Roma, 18 mag. - L'atroce omicidio di Barbara Capovani ha determinato una grande ondata di commozione e indignazione nel mondo della salute mentale e anche nell'opinione pubblica, ma nessuna risposta concreta da parte dei decisori politici sulle richieste indispensabili alla sopravvivenza dei Dipartimenti di Salute mentale. L'evento, organizzato a Roma dal Coordinamento nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale italiani, dal titolo 'Le Istituzioni incontrano la salute mentale', ha aperto il dialogo tra i Direttori dei DSM (psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi e medici delle dipendenze), i rappresentanti delle Società scientifiche, delle categorie professionali e degli altri ambiti sanitari che operano nell'emergenza e che affiancano i DSM nel lavoro quotidiano con le centinaia di migliaia di persone che hanno una sofferenza psichica e i rappresentanti delle istituzioni e i parlamentari. Obiettivo costruire una relazione virtuosa che riporti la salute mentale, con tutte le sue implicazioni politiche, sociali e di sicurezza al centro dell'interesse collettivo.
MANCANO RISORSE ECONOMICHE E DI PERSONALE - In Italia, specialmente dopo la pandemia, nonostante cresca continuamente il numero delle persone che presentano un disturbo mentale grave (soprattutto adolescenti), i Dipartimenti di Salute mentale sono allo stremo e non riescono più a garantire i LEA. "La presa in carico di un paziente grave necessita di continuità , prossimità e di un'équipe multidisciplinare che nessun privato può o vuole offrire. Ma le risorse di personale sono ben lontane dagli standard di AGENAS recentemente pubblicati e il finanziamento dei DSM è molto al di sotto della quota del 5% del FSN indicata dai Presidenti delle Regioni nel 2001", sottolinea Giuseppe Ducci, Direttore DSM ASL Roma 1. "Appare inoltre urgente cambiare il codice penale, a cominciare dalla drastica riduzione della non imputabilità , dall'abolizione della pericolosità sociale di tipo psichiatrico, alla depenalizzazione dell'atto medico e riportare i servizi per la salute mentale ai compiti di prevenzione, cura e riabilitazione, lasciando alla giustizia i compiti di custodia". NUOVE SFIDE DA AFFRONTARE - "Serve garantire che i dipartimenti di salute mentale abbiano le risorse, ma anche le caratteristiche necessarie per affrontare nuove sfide dell'epidemiologia psichiatrica", ha detto Michele Sanza, Direttore del Dipartimento di Salute mentale e dipendenze patologiche di Forlì-Cesena, Azienda Usl della Romagna. "In particolare - continua Sanza - occorre una forte integrazione con l'area di dipendenze e la continuità con la neuropsichiatria infantile. I nuovi bisogni sono caratterizzati da frequentissime comorbilità tra disturbi psichici e uso di sostanze e quadri clinici ove prevalgono la disregolazione emotiva e l'impulsività . I Dipartimenti di Salute Mentale hanno bisogno di integrare le diverse aree che operano per la salute mentale, sviluppare strategie di prevenzione in collaborazione con le Scuole e intercettare precocemente i disturbi prima che si aggravino".
PREOCCUPATI I PROFESSIONISTI - Carlo Fraticelli, già direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze di Como, ha portato alla luce il fatto che i professionisti, in prima persona e attraverso la voce delle proprie Società Scientifiche e degli organismi di coordinamento dell'area della salute mentale, stanno esprimendo preoccupazioni e sconcerto per le condizioni di lavoro e la carenza di risorse umane e strutturali. "La legge di riforma Orsini-Basaglia del 1978 è patrimonio tecnico-culturale ormai acquisito e irrinunciabile", evidenzia. "È necessario oggi che il mondo della politica dia sostegno, forza e possibilità di lavorare in appropriatezza, sulla base delle proposte che i professionisti della salute mentale portano all'attenzione in maniera chiara e condivisa. Tre le grandi aree di intervento necessarie: modelli organizzativi, risorse adeguate ai bisogni, la gestione dei soggetti di reato".
(Red)