Francavilla (Uniba): Non tutti i cibi sono adatti ai bambini
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 28 feb. - "Le insidie nel piatto per i bambini sono rappresentate da tutti quegli alimenti che contengono contaminanti, o delle soglie di contaminanti che non sono adatte a loro". A spiegarlo alla Dire e' Ruggiero Francavilla, ricercatore dell'Universita' degli studi di Bari (Uniba), gastroenterologo e pediatra.
"Ci sono delle leggi europee che definiscono i tenori massimi dei contaminanti per gli alimenti dell'adulto, che differiscono da quelli dei bambini". La legge identifica come "bambini i soggetti fino ai 3 anni di vita. Tutto quello che viene fatto per loro deve essere di qualita' migliore. Gli alimenti dati ai minori fino ai 3 anni non dovrebbero, infatti, contenere residui di pesticidi- precisa Francavilla- tanto che secondo diverse regolamentazioni il limite massimo tollerabile di pesticidi negli alimenti per bambini deve essere inferiore alla capacita' del metodo di individuarlo, ovvero l'assenza. Lo garantisce il baby food, ma non lo garantisce un'alimentazione in generale, che prevede solo i limiti per l'adulto".
L'Autorita' europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha dimostrato, in alcune indagini degli anni passati, che "solo il 3% degli prodotti ha residui superiori alla norma, mentre del restante circa la meta' non ha residui o li ha a norma". Come facciamo a sapere qual e' l'alimento senza residuo? "Non dobbiamo essere monotoni nell'acquisto del tipo di frutta e nella scelta della sede di acquisto, perche' ruotando il tipo di frutta e la sede di acquisto aumentano le possibilita' di incontrare il prodotto non contaminato. Si consiglia anche di sbucciare e lavare bene la frutta- aggiunge il medico-, una buona pratica che pero' non impedisce la presenza di prodotti contaminanti (pesticidi neonicotinoidi) nella polpa. Inoltre, se ci sono bambini affezionati a dei cibi che solitamente hanno piu' di un residuo (uva, mela, fragola, sedano), l'ideale e' rivolgersi alla produzione con metodo biologico che per definizione non usa pesticidi. Anche in questo caso non c'e' garanzia di assenza, in quanto il pesticida puo' arrivare da un campo vicino che irrora".
Un'altra insidia e' rappresentata dalle micotossine: "Sono delle tossine prodotte da funghi che infettano i raccolti prevalentemente di mais e frumento. Questi funghi crescono bene in ambienti caldi e umidi, basti pensare che importiamo grandi quantita' di grano da regioni come il Canada e l'Australia. Grani contaminati dalla micotossina DON (Deossinivalenolo). In questo caso la legge fissa dei limiti per adulti e bambini, ma quando compriamo la pasta per tutti e' piu' facile incorrere in tipologie di paste che hanno valori a norma per l'adulto ma fino a due volte e mezzo piu' alti per il bambino. Inoltre, tanto piu' piccolo e' il bambino tanto piu' facilmente si contaminera'- spiega il gastroenterologo- perche' ha un peso minore, mangia quanto un adulto e, a parita' di peso, assume piu' contaminante. Consiglio di leggere bene le etichetta e scegliere solo grano italiano, meglio se viene dalla Puglia e dalla Sicilia che sono regioni meno umide e dove meno probabilmente sono presenti questi contaminanti, tipici delle zone umide".
La contaminazione da' effetti "a lungo a termine e incidera' sulla crescita", avverte il medico. "È dimostrato che i pesticidi incidono sullo sviluppo neurologico e comportamentale comportando una riduzione del quoziente intellettivo". Per quanto riguarda la celiachia, invece, "non c'e' una relazione alla presenza di contaminanti". Ci sarebbero delle ipotesi: "Uno studio epidemiologico dimostra che l'aumento dell'incidenza della celiachia sia correlabile con l'aumento della quantita' di erbicida utilizzato. Come per le micotossine, si e' dimostrato che, in modelli animali, aumentano la permeabilita' intestinale e teoricamente potrebbero favorire l'ingresso del glutine all'interno dell'organismo. Queste pero' sono solo delle ipotesi molto lontane- ribadisce il ricercatore- non dati che possono essere chiamati a mera prova. Piu' che aumento di celiachia potremmo parlare di un aumento di malattie glutino dipendenti in genere- conclude Francavilla- dato che alcuni soggetti stanno meglio se mangiano senza glutine, ma non sono celiaci".
(Wel/ Dire)