A Bologna focus conseguenze per caregivers che rinunciano a tutto
Roma, 5 giu. - Rinuncia al lavoro o riduzione delle ore lavorative con conseguenze sull'autonomia finanziaria e ripercussioni sulla salute, in particolare quella mentale. È cio' a cui possono andare incontro le persone che, abitualmente, assistono un familiare (spesso un genitore anziano) non autosufficiente. E nella maggior parte dei casi si tratta di donne, in primis le figlie femmine. "La domanda e': la scelta di diventare caregiver e' volontaria oppure obbligata?", si chiede Elenka Brenna, docente di Economia della salute dell'Universita' Cattolica di Milano, nel suo intervento in occasione di "Prendersi cura: insieme", il convegno conclusivo del Caregiver Day 2018 che si e' tenuto a Bologna, nella sede della Regione Emilia-Romagna.
"Nel caso in cui non si tratti di una scelta ma sia un percorso obbligato, le donne sono costrette a rinunciare alla propria occupazione e affrontano problemi di salute- continua Brenna- La probabilita' di diventare caregiver e' piu' alta tra le donne che hanno un numero piu' alto di figli ma diminuisce in caso di istruzione piu' elevata: queste donne hanno una maggiore propensione a rimanere al lavoro". Esistono pero' notevoli differenze tra il Nord e il Sud Europa: "I Paesi mediterranei hanno sistemi piu' family centred, mentre quelli del Nord Europa hanno un welfare piu' sviluppato- spiega la docente- Pertanto, al Sud le donne hanno probabilita' piu' accentuate di assistere i genitori tutti i giorni, peggiorando il loro stato di salute, mentre questo dato non e' significativo per i Paesi del Nord".
I dati lo confermano: nel Nord Europa l'80% degli over 80 riceve cure formali, percentuale che scende al 28% al Sud dove invece prevalgono le cure informali, come quelle dei familiari. "Il problema e' piu' rilevante per le donne tra i 50 e i 65 anni perche' la scelta di assistere un anziano ha come conseguenza scarse probabilita' di ritornare alle condizioni di lavoro precedenti. Si tratta di una scelta irreversibile, con un impatto ovviamente sull'autonomia finanziaria".
Le differenze esistono anche sul fronte della salute. "Nei Paesi del Sud Europa la spesa per le cure di lungo periodo (long term care) sono piu' limitate e i sistemi di welfare piu' scarsi- afferma Brenna- con la conseguenza che il ruolo delle donne che assistono e' piu' gravoso e aumenta il rischio di isolamento e burnout: piu' del 10% soffrono di depressione, percentuale che sale al 13% se le ore di assistenza sono piu' di 20 alla settimana".
Gli strumenti adottati nei Paesi europei. "Non c'e' stata una risposta omogenea e le politiche attivate hanno rispecchiato la conformazione della societa'", dice Brenna. I paesi del Nord, in particolare, hanno adottato riforme per tutelare gli anziani e sostenere i caregiver, mentre nei Paesi del Sud sono mancati interventi di questo tipo. Tra gli esempi riportati da Brenna: il Social service act adottato dalla Svezia nel 1980, "con cui i e' deciso che l'assistenza degli anziani e' di competenza dello Stato", le assicurazioni sociali istituite dalla Germania nel 1995, la "respite care" in Austria e Germania ovvero i periodi di sollievo, le vacanze per i caregiver abituali che, per un periodo non superiore a quattro settimane all'anno, vengono sostituiti da personale professionale, la figura del coordinatore dell'assistenza istituita in Belgio nel 2002. Nei Paesi del Sud Europa invece "mancano strumenti di riforma e di sostegno dei caregiver. E in Italia? "Spesso a mancare non sono i servizi ma le informazioni sui servizi esistenti, una proposta potrebbe essere quella di aprire sportelli informativi sul territorio sulla long term care", dice Brenna.
Focus sull'Italia. "Il nostro Paese e' primo in Ue per percentuale di over65, 22 su 100 contro la media europea di 19,2%, ha il 77% degli anziani non autosufficienti non coperti da alcun tipo di cura formale e 7 milioni di caregiver familiari- spiega Brenna- Le politiche sono insufficienti a causa di una deresponsabilizzazione a livello locale e c'e' un uso spropositato di cash benefit: la meta' della risorse pubbliche per gli anziani va negli assegni di accompagnamento che non vengono erogati in base al reddito e non sono vincolati alla destinazione. Questa situazione ha portato alla creazione di un mercato parallelo dell'assistenza, non qualificata e a basso costo, spesso in nero". Come intervenire? Secondo Brenna, "servono adeguamenti finanziari e concertare misure a livello nazionale, a fronte di un sistema di long term care frammentato".
(Wel/ Dire)