Psicologo giuridico: Causa non e' scuola o famiglia, rinforzare servizi sociali
Roma, 17 apr. - "Un'attenta analisi antropologica e statistica sulle condizioni economiche suggerirebbe che la delinquenza minorile di citta' non nasca dalla poverta' o dall'ignoranza, ma derivi piuttosto dallo spreco, dal vizio, dalle risorse a portata di mano, dai beni lasciati incustoditi, dalla densita' della popolazione. Pertanto la devianza trova terreno favorevole nelle grandi citta', piu' belle, piu' affollate, piu' ricche di ritrovi, ove facilmente ci si confonde nel pubblico. Si puo' passare inosservati e si possono occultare oggetti vietati e atti ad offendere". Ad approfondire il tema e' lo psicologo giuridico Gennaro Iasevoli.
I ragazzi e le ragazze hanno "sperimentato la furbizia e capito che le ore passate per la strada non sono sottoposte alle regole della famiglia e della scuola. Principalmente nelle strade affollate delle grandi citta' e meglio ancora di notte, i ragazzi hanno la percezione di essere lontani da quella pressione educativa scolastica e familiare. Quindi godono appieno di una liberta' smodata che porta a confondere il vero con il fantastico, il lecito con l'illecito, il personale col collettivo, il bene pubblico con i beni privati e persino le ragioni della vita con la fine dell'esistenza. Stare nella strada senza regole- spiega lo psicologo- porta i ragazzi a vivere nella nebbia esistenziale e, quindi, la ricerca del piacere assume dei contorni parossistici per evidenziarne gli effetti fino allo sballo e fino alle 'partenze senza ritorno'. Naturalmente i minori sono ben consapevoli che ogni intemperanza, compresi i crimini commessi per strada, 'lontano dagli occhi scolastici o familiari', sono difficili da annotare, riconoscere, provare e condannare, perche' c'e' sempre la salvifica connivenza degli amici. E poi, quello che piu' conta, e' che vige l'impunibilita' dovuta alla minore eta'".
Non bisogna sorprendersi, prosegue Iasevoli, "se oggi paradossalmente si scopre che non sono gli adulti corrotti a spingere i ragazzi a delinquere, ma sono i minori stessi a voler sperimentare la delinquenza per poter entrare nel mondo malavitoso, secondo copioni immaginari ispirati ai loro quotidiani approcci web piu' devastanti. E' inutile, in questo contesto civile e comportamentale di massa, continuare a discutere sull'operato della scuola o della famiglia- ricorda lo psicologo giuridico- che solo Dio sa quanto lavorano per fa far crescere questi figli".
La risposta a tanta "preoccupazione che viene dalla civilta' del nostro tempo puo' essere data dagli studiosi dello sviluppo e piu' ancora dalla psicologia giuridica: i diritti dei minori vanno tutelati prioritariamente dalla famiglia, dalla scuola ed anche dai servizi sociali (quindi dallo Stato). Si puo', almeno in teoria, stare tranquilli avendo una triade di soggetti rappresentati in carne e ossa da genitori, docenti ed assistenti sociali. Ed ecco anche la controrisposta: i ragazzi delinquenti frequentano poco e male la scuola, passano poche ore con i genitori e spesso non sanno proprio dell'esistenza degli assistenti sociali. Quindi mi chiederete da dove si comincia? Questa e' la domanda giusta che bisogna farsi sul piano normativo, perche' cosi' la nostra mente puo' riscoprire i progetti e le politiche comunali dei servizi sociali deputati alla conoscenza e gestione civica del territorio. Si puo' considerare- continua Iasevoli- che le citta' (dal nome civis = cittadino) non siano fatte solo di parcheggi da monitorare con gli ausiliari del traffico o di giardinetti pubblici che bisogna innaffiare, ma siano costituite da gruppi di esseri umani che devono relazionarsi secondo tutti quei principi studiati e approfonditi anche nei molteplici e validi tirocini accademici degli assistenti sociali operanti nei comuni. Riscoprendo la psicologia giuridica con la valorizzazione dei servizi sociali e' quindi possibile mitigare vandalismi, accoltellamenti e salvare i ragazzi delinquenti sul piano comportamentale. Sicuramente, in ogni contesto cittadino e meglio ancora nelle citta' piu' grandi, come Milano, Roma, Torino e Napoli bisognerebbe aprire una discussione pedagogica pregnante sulla vita notturna dei minori, rivedere l'importanza di un'assistenza psicologico-giuridica nei confronti dell'infanzia deviante, effettuare riunioni di servizio tra dirigenti scolastici, dirigenti dei servizi sociali comunali e Forze dell'Ordine, convogliare risorse sui servizi sociali con precisi obiettivi".
Il professore parla dopo aver seguito varie esperienze di settore. "Ho sperimentato l'intervento dei servizi sociali in una concomitanza progettuale Comune-Scuola- Forze dell'Ordine, risolvendo le problematiche di cui stiamo parlando in modo abbastanza semplice. La strada maestra della mia sperimentazione in un'area precisa e' stata quella della sinergia tra assistenti sociali comunali e la scuola, perche' gli assistenti sociali in virtu' del loro ruolo psicologico-giuridico si interfacciano con le famiglie, mediante visite domiciliari per verificare le condizioni educative e igieniche, e propongono sussidi assistenziali. Nello stesso tempo le Forze dell'Ordine territoriali- conclude Iasevoli- tutelano i responsabili dei servizi sociali assicurando un sereno svolgimento dei loro compiti".
(Wel/ Dire)