nel 2017, tra quelle che avevano gia' contattato il centro e quelle che lo hanno contattato per la prima volta.
Secondo quanto possiamo leggere dai dati Toscana Lombardia ed Emilia Romagna sono le regioni con la densita' piu' alta dei centri anti violenza, mentre Basilicata e Marche sono nel fanalino di coda con un solo centro. Preoccupanti anche i numeri sulle strutture di ospitalita': tutti i centri dell'Emilia Romagna sono dotati di una struttura di ospitalita', 10 su 12 dei centri in Toscana ne sono dotati, cosi' come 4 su 11 in Lombardia, numeri che diminuiscono in tutte le altre regioni, con picchi negativi nelle Marche e in Calabria, dove non esiste nemmeno una casa rifugio per le donne.
"Il centro antiviolenza e' il posto giusto al momento giusto- spiega Lella Palladino, presidente di D.i.Re, Donne in rete contro la violenza- giusto nel senso che e' scelto dalla donna e rispetta i suoi tempi. Quando una donna si rivolge a noi, noi contestualizziamo immediatamente la violenza maschile: le ripetiamo che non e' lei la responsabile di quanto le accade, che la violenza e' un problema sociale e non individuale. Restituiamo la responsabilita' della violenza all'autore della stessa, accogliamo la donna con empatia, con un approccio non giudicante, e con solidarieta'".
Sono infatti tantissimi i servizi di assistenza offerti alle donne nei centri, tra cui la consulenza psicologica, legale e i percorsi di orientamento al lavoro. Fondamentale inoltre l'apporto dei volontari: ben il 50% di questi puo' contare su un numero di attiviste che va da 3 a 20. Nonostante il duro lavoro dei volontari, esiste pero' una problematica relativa ai finanziamenti, che ostacola i lavori dei centri: la maggior parte dei fondi pubblici arriva dai comuni (25%) e dalle regioni (27,28%) il dipartimento per le pari opportunita', secondo i dati, contribuisce con solo il 13%. Il dato piu' allarmante e' pero' quello relativo ai finanziamenti dell'Unione Europea, che da diversi anni si attesta sempre intorno allo 0%.
Ma chi sono le donne che si recano nei centri? Secondo i dati sono per il 68% sono italiane, e solo per il 26% straniere. Piu' del 50% delle donne accolte si collocano tra un eta' che va dai 30 e i 49 anni.
Lampante il dato su chi commette violenza: il 56,1%, dei maltrattanti sono partner, il 19,6% ex partner, e solo l'1,8% estranei. E' possibile delineare il ritratto tipo di un uomo maltrattante? Secondo i dati il 65% e' di origine italiana, contro solo il 23% di origine straniera. L'eta' del maltrattante e' compresa in buona parte (18,1% dei casi) nella fascia compresa tra i 40 e i 49 anni. Il dato non rilevato in merito al maltrattante e' pero' elevato, raggiungendo la soglia del 41,2%, cifra che spiega che questi numeri vanno interpretati piu' come una tendenza che come un numero esatto. Anche riguardo alle condizioni psicologiche del maltrattante c'e' un gran numero di dati non rilevati, quello che emerge pero' e' che il 16,1% dipende da sostanze, il 4,9% ha un disagio psichiatrico, e il 24,6% non ha nessuna di queste problematiche.
Presente anche la ex presidente della Camera Laura Boldrini, che ha manifestato la sua preoccupazione in merito ai dati raccolti: "I numeri ci dicono che nel nostro paese non va affatto bene, il 70% delle donne sono nostre connazionali. C'e' ancora chi si permette di dire che il femminicidio non esiste: nelle radio e nelle televisioni l'ho sentito dire piu' volte. Molti dicono che anche gli uomini vengono uccisi. Si perde consapevolezza che la donna spesso viene uccisa dall'uomo proprio in quanto donna. Uccise dagli stessi uomini che ci dicono che i ruoli e le funzioni sono neutri. Non si puo' dire ingegnera, o avvocata, nonostante la Crusca ci dica di farlo, ma contadina si, operaia si'. Come mai? Quando la scala sociale sale viene utilizzato il neutro. Sentire utilizzare 'la ministra' e' praticamente impossibile".
"Lo scorso anno le donne che hanno perso la vita erano 93- aggiunge Boldrini- quest'anno sono 70. Molte violenze non vengono denunciate, molte donne hanno timore di non essere credute. La nostra parola vale meno di quella del molestatore, dello stupratore, quello che anche nell'autobus allunga la mano, o del collega molesto che fa battute volgari e ti mette in imbarazzo. E quando lo fai notare ti viene risposto 'Ma fatti una risata'. Per non parlare delle donne che subiscono ricatto sessuale e molestie nei luoghi di lavoro. L'Istat in questo ci da' dei numeri spaventosi: solo lo 0,7% denuncia, perche' il timore della donna di non essere creduta e' troppo forte".
Boldrini ha inoltre ribadito la sua presa di distanza dal ddl Pillon, spiegando che: "Gli scorsi governi hanno investito molte risorse e molta attenzione. Oggi riguardo agli stanziamenti sono molto preoccupata. Su tutto quello che abbiamo fatto in passato e' sceso il sipario. Ci sono dei tagli nella legge di bilancio: tagli al fondo delle politiche per i diritti e le pari opportunita', taglio al piano nazionale antitratta, un taglio per le vittime dei reati violenti. Questi sono tagli sulla pelle delle donne. Per non parlare del dll Pillon. Ho detto al governo 'fermatevi', ma non perche' sono io a chiederlo, ma perche' migliaia di donne e di uomini consapevoli si sono opposti scendendo in piazza. I bambini non sono pacchi postali, quando c'e' violenza non puo' esserci mediazione, lo dice la convenzione di Istambul. L'alienazione parentale non ha nessun fondamento scientifico, ed e' un'idea che va solo contro le donne. Dobbiamo unire le forze e superare i distinguo, perche' l'obiettivo da raggiungere e' troppo importante. Non e' mai accaduto dal 1946 a oggi un attacco cosi' brutale ai diritti civili e ai diritti le donne. E' tempo di una mobilitazione generale e di una nuova rivoluzione femminista".
(Wel/ Dire)