Test su 32 persone, ateneo di bologna guida studio internazionale
Roma, 27 mar. - Per ricordarsi le cose non serve far correre il cervello, perche' la buona memoria viaggia tra i quattro e i sette hertz. Merito della (bassa) velocita' delle onde theta, ovvero le onde celebrali alla base dei meccanismi nervosi della memoria. È il risultato a cui e' giunto un gruppo di ricerca internazionale guidato da Vincenzo Romei, docente al dipartimento di Psicologia dell'Alma Mater di Bologna, il cui studio e' stato appena pubblicato su 'PLOS Biology'. In sostanza, i ricercatori hanno confermato sul campo la teoria secondo cui la capacita' di mantenere in memoria informazioni di uso quotidiano dipenderebbe dalla velocita' di alcune particolari onde cerebrali, le onde theta appunto.
Il nostro sistema nervoso produce senza sosta impulsi elettrici, in maniera ritmica e ripetitiva, generati dal lavoro dei neuroni. Si tratta appunto delle onde cerebrali, che si muovono con un moto oscillatorio. Ne esistono di diversi tipi, a seconda della frequenza, misurata in hertz come per le onde radio o di luce. Ci sono le onde delta, quelle piu' lente, tipiche degli stadi del sonno. E ci sono le onde beta, quelle piu' veloci, caratteristiche dei periodi di veglia e di intensa attivita'. Gli impulsi generati dai neuroni nella codifica delle informazioni da memorizzare, invece, oscillano a una frequenza tra i quattro e i sette hertz, ovvero quella tipica delle onde theta: piu' lentamente viaggiano, maggiore e' il numero di informazioni che possono essere immagazzinate e mantenute nella cosiddetta memoria di lavoro, quella ad esempio che ci serve per ricordare una password, un pin, un indirizzo o un nuovo numero di telefono. Questa ipotesi, suggerita da tempo da psicologi e neuroscienziati, era supportata solo da osservazioni indirette. Fino ad oggi.
Per testare questa teoria, il team di ricercatori guidati dall'Alma Mater ha mimato, attraverso una serie di stimolazioni elettriche, l'attivita' ritmica dei neuroni che si genera quando si memorizza un'informazione, per verificare "direttamente la relazione causale tra la velocita' di queste onde e la capacita' di memorizzare informazioni in modo efficace", spiega Romei. Lo studio ha coinvolto 32 persone, sottoposte a una stimolazione concentrata in particolare sull'area parietale destra del cervello. Ai partecipanti e' stato chiesto di guardare su uno schermo un insieme di quadratini colorati e di dire se si trattava dello stesso disegno visto velocemente poco prima.
L'esercizio di memoria e' stato ripetuto tre volte, ma ogni volta i partecipanti sono stati sottoposti a una tipologia di stimolazione diversa: con onde theta lente, con onde theta veloci o con una stimolazione solo simulata.
Si e' osservato cosi' che "la stimolazione con onde theta lente ha migliorato la capacita' di memorizzazione, mentre la stimolazione con theta veloce l'ha peggiorata- riferisce Romei- e' come se avessimo modificato le dimensioni del foglio su cui normalmente annotiamo la nostra lista della spesa, aumentando o riducendo il numero massimo di prodotti che possiamo elencare". Questa modifica nelle capacita' di memorizzare le informazioni e' solo temporanea, ma i risultati della ricerca possono aiutare sia ad approfondire il funzionamento delle funzioni cerebrali sia migliorare il trattamento dei problemi di memoria tipici dell'eta' avanzata. E a proposito di cervelli, lo stesso Romei che ha guidato lo studio e' un neuroscienziato da poco rientrato in Italia, al centro studi dell'Alma Mater di Bologna (Campus di Cesena), dopo 15 anni tra Stati Uniti, Svizzera e Inghilterra.
(Wel/ Dire)