Venuti (Unitn): Dare a bambini autistici la possibilita' di crescere negli apprendimenti
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 28 mar. - "Stiamo portando avanti un lavoro di ricerca e di clinica congiunta sull'efficacia degli interventi intensivi precoci in bambini autistici di 3-4 anni. Vogliamo verificare l'efficacia del nostro intervento che ha la caratteristica di essere in rete: lavoriamo con i genitori, per renderli capaci di interagire e di potenziare l'intersoggettivita' e la reciprocita' dei loro figli, e con gli educatori dei nidi e gli insegnanti della scuola dell'infanzia. Inizialmente prevediamo un intervento intensivo precoce di 6-10 ore settimanali coinvolgendo sempre i genitori e anche la scuola , poi con il tempo si potra' ridurre l'intensivita'". Cosi' Paola Venuti, direttore del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell'Universita' di Trento (Unitn) e coordinatrice del Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (ODFLab) afferente sempre al Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell'Universita' degli Studi di Trento.
"Questo approccio e' stato discusso in un incontro a Coredo (dove ad aprile sara' inaugurato un centro diurno e di residenzialita' per soggetti con disturbo dello spettro autistico (Asd), finanziato dalla Provincia di Trento e dalla Fondazione Trentino Autismo, una fondazione di genitori) al quale hanno preso parte molti neuropsichiatri italiani e alcuni responsabili di IRCCS con anche un rappresentante dell'Istituto superiore di Sanita' (Iss), per definire un modello italiano di intervento che possa essere diffuso e sperimentato- continua la direttrice- e che abbia la caratteristica di un lavoro in rete con le famiglie e le scuole. Noi seguiamo puntualmente cio' che viene fatto nelle scuole".
L'intervento con le famiglie nel "nostro laboratorio prevede la loro partecipazione ai trattamenti psicoeducativi e un incontro ogni 15 giorni per una rielaborazione, con lo psicoterapeuta, del lavoro videoregistrato con il bambino.
Inoltre, a scuola e' programmata una visita almeno una volta al mese per la condivisione degli obiettivi educativi, che vengono cambiati appena raggiunti. Il principio- sottolinea Venuti- e' che essi siano sempre condivisi tra i riabilitatori, la scuola e la famiglia". ODFLab al momento sta seguendo una ventina di bambini, "altri li monitoriamo dal momento che l'intervento intensivo con loro e' stato concluso".
Il modello terapeutico seguito da Venuti e' di tipo evolutivo: "L'aspetto forte dell'attivazione dell'intersoggettivita' e della reciprocita' fatta attraverso i genitori e' un elemento cardine del modello evolutivo. Si stanno contaminando molto gli approcci- afferma la professoressa- e il senso del nostro lavoro e' dire 'ogni bambino ha il suo intervento'. Noi vediamo la situazione di ognuno di loro, definiamo una diagnosi funzionale molto precisa all'inizio dell'intervento, e poi la ripetiamo ogni 6 mesi, se non ogni 3, e lavoriamo per adattare a quel bambino le ore di intervento, considerando le caratteristiche individuali del disturbo, la struttura e la tipologia della scuola in cui e' inserito e l'assetto familiare".
Dal modello comportamentale "abbiamo ripreso degli elementi che sono propri anche del Denver- fa sapere la professoressa-: la definizione degli obiettivi di lavoro, la loro condivisione e verifica. Lavoriamo su punti ben precisi per un periodo definito di tempo e poi li cambiamo".
- Tutti i bambini con autismo possono migliorare? "In base alla mia esperienza tutti possono migliorare. La componente cognitiva ha un grandissimo peso nel miglioramento, ma anche i bambini a basso funzionamento possono migliorare. Lavoriamo con minori di 21-24 mesi, perche' gli interventi precoci sono importanti considerando tutto il discorso della plasticita' cerebrale, che permette nel giro di 6 mesi/1 anno di far raggiungere piu' o meno a tutti i bambini i livelli di intelligenza nella norma".
Il coinvolgimento dei genitori e' fondamentale. "Avere genitori che garantiscano per tutto il tempo in casa di sapere come tenere ingaggiato il bambino e poi di avere insegnanti preparati a scuola, permette di aumentare le ore di terapia in modo incredibile. Diventa il modo per rispettare le differenze delle alterazione celebrali dei ragazzini con Asd e di sapersi mettere in contatto con loro per garantire il funzionamento sociale della cognizione. Quando si lavora precocemente le competenze cognitive raggiungono livelli di sviluppo adeguato- precisa la docente- noi non facciamo altro che trovare la maniera per far usufruire a questi bambini della stimolazione sociale che crea reti di connessioni celebrali e permettere anche a loro di usufruire della reciprocita' sociale come fattore determinante nello sviluppo cognitivo".
- Quale messaggio vuole diffondere alla vigilia del 2 aprile? "Si e' fatto moltissimo sulla diagnosi precoce. Oggi gli screening sono realizzati in molte regioni, ed e' un settore che sta funzionando. Noi abbiamo concentrato pero' l'attenzione sulla scuola, dall'asilo nido all'universita', perche' e' questo un punto su cui bisogna ancora lavorare molto. È necessario attivare percorsi di formazione per imparare a dare a tutti gli autistici la possibilita' di studiare e di crescere negli apprendimenti. È ancora troppo diffusa l'idea che il bambino autistico sia un bambino da 104, un bambino disabile e, quindi, avviare le pratiche di semplificazione, deduzione e ripetizione laddove invece si tratta di un cervello che funziona in maniera diversa, ma ha competenze altissime da sfruttare. Questo discorso implica un modello didattico e di organizzazione della sezione e delle classi completamente diverso. A livello nazionale l'attenzione e' focalizzata sul lavoro- conclude- un aspetto molto importante, ma prima del lavoro io punterei sulla scuola".
(Wel/ Dire)