Di che profilo sei? Costruttivo, opportunista o intraprendente
Per 'Teen's Voice' 94% nel primo, 2,4% nel secondo, 62% nel terzo
Roma, 20 mar. - In quale profilo i giovani di oggi si riconoscono: Il costruttivo, l'opportunista o l'intraprendente? "Il 94% dei giovani si riconosce nel profilo del costruttivo, solo il 2,4% si rivede in quello dell'opportunista, mentre il 62% aderisce al modello dell'intraprendente". Lo fa sapere Emiliane Rubat Du Merac, ricercatrice del dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione dell'Universita' degli studi di Roma La Sapienza, commentando la ricerca 'Teen's Voice: valori, contesti e lavoro', realizzata in collaborazione con il Campus Orienta-Il Salone dello Studente.
"Il costruttivo vuole accrescere le sue competenze e conoscenze, crede nel diritto allo studio, nella dignita' delle cure mediche di buona qualita', ed e' attento all'ambiente e ad una vita equilibrata che lasci spazio e tempo per la famiglia e gli amici. L'opportunista vuole, invece, fare carriera e segue gli obiettivi della ricchezza e della visibilita'. Cerca di piacere ai suoi superiori ed e' furbo- sottolinea la studiosa- conformista, tende a discriminare il diverso. L'intraprendente, infine, puo' essere sia costruttivo che opportunista. È il modello portato avanti da Steve Jobs, ha ottenuto successo nella vita grazie alla sua determinazione, spirito di iniziativa e creativita'".
Quest'anno sono emerse due differenze rispetto alle ricerche delle due edizioni passate: "Aumenta l'importanza data ai valori della correttezza, onesta e coerenza della persona. Il 96% dei giovani intervistati ritiene che la correttezza sia indispensabile nelle persone, tanto che i partiti politici di maggiore successo hanno parlato tanto di legalita' e correttezza. Un numero maggiore di studenti crede che per aver successo conti la fortuna (il 52%), ma ha ancora importanza la furberia, l'aspetto fisico (15%) e le raccomandazioni (17%)".
LE DIFFERENZE DI GENERE. "I maschi hanno un punteggio leggermente piu alto sulle scelte valoriali meno positive (come la furberia e il dominio). Credono, piu' delle donne, nello spirito d'impresa, nel merito ed hanno piu fiducia negli amici, negli scienziati e in se stessi. Le femmine- aggiunge Emiliane Rubat Du Merac- hanno meno fiducia in loro stesse, credono nelle competenze, nelle conoscenze e nell'equita' sociale. Hanno fiducia nei genitori, in Dio, nella Chiesa e nei Media. Si specializzano di piu' anche nell'uso dei social e delle chat, ma adoperano la rete per i compiti e l'apprendimento delle lingue straniere. I maschi, al contrario, usano la rete soprattutto per informarsi sullo sport e per giocare".
Queste caratteristiche fanno capire che "le femmine hanno un'aderenza al profilo dell'intraprendente piu' debole, precludendosi dei percorsi lavorativi. Non danno valore alla ricchezza, al pensiero altrui, all'aspetto fisico e al ruolo del potere".
DIFFERENZE GEOGRAFICHE NELLA GERARCHIA DEI VALORI. "Al Sud gli studenti danno piu valore all'aspetto culturale della persona e ai titoli di studio. Al Centro conta meno il potere, la ricchezza e l'aspetto fisico, di piu' l'onesta".
DI CHI SI FIDANO? "Il 93% dei giovani intervistati si fida dei genitori, poi degli scienziati, di loro stessi e degli amici.
Quasi assente la fiducia nel governo (solo il 6%) e nei partiti politici (il 9%). Il 63% ha fiducia nei militari, ma meno nelle Forze dell'Ordine, infine il 57% si fida degli insegnanti e il 37% di Dio. Al Sud si crede di piu' in Dio e nella Cchiesa, meno nella politica europea e negli insegnanti. Al Nord c'e' meno fiducia in Dio e nella Chiesa, ma piu' nella politica europea, negli esperti, nell'economia, in cio' che trasmette la Tv e il governo. Il Centro e' un mix".
COSA SI ASPETTANO I GIOVANI ALL'UNIVERSITÀ. Secondo lo studio sulla Teen's Voice' "i giovani vogliono migliorare le loro competenze e avere una professionalita'. Vogliono crescere come persone e arricchire la propria visione della realta'. Interessa meno la competizione (solo al 32% degli intervistati). Il 91% vorrebbe una stabilita' prima di tutto, non e' importante far carriera, ma il 72% dei giovani vuole guadagnare bene per poter fare altre attivita' accanto al lavoro", aggiunge Emiliane Rubat du Merac.
"Spicca quindi che il lavoro non sia tanto importante quanto l'avere una vita di qualita' che dia spazio agli affetti, agli amici, alla famiglia e allo sport. Il successo si puo' raggiungere si si ha una capacita' di adattamento- continua la ricercatrice- i giovani non lottano contro il sistema ma devo aver la motivazione necessaria per diventare competenti".
DIFFERENZE DI GENERE SU COSA PORTI AL SUCCESSO. "I maschi danno al successo maggiore importanza rispetto alle femmine.
Conta per loro la posizione sociale dei genitori e l'aspetto fisico, ammettono il ricorso alle raccomandazioni e all'uso della furbizia. La furbizia al Nord e' riconosciuta come utile- sottolinea il professor Pietro Lucisano, presidente del Corso di laurea in Scienze della formazione primaria de 'La Sapienza' e coautore della ricerca-. La disponibilita' a ricorrere al modello opportunista e' piu' forte al Nord che al Sud. C'e' una tendenza a dire che al Sud c'e' corruzione e non al Nord- commenta Lucisano-invece noi troviamo questa tendenza piu' nei ragazzi del Nord".
CHI SCEGLIE DI PROSEGUIRE NEGLI STUDI. "Il 78% dei ragazzi che hanno partecipato alla ricerca 'Teen's Voice' prosegue negli studi e ha maggiore fiducia nelle istituzioni e negli altri. Chi non vuole continuare e', in genere, una persona che ha difficolta' a scuola, a volte e' stato bocciato e corrisponde purtroppo- sottolinea Rubat Du Merac- ad una estrazione sociale piu' bassa".
I rinunciatari "sono portatori di valori negativi e corrispondono di piu' al profilo dell'opportunista. Devono imparare a cavarsela da soli e sono piu' sfiduciati". Tutte le esperienze "di insuccesso portano all'abbassamento dei valori. Abbiamo una perdita del 30% dei giovani iscritti alle scuole superiori secondarie che non arrivano all'ultimo anno. Quelli che la scuola tiene con se' riescono ad arrivare fino alla fine con un discreto livello di valori- conclude Lucisano- quelli che la scuola perde ricevono un doppio danno: cognitivo e di cittadinanza".
(Wel/ Dire)
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