Autismo, lo storico: Modo riduttivo di rappresentare il passato
Coffin (Universita' Parigi VIII): Siamo tornati a verita' biologica, facciamo attenzione
Roma, 11 dic. - "Come storico sono sorpreso dal fatto che si tenta di dimenticare le esperienze sull'autismo portate avanti negli anni '60 e '70 da equipe multidisciplinari (con psichiatri e psicologi) che sono fuori dal quadro nel quale vogliamo far assolutamente rientrare la storia dell'autismo. Non intervengo sugli approcci, ma come studioso questo modo di rappresentare il passato mi sembra molto riduttivo rispetto alla realta' storica". Lo dice Jean Christophe Coffin, professore di Storia della Psichiatria e Psicologia infantile ed educazione speciale della Universita' Parigi VIII, che risale agli anni '30 per parlare di autismo.
"Nel maggio 1937 Parigi ospita una nuova esposizione internazionale con piu' di 200 eventi scientifici e artistici.
L'atmosfera e' marcata da competizioni tra nazioni, ma i promotori vogliono organizzare un momento di incontro tra paesi", ricorda Coffin in apertura del suo intervento.
L'evento francese fu dedicato alla Psichiatria infantile, con un'attenzione forte sull'igiene mentale e la protezione dell'infanzia. Le relazioni spaziavano dai riflessi condizionati ai metodi educativi per bambini con disturbi intellettivi o comportamentali, al rapporto tra ritardo mentale e crimini minorili. "Nel 1937 la Psichiatria infantile si organizza a livello istituzionale in diversi paesi (Italia, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania). È una psichiatria infantile che non usa la parola autismo- ricorda il docente universitario- ma sviluppa un trattamento e uno sguardo clinico sull'autismo. Voglio mostrare agli psicologi infantili e ai neuropsichiatri di oggi, in un momento storico cui domina la parola autismo- afferma Coffin- che si poteva essere professionisti seri anche in un'altra epoca, quando non si utilizzava il termine autismo. Sicuramente certi casi clinici attuali sono molto simili a quelli del passato, ma e' una similitudine pericolosa da ripercorrere da un punto di vista metodologico, poiche' c'e' il rischio di voler vedere quello che si vuole trovare".
Il trattamento dei disturbi autistici "nel tempo e' cambiato- rimarca lo storico- cosi come la sua interpretazione. Resto tuttavia sorpreso dal fatto che l'autismo sia rappresentato come una sindrome complicatissima, con una eziologia di cui non si conoscono precisamente le risposte. Allo stesso tempo, nonostante questi aspetti siano veri, abbiamo avuto sempre degli effetti di verita' - come direbbe Foucault - un discorso di verita' che e' cambiato nel tempo. Da storico trovo interessante studiare gli effetti di verita' che, analizzati consecutivamente, risultano abbastanza contraddittori". Negli anni '60 e '70 l'eziologia era legata "all'atmosfera della famiglia, ma alcuni studiosi gia' all'epoca invitavano alla prudenza, che poco a poco e' andata dimenticata. Oggi questa ipotesi e' stata completamente marginalizzata, vietata. Siamo ritornati ad una verita' biologica- fa notare lo studioso- su cui credo dovremmo fare un po' di attenzione, perche' anche se abbiamo osservato dei progressi (in particolare sull'educabilita' del bambino autistico) ci sono tante cose che non sappiamo ancora. Lavorare con l'autismo vuol dire lavorare con la complessita'".
In Francia, come nel resto del mondo, si osserva "una crescita dei disturbi dello spettro autistico che nessuno sa spiegare, e' un unicum nella storia. A causa di un aumento esponenziale dei casi, la presa in carico dei soggetti con autismo e' insufficiente- conclude Coffin- e questo dato rappresenta una delle grandi sfide dei governi ed un obiettivo delle associazioni di genitori".
(Wel/ Dire)
|