Roma, 23 nov. - "Realizzare una Casa di comunità proprio all'interno di una struttura carceraria, con la presenza di medici di medicina generale e specialisti di tutte le branche, permetterebbe di dare immediatamente alla comunità carceraria una assistenza sanitaria continua". E' la proposta del presidente dell'Omceo Roma, Antonio Magi, intervistato dal Tgr Lazio sul tema delle cure sempre più difficili nelle carceri.
Al 31 ottobre 6.453 persone sono detenute nei 14 istituti per adulti del Lazio, 520 in più dall'inizio dell'anno (+8,8%). A questa 'comunità ' - riporta il testo del servizio pubblicato al link
https://www.rainews.it/tgr/lazio/articoli/2023/11/cure-sempre-piu-difficili-nelle-carceri-del-lazio-mancano-i-medici-3d3db9f9-3b4a-45cb-9140-b31e001ab10c.html
- bisogna aggiungere i minori detenuti a Casal del Marmo, i sottoposti a misure di sicurezza in sei comprensori regionali e il Cpr di Ponte Galeria. Tutto questo microcosmo sarebbe curato in carcere e nei due ospedali di riferimento: il Pertini a Roma e il Belcolle a Viterbo. Sarebbe, perché in realtà con gli organici dei medici in calo, un'assistenza specialistica dentro e fuori il carcere ballerina non sono pochi i casi di chi deve rinviare esami, interventi più o meno invadenti, persino semplici cure odontoiatriche. E questo al netto dell'assistenza per i tossicodipendenti e per le patologie psichiche. Per il garante regionale il 35% dei detenuti annulla le visite specialistiche esterne al carcere perché mancano gli agenti penitenziari per la scorta. Una situazione sempre più insopportabile e una compressione al diritto costituzionale alla salute che deve essere garantito ovunque anche tra le sbarre.
'Non tutti sanno', giornale che si occupa delle vicende del carcare di Rebibbia, ha lanciato l'allarme con una lettera aperta. Il prossimo 14 dicembre si riunirà l'Osservatorio regionale sulla sanità penitenziaria per fare il punto della situazione su queste carenze anche in relazione al post Covid.
Sarebbero in campo opportunità legate al Pnrr.
(Red)