De Luca (criminologo): Legame tra omicidi seriali e arte. Nel mondo circa 2.000 casi
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 17 gen. - 'Adolf Hitler non e' un serial killer classico, e' il piu' grande massacratore della storia, eppure da giovane voleva fare l'artista. Tutte le sue biografie hanno liquidato in poche righe il duplice tentativo del dittatore di farsi accettare all'Accademia di Belle Arti di Vienna. Voleva fare il pittore con tutte le sue forze, tanto che sono sparsi nel mondo centinaia di quadri del Führer, soprattutto di natura paesaggistica. Chissa' cosa sarebbe successo alla storia dell'umanita' se Hitler fosse stato accettato all'Accademia di Vienna e avesse coronato il suo desiderio di fare l'artista?'. La domanda e' di Ruben De Luca, psicologo, criminologo e autore di diversi libri tra cui 'Omicida e artista. Le due facce del serial killer' (Magi Edizioni, 2006).
De Luca si occupa da 20 anni di omicidio seriale e conferma che 'diversi serial killer sono attratti dall'arte figurativa. Se ne sa poco poiche' gli studi su questi assassini sono basati su un numero limitato di casi - ricorda il criminologo -, perlopiu' realizzati a partire dagli anni '80 negli Stati Uniti grazie al lavoro dell'FBI (Federal Bureau of Investigation). Prima questi casi venivano genericamente definiti come omicidi multipli'.
Il criminologo ha riscontrato le prime connessioni 'arte-omicidio seriale' nel libro di Thomas De Quincey 'L'assassinio come una delle belle arti', in cui si legge che 'alcuni assassini descrivono la messa in posa dei cadaveri sulla scena del crimine proprio come un pittore dispone la sua modella per ritrarla. Lo dimostrano gli stessi studi sul profilo psicologico, tanto che il famoso profiler americano John Douglas ripeteva 'Se volete capire come ragiona un serial killer dovete guardare l'omicidio come se fosse un'opera d'arte'. L'assassino mette in scena le sue fantasie e le realizza attraverso l'omicidio nello stesso modo in cui l'artista, e nello specifico il pittore, le trasferisce sopra la tela'.
A livello internazionale 'non esistono statistiche esaustive sul numero dei serial killer ad eccezione delle mie', fa sapere l'esperto. 'Sono l'unico ad aver creato una Banca Dati Mondiale che attualmente conta circa 2.000 nominativi di serial killer: fra questi ci sono circa 500 soggetti che hanno ucciso in territorio europeo e vanno a costituire una Banca Dati Europea (ESKIDAB, European Serial Killer Data Bank)'.
A livello statistico, circa il 75% dei serial killer sono stati segnalati negli Stati Uniti, il resto si riscontra soprattutto in Inghilterra, Italia, Germania, Francia ed Ex Unione Sovietica: 'In generale si puo' dire che l'omicidio seriale e' un fenomeno tipico dei paesi piu' industrializzati dove il grado di alienazione dell'individuo e' piu' marcato'. Per non generare false psicosi, pero', l'autore tiene a precisare che 'seppure il fenomeno esista nel nostro paese, oggi e' molto piu' facile che una donna rimanga vittima di stalking e femminicidio piuttosto che di un serial killer'.
Chi e' il serial killer? 'L'assassino seriale e' di solito un maschio, ma non sempre, che commette omicidi in serie. La differenza principale tra il serial killer e gli altri assassini e' l'assenza di un movente concreto e immediatamente identificabile. Nella maggior parte dei casi, le sue vittime sono persone sconosciute- ricorda De Luca-, scelte perche' soddisfano la sua fantasia, rappresentano il sostituto di alcune figure di riferimento che lo hanno fatto soffrire creandogli dei traumi nel periodo evolutivo. Lui le uccide per appagare il proprio bisogno di vendetta psicologica e per sentirsi onnipotente'.
Si tende 'spesso, ed erroneamente, a definire il sesso come la molla principale degli omicidi seriali, ma in realta' il sesso e' un mezzo. È uno strumento che l'assassino esercita per umiliare la vittima- continua il criminologo-, la violenza sessuale serve a sottometterla psicologicamente. Il motivo ultimo di tutti i serial killer e' sempre il desiderio di esercitare una volonta' di potenza attraverso l'omicidio'.
Un serial killer 'ha sempre la capacita' di intendere e di volere, a meno che non soffra di allucinazioni. Infatti, la caratteristica dell'omicidio seriale e' il ricordo- chiosa De Luca- per cui il soggetto continua ad uccidere ripetendo lo stesso schema proprio perche' ricorda il piacere provato nell'omicidio precedente'. Non si tratta nemmeno di un fenomeno recente: 'Jack lo Squartatore non fu il primo, infatti gli omicidi seriali avvenivano gia' all'epoca dell'Impero Romano e sicuramente anche prima'. Il criminologo chiarisce, poi, che sono due le tipologie di serial Killer che si dedicano alla pittura: 'Quelli veramente affascinati dall'arte, come John Wayne Gacy che negli anni '70 uccise 33 adolescenti. Una volta arrestato e' diventato famoso per essersi ritratto come clown e i suoi quadri sono divenuti molto popolari, spingendo altri serial killer detenuti a intraprendere quest'attivita'. C'e' anche Charles Manson, il famoso santone degli anni '60 che ha creato la setta 'La famiglia', responsabile della strage nella villa di Roman Polanski. Si autodefiniva 'il quinto Beatle', scriveva canzoni e poesie, suonava la chitarra e dipingeva. Era l'espressione massima di questa incarnazione del mito artistico, del bisogno di trasferire per immagini le proprie fantasie e i propri demoni interiori. Poi c'e' la seconda tipologia di serial killer, quelli che hanno iniziano a dipingere solo per un mero calcolo opportunistico, per raggiungere una certa notorieta''.
Per evitare fraintendimenti, De Luca sottolinea: 'C'e' la certezza di ricaduta nel crimine una volta usciti dalla galera, a causa della motivazione intrinseca alla psiche del serial killer che lo spinge a uccidere ancora e ancora: allo stato attuale non esiste una riabilitazione per i serial killer'.
Un esempio classico 'e' il caso di Angelo Izzo, il mostro del Circeo, che dopo una sola settimana di liberta' e dopo una detenzione lunga 30 anni commise un duplice omicidio identico a quello per il quale era stato arrestato la prima volta. Dentro la sua testa non era cambiato nulla- chiosa il criminologo- aveva solo imparato a nascondere le sue pulsioni. In carcere non ci sono strumenti adeguati per fare terapia e gli stessi operatori penitenziari non sempre sanno come agire con i soggetti psicopatici, che hanno una grande capacita' di manipolazione.
Certamente- ricorda De Luca- l'arteterapia potrebbe essere un trattamento valido, una forma di autocontrollo, ma da sola non puo' assolutamente impedire la recidiva'.
Il problema delle terapie in carcere, secondo lo scrittore, si basa 'sulla pretesa da parte degli operatori penitenziari di sviluppare l'empatia all'interno di un'istituzione totale come il carcere. Si punta a far riconoscere al detenuto i propri errori ma, quando si ha a che fare con uno psicopatico, e' del tutto inutile perche' si tratta di una persona che ha la capacita' cognitiva di simulare le emozioni, non riesce a sentirle veramente. Inoltre, dalle statistiche internazionali e' emerso che gli operatori penitenziari hanno le stesse probabilita' di riconoscere le menzogne rispetto a un uomo comune. Robert Hare, il massimo esperto mondiale di psicopatia, ci conferma che un abile manipolatore e' perfettamente in grado di rendere credibili le sue bugie. Molti psicopatici riescono a superare il test della macchina della verita' perche' hanno una freddezza emotiva tale che consente loro di non alterare i propri parametri fisiologici quando mentono'.
Bisogna stare molto attenti a non confondere la psicosi con la psicopatia. 'Il soggetto psicotico puo' essere curato- spiega De Luca- perche' le sue allucinazioni sono curabili con una terapia farmacologica che gli permette di recuperare il contatto con la realta'. Lo psicopatico e' invece lucidissimo, pienamente consapevole delle sue azioni e fa del male per il gusto di farlo. Esistono delle persone che uccidono per il piacere di uccidere'. Sono 'drammaticamente famosi i casi degli infermieri assassini (sia uomini che donne), i cosiddetti Angeli della Morte che agiscono nelle strutture sanitarie dove la gente va per farsi curare e invece finisce uccisa- conclude- queste persone non si recuperano'.
Ruben De Luca sta organizzando una Scuola di Alta Formazione in Scienze Criminologiche presso il Centro Studi Criminologici di Viterbo (inizio delle lezioni: febbraio 2017) e dal 2009 e' molto focalizzato sui temi del femminicidio e dello stalking. Il suo ultimo libro e' 'Amare uno stalker. Guida pratica per prevenire il 'femminicidio'' (Alpes Italia, 2015).
(Wel/ Dire)