Roma, 20 giu. - Esiste un legame tra incidenza di infezioni da Sars-CoV2, mortalità per Covid-19 ed esposizione di lungo periodo (2016-2019) ad alcuni fra i principali inquinanti atmosferici nel nostro Paese, quali il biossido di azoto (NO2) e il particolato atmosferico (PM2.5 e PM10). Lo dimostrano i risultati di EpiCovAir, un progetto epidemiologico nazionale di ricerca su Covid-19 e inquinamento promosso dall'Istituto superiore di sanità (Iss) e dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale- Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Ispra-Snpa), in collaborazione con la Rete italiana ambiente e salute (Rias), presentati oggi durante un webinar nella sede dell'Iss.
Le indagini hanno riguardato circa 4 milioni di casi di Sars-CoV-2 e 125mila decessi registrati dal Sistema nazionale di sorveglianza integrata Covid-19 tra i 60 milioni di italiani residenti in 7.800 comuni durante le prime tre ondate epidemiche (da febbraio 2020 a giugno 2021), con una incidenza di 67 casi infetti su 1.000 abitanti e un tasso di letalità di 31 decessi ogni 1.000 persone contagiate.
La distribuzione geografica dell'infezione e dei decessi per Covid-19 mostra incidenza e letalità più alte nelle aree del nord Italia, che hanno anche più elevati livelli di inquinamento atmosferico di lungo periodo. Questo vale particolarmente nella prima ondata dell'epidemia, che si è originata e propagata a partire dalle regioni settentrionali, mentre le distribuzioni dei casi e dei decessi per Covid-19 sono più omogenee sul territorio nazionale nella seconda e terza fase pandemica.
Le associazioni con l'inquinamento atmosferico, più forti tra i soggetti anziani, rivelano che in Italia l'incidenza di nuovi casi cresce significativamente dello 0,9%, dello 0,3% e dello 0,3% per ogni incremento di 1 microgrammo per metro cubo (µg/m3) nei livelli di esposizione di lungo periodo a NO2, PM2.5 e PM10, rispettivamente.
Lo stesso vale per i tassi di letalità per COVID-19, che aumentano dello 0,6%, dello 0,7% e dello 0,3% ad ogni innalzamento di 1 µg/m3 nell'esposizione cronica rispettivamente agli stessi inquinanti.
Le analisi effettuate, spiegano gli autori, tengono conto di numerose variabili geografiche, demografiche, socio-economiche, sanitarie, così come della mobilità della popolazione durante la pandemia grazie ai dati forniti da Enel X sui flussi di traffico per tutti i comuni italiani.
"I risultati conseguiti da EpiCovAir- afferma il coordinatore del progetto, Ivano Iavarone- sono coerenti con le più recenti evidenze disponibili nella letteratura scientifica internazionale, e supportano la necessità di agire tempestivamente per ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici e il loro impatto sanitario, in linea con la recente proposta della Commissione Europea di una nuova Direttiva sulla qualità dell'aria e di contrasto alla crisi climatica".
"Sotto questo punto di vista, e non potendo escludere futuri rischi epidemici- dichiarano congiuntamente i presidenti Iss e Ispra-Snpa, Silvio Brusaferro e Stefano Laporta- sarà importante individuare strategie sinergiche ed intersettoriali di prevenzione integrata che su scala europea, nazionale, regionale e locale accelerino l'implementazione di politiche improntate sui co-benefici, attraverso interventi strutturali in settori chiave quali i trasporti, l'industria, l'energia e l'agricoltura".
(Red)