Roma, 13 feb. - "La rabbia e' la matrice di tante forme di psicopatologia in adolescenza. Un modo classico con cui la rabbia viene gestita e' con il gaming compulsivo, fatto di giochi sparatutto. I nostri pazienti, oltre ad abbandonare la scuola, trascorrono 18-20 ore e piu' al gioco sparatutto. Il gioco non e' la causa, ma l'elemento fondamentale per detonare la rabbia". Lo dice Federico Tonioni, dirigente medico Uoc Psichiatria del Policlinico Gemelli di Roma e responsabile dell'ambulatorio Dipendenze da internet nel medesimo ospedale.
"I nostri pazienti mi dicono 'Dottore oggi ho ucciso 2.000 persone'- continua Tonioni- questi giochi sono un qualcosa che non aiuta i ragazzi a perdere l'equilibrio, ma a mantenere l'unico equilibrio possibile. Gli adolescenti ritirati non hanno profili sui social e non si espongono nemmeno sul digitale. Non si presentano, ne' rappresentano. Ogni screen digitale e' una barriera alle emozioni, che non diventano comunicazione con l'altro. L'emotivita' nell'era digitale e' rappresentata con le emoticon".
In altre situazioni la rabbia viene invece proiettata all'esterno. "Abbiamo ragazzini che riescono ad uscire di casa ma con l'aspettativa di incontrare un persecutore- spiega lo psichiatra- e allora abbiamo tutti quegli episodi di vittime di cyberbullismo. Una vittima e' tale ancor prima di incontrare un bullo. In questa aspettativa inconscia di incontrarlo c'e' esattamente il meccanismo di proiezione della rabbia rivolta all'esterno".
Qui e' possibile guardare la videointervista della Dire.
(Wel/ Dire)