(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 19 set. - "Io sono contraria all'esaltazione dei metodi riabilitativi per l'autismo, perche' stanno bloccando la possibilita' di riconoscere la validita' dei trattamenti psicoterapeutici che devono obbligatoriamente interagire con quelli riabilitativi". È chiaro il pensiero di Silvia Mazzoni, professore associato di Psicologia Dinamica e Clinica presso la Facolta' di Medicina e Psicologia della Sapienza Universita' di Roma, in riferimento alla lettera con cui Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), reagisce agli insulti ricevuti da alcuni esponenti dell'Associazione nazionale genitori soggetti autistici (Angsa).
La lettera e' stata pubblicata sul sito www.ortofonologia.it.
"La lotta muro contro muro tra riabilitatori e psicoterapeuti e' stupida- afferma la studiosa- perche' la verita' e' che nell'autismo ci sono diversi fattori che interagiscono; su alcuni e' di aiuto la riabilitazione, su altri deve intervenire la psicoterapia". Le nuove linee dello studio della psicopatologia dell'infanzia, fa sapere Mazzoni, "prevedono un metodo che tiene conto dell'interazione dei fattori di rischio e di quelli di protezione dalla nascita in poi. Si e' scoperto che in moltissime psicopatologie, per quanto i bambini possano sembrare simili fra loro (magari perche' esposti allo stesso fattore di rischio, tipo l'emergenza dei primi sintomi dell'autismo)- spiega la professoressa- poi possono avere traiettorie evolutive molto diverse, in quanto ci sono altri fattori che interagiscono. Ad esempio, anche se il fattore di rischio sia organico- continua la socia ordinaria della Societa' Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale- puo' capitare poi che nell'evoluzione del bambino comincino ad interagire altri fattori che possano moderare quello organico, persino quello genetico. Parliamo dell'ambiente, la madre, la famiglia, la scuola sono tutti sistemi che contribuiscono allo sviluppo sano di un bambino. Se questo e' il metodo per studiare le forme della psicopatologia dell'infanzia, anche quelle a base genetica- aggiunge Mazzoni- e' ovvio che i trattamenti debbano essere multifocali. In particolare, sono stati ben accettati tutti quei trattamenti di riabilitazione per l'autismo che aiutano sia a gestire il comportamento del bambino, che a far calare lo stress nella relazione genitore-bambino. Questo perche'- spiega la docente di Psicologia Dinamica e Clinica della Sapienza- se un genitore riesce a gestire meglio il comportamento-problema del bambino e' piu' contento, e se e' piu' contento il fattore di protezione della relazione genitore-bambino aiuta ad una migliore evoluzione".
Mazzoni e' impegnata nelle ricerche sulla psicodinamica delle relazioni familiari, sugli interventi di sostegno alla genitorialita' e sulla psicoterapia genitori-bambino. Nell'ambito dei disturbi dello spettro autistico ha scritto, insieme a Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell'IdO, il libro 'Sostenere la relazione genitori-figlio nell'autismo.
L'osservazione tramite il Lausanne Trilogue Play clinico' (edizioni Magi). "Le famiglie dei bambini autistici esposti solo alla riabilitazione producono genitori riabilitatori- ricorda la studiosa- che agli occhi di un figlio sono pure genitori poco affettivi, in quanto propongono una tensione se non addirittura un'ostilita'. La casa e' sempre piena di altra gente. Molte famiglie con cui ho lavorato- sottolinea Mazzoni- hanno apprezzato il 'Lausanne Trilogue Play' perche' si accorgevano che con il bambino autistico potevano solo giocare senza mettersi a riabilitarlo. La riabilitazione da sola e' un danno per le famiglie, che da una parte risolvono il problema del comportamento ma dall'altra nessuno le aiuta a mantenere o a sviluppare le risorse genitoriali delle quali hanno bisogno tutti i bambini del mondo. Poiche' mi occupo di famiglie- conclude la studiosa- la mia lotta e' aprire almeno una finestra sulla famiglia mentre si fa anche riabilitazione".
(Wel/ Dire)