(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 21 mar. - Torna lo spettro degli Ospedali psichiatrici giudiziari in Italia. A pochi giorni dall'annuncio della chiusura degli stessi, come voluto dalla riforma che ne ha decretato il superamento, la riforma della giustizia penale approvata il 15 marzo al Senato allarma associazioni, sindacati e organizzazioni non governative che in questi anni si sono battute per la chiusura di quella che e' stata definita una "vergogna nazionale".
Il testo incriminato, inizialmente, era l'articolo 12 comma 1 lettera d del disegno di legge n. 2067 sulla Giustizia ma, con il maxiemendamento su cui il governo ha posto la fiducia, le cose non sono cambiate, anzi sembrano peggiorate. E ora che il testo ha avuto l'ok del Senato con 156 voti favorevoli, 121 contrari e 1 astenuto, sembra ancor piu' difficile intervenire su quello che il portavoce del comitato nazionale StopOpg, Stefano Cecconi, definisce "un pasticcio". Secondo il comitato nazionale StopOpg, che riunisce associazioni, enti e sindacati, con l'approvazione del testo "viene ripristinata la vecchia normativa disponendo il ricovero nelle Residenze per le misure di sicurezza (Rems) come se fossero i vecchi Opg. Se non si rimedia, saranno inviati nelle strutture regionali, gia' sature, i detenuti con sopravvenuta infermita' mentale e addirittura quelli in osservazione psichiatrica. A pochi giorni dalla chiusura dei vecchi Opg, cosi' le Rems rischiano di diventare a tutti gli effetti i nuovi Opg". Per Cecconi, pero', si rischia di peggiorare la situazione. "Il testo allarga addirittura quello che era l'ordinamento prima della riforma sugli Opg, e' incredibile - spiega -. Mentre prima l'ordinamento prevedeva che in Opg ci stessero le persone con sopravvenuta malattia mentale, cioe' gli ex art. 148 del codice penale, e le persone in osservazione psichiatrica, nel testo invece si parla genericamente di disagio psichico. Un vero pasticcio e c'e' una grave responsabilita' del ministro Orlando. Gravissimo che non sia intervenuto".
La questione e' delicata. Il tema, infatti, e' quello della salute mentale in carcere e del futuro stesso delle Rems, appena nate e gia' a rischio affollamento per via delle misure di sicurezza provvisorie disposte dalla magistratura e non ancora eseguite a causa del numero chiuso delle strutture. Le nuove disposizioni andrebbero cosi' ad aggravare un problema che ancora oggi non trova soluzioni. "Il problema e' che siccome nelle carceri le persone stanno male e non hanno diritto all'accesso alle cure si pensa di risolvere questo diritto negato creando un vero e proprio casino - spiega Cecconi -: scaricando il peso su strutture residuali e transitorie. Non e' questa la soluzione che ci voleva per garantire il diritto alle cure delle persone detenute, anche perche' bisogna privilegiare le misure alternative. In questo modo, invece, si sostituisce un contenitore con un altro. Se non si trova subito un rimedio, quel che si vuol far passare come una soluzione umana verso i detenuti in realta' peggiorera' la situazione dei detenuti e quella delle Rems".
Dal ministro della Giustizia e da quello della Salute, Beatrice Lorenzin, intanto non sono arrivati segnali incoraggianti e ora il comitato chiede di essere ascoltato per evitare di fare passi indietro. "Chiediamo che il ministro Orlando fermi le macchine e discuta con noi e con gli esperti su come evitare che il decreto legislativo faccia un disastro - continua Cecconi -. Il governo ha messo la fiducia sul testo e ormai verra' approvato, quindi ora le strade sono due: o il governo riesce a presentare in altra sede un provvedimento che risolve la questione oppure nel momento in cui decide di affrontare il decreto deve discutere la cosa per trovare un'altra soluzione e occorre trovarla. Sarebbe una beffa a pochi giorni dalla chiusura degli Opg".
(Wel/ Dire)