(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 26 set. - Sono 600.000 in tutta Italia i malati di Alzheimer, in crescita. È quanto risulta dagli ultimi dati disponibili da una
ricerca realizzata dal Censis in collaborazione con Aima (Associazione Italiana Malati Alzheimer) e con il contributo di Lilly.
In Emilia-Romagna si contano oltre 11.000 nuovi casi l'anno e 74mila persone malate. Cogliendo l'occasione della Giornata Mondiale Alzheimer che si e' celebratata il 21 settembre, l'Ordine degli Psicologi dell'Emilia-Romagna ha posto l'accento sulle conseguenze psicologiche della malattia, sia per chi ne e' colpito direttamente, che per chi se ne prende cura, i caregiver, che nella stragrande maggioranza dei casi sono le famiglie. "Il morbo di Alzheimer, una sindrome degenerativa con perdita della memoria e progressivo deterioramento cognitivo, comporta nella persona che ne viene colpita una profonda sofferenza di tipo psicologico. È una malattia che provoca dolore e angoscia non risparmiando le persone che vivono accanto a chi ne e' colpito. Le gravi problematiche che comporta sul piano fisico, psicologico e comportamentale si ripercuotono in modo determinante nell'intero sistema socio-familiare di riferimento. Familiari e amici si trovano a dover affrontare e gestire una condizione patologica che comporta un radicale cambiamento di personalita' della persona malata. L'assenza, anche parziale, della memoria, infatti- spiega l'Ordine degli psicologi dell'Emilia Romagna- genera una progressiva perdita d'identita' per la persona affetta dal morbo, i familiari fanno percio' fatica perche' viene negata loro non solo la relazione presente, ma anche la continuita' della storia affettiva".
La cura di un parente malato di Alzheimer e' "profondamente impegnativa sul piano organizzativo, e ancor piu' su quello emozionale. Assistere una persona cara privata della memoria, delle esperienze affettive che ne hanno caratterizzato l'appartenenza alla famiglia e al contesto di riferimento, spogliata della sua identita' e sempre piu' invalida, aggrava significativamente la situazione psicologica del familiare che se ne fa carico in modo prioritario. Convivere con una persona completamente diversa, quasi sconosciuta- affermano gli psicologi- puo' comportare sentimenti di impotenza, solitudine, incomprensione, tristezza, stati d'ansia e angoscia. Spesso il caregiver si vede costretto a stravolgere la propria vita personale, sia dal punto di vista lavorativo che sociale, e questo puo' avere importanti implicazioni anche all'interno delle relazioni familiari. Gli equilibri possono crollare, comportando una necessaria riorganizzazione della vita dei componenti del nucleo familiare per venire incontro alle necessita' quotidiane di cura del malato. Spesso si evidenzia nella struttura familiare un capovolgimento dei ruoli che da sempre la caratterizzavano: il genitore o il coniuge malato che in passato esercitava una funzione protettiva, di guida e sostegno, diviene bisognoso di totale accudimento. Figli e consorte si ritrovano cosi' ad affrontare il dolore della perdita dell'identita' del proprio caro e nel contempo a far fronte al suo totale cambiamento". Il morbo di Alzheimer, anche per i numerosi cambiamenti che provoca nella personalita' e nell'autonomia della persona, "puo' portare i familiari che lo assistono a sperimentare vissuti psicologici ambivalenti e contraddittori. Tenerezza, compassione e sentimenti amorevoli possono essere messi alla prova dalla stanchezza e dalla frustrazione, facendo nascere irritazione e fastidio. Ne deriva un senso di colpa viepiu' forte quando sfocia nel desiderio che la sofferenza finisca il prima possibile. I familiari, inoltre, possono sperimentare una esperienza di perdita che di fatto precede il momento della morte della persona amata, che puo' iniziare quando comincia a disintegrarsi la sua personalita'. Si puo' vivere, infatti, una perdita progressiva della persona- precisa l'ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna- che viene sempre meno riconosciuta, provando stati psicologici propri del lutto con caratteristiche pero' aggravate dalla complessita' dalla situazione". Emerge quindi "chiaramente l'importanza di offrire ai familiari un supporto psicologico adeguato, che li possa aiutare a gestire l'enorme carico emotivo-affettivo e organizzativo che questa malattia comporta. La qualita' della vita del malato dipende in gran parte da quella di coloro che si prendono cura di lui e di come i familiari che lo assistono elaborano psicologicamente l'esperienza della malattia. Un importante riconoscimento a queste fondamentali figure e' stato dato dall'Emilia-Romagna, prima in Italia, con la Legge Regionale n. 2 del 28 marzo 2014, divenuta efficace a maggio di quest'anno grazie all'approvazione delle relative linee guida. Tra le novita' piu' rilevanti introdotte dalla legge, la possibilita' per i caregiver di usufruire di sostegno psicologico- concludono- nonche' di adeguati percorsi di formazione e una specifica previsione tesa a valorizzare le competenze che hanno maturato nel periodo dell'assistenza al fine di favorire il reinserimento lavorativo".
(Wel/ Dire)