"Persiste tuttora una profonda e negativa asimmetria di genere"
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 7 mar. - "La Giornata di protesta e di supporto a battaglie civili, cresciuta nei decenni per rivendicare la parita' nei diritti e denunciare soprusi e violenze, compresi quelli della salute e del lavoro, la 'Festa della Donna' pare essere sfumata in una giornata di festeggiamenti con obiettivi piu' di carattere commerciale che culturale. La Giornata Internazionale della Donna, nome meno fuorviante per la ricorrenza, e' tutt'altro che un vezzo o un'occasione per brindare. Al pari del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, e' uno strumento per la costruzione di una nuova cultura capace di contrastare alla radice le discriminazioni e la violenza di genere". Lo scrive l'Ordine degli psicologi dell'Emilia-Romagna (ER), la cui stragrande maggioranza degli iscritti e' di genere femminile, per sottolineare "come la sensibilizzazione dovrebbe avere uno spazio nella quotidianita', perche' solo cosi' si puo' davvero creare una cultura basata sulla parita' dei diritti e delle possibilita', nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze esistenti tra uomo e donna, senza cadere nella mascolinizzazione degli atteggiamenti mentali e dei comportamenti".
Nonostante "le enormi trasformazioni sociali e culturali dei ruoli maschili e femminili, persiste tuttora una profonda e negativa asimmetria di genere, una disuguaglianza de facto di diritti tra donne e uomini. Non e' facile modificare elementi culturali profondamente radicati che incidono sulla psicologia delle persone e sulla loro identita'- continuano gli psicologi dell'Emilia Romagna- elementi culturali da cui derivano anche gli stereotipi della femminilita' e della mascolinita', le rappresentazioni psicologiche e sociali della donna e dell'uomo". Gli studi di genere, dagli anni settanta in poi, hanno evidenziato come gli stereotipi di genere si "trasmettono attraverso diversi canali come la famiglia, il linguaggio, l'educazione e i mezzi di comunicazione di massa. Tali stereotipi condizionano l'approccio psicologico alla realta' contestuale, nonche' il pensiero, le scelte e i comportamenti in modo sottile e spesso inconsapevole. Le caratteristiche discriminanti tra uomo e donna vengono definite secondo una schematizzazione, ancora molto presente nella societa' attuale, che nella descrizione del maschile individua coraggio, potere, lavoro, forza, successo e razionalita'- spiega l'Ordine degli psicologi ER- mentre al femminile vengono attribuite sensibilita', intuito, ricettivita', emotivita', gentilezza, bisogno di filiazione e nel contempo passivita', remissivita', dipendenza e fragilita'. Tale schematizzazione evidenzia un chiaro contenuto di dominanza/potere per lo stereotipo maschile e di subordinazione/sottomissione per lo stereotipo femminile. Sono infiniti i messaggi che ci vengono veicolati fin da bambini che vanno, anche in modo sottile, a rimarcare una presunta inferiorita' della donna. Questi messaggi possono essere condizionanti a tal punto da sollecitare la donna a cercare di affermarsi imitando l'uomo - o, meglio, la visione stereotipata delle caratteristiche maschili - anche per dimostrare la propria parita', invece di cercare una via autonoma di realizzazione". La parita', infatti, "non dovrebbe consistere nel rendere la societa' speculare, con le donne che copiano le abitudini tipicamente attribuite al genere maschile, finendo per interpretare questa giornata come un'occasione per 'comportarsi da uomini'. Perche' se il termine di paragone continua a rimanere l'elemento maschile, anche nei vissuti femminili una donna 'in gamba', coraggiosa, diventa una 'donna con gli attributi', perpetrando ancora - piu' o meno consapevolmente - lo stereotipo che svaluta tutto cio' che e' associato al 'femminile' considerandolo inferiore al 'maschile'". Le donne, "prima di tutto, dovrebbero effettuare un lavoro su di se' per annullare la posizione di inferiorita', che spesso vivono anche nelle relazioni affettive. Sentendosi come copie mancanti dell'uomo- precisano gli psicologi emiliano romagnoli- negano la propria soggettivita', la propria forza generatrice - che non si esprime solo nell'essere madre - rimanendo prigioniere degli stereotipi che le vogliono subordinate e remissive.
Riconoscersi ed essere riconosciute con le proprie caratteristiche e singolarita', pregi e limiti, e' indispensabile per la propria salute psicologica. Le differenze tra donna e uomo, tra persona e persona, sono una ricchezza da salvaguardare e da valorizzare- concludono- mentre le diseguaglianze tra tutti gli esseri umani devono essere ridotte fino alla totale eliminazione per migliorare il benessere psicosociale dell'intera societa'".
(Wel/ Dire)