Roma, 17 gen. - "Per contrastare efficacemente la mancanza di medici di base e di specialisti del territorio ci sarebbe dovuta essere una programmazione che, purtroppo, non c'è stata. A tutto questo si è aggiunta una grande lentezza da parte della pubblica amministrazione nel bandire i concorsi della medicina generale e nello stabilire il numero degli specialisti, sia quelli del territorio che dell'ospedale". Lo spiega il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi.
"Per non affollare gli ospedali e i Pronto soccorso, che oggi sono presi d'assalto e creano enormi difficoltà alle urgenze- continua- bisogna sicuramente rendere più attrattivo il territorio, sia la medicina generale che la specialistica del territorio, intervenendo sulle retribuzioni ma, soprattutto, cercando di rendere più semplice l'accesso a queste due attività".
Il presidente dell'Omceo Roma sottolinea inoltre che "per quanto riguarda la medicina generale, bisogna cominciare a utilizzare gli studenti dell'ultimo anno del corso di formazione specifica, dando loro subito la possibilità di fare attività sotto tutoraggio, andando così a coprire le aree che sono carenti. Per quanto concerne gli specialisti ambulatoriali, invece, la prima cosa da fare sarebbe quella di portare il numero di ore settimanali da 21, che rappresenta la media a livello regionale e nazionale, a 38 ore, come prevede il loro contratto. Questo sarebbe un buon palliativo per raddoppiare il numero dell'offerta della specialistica, perchè attualmente abbiamo lunghe liste d'attesa e numerosi accessi al Pronto soccorso.
Tutto questo in attesa che si possano specializzare gli altri che, però, non potremo avere prima di quattro, cinque anni".
Sempre meno medici di famiglia e specialisti, dunque, ma sempre più aggressioni a danno degli operatori sanitari.
"Purtroppo- afferma Magi- nei Pronto soccorso non si fermano episodi di violenza. Le persone, probabilmente, sono esasperate: avendo difficoltà nel reperire medici del territorio, medici di famiglia e medici specialisti, sono costrette a recarsi in ospedale anche per cose che potrebbero essere gestite sul territorio e si sfogano, senza alcuna giustificazione, su chi invece è lì per curarle".
"E questo- tiene a sottolineare- è dovuto non solo alla carenza del personale medico ma, soprattutto, alla grande burocrazia che gli stessi medici hanno proprio sul territorio.
Esiste inoltre una condizione di non applicazione di una legge che oggi c'è ma che non viene applicata: esiste, infatti, una legge che consente di poter procedere d'ufficio direttamente e all'arresto in flagranza di reato. Ma la legge non viene applicata".
Come arginare il fenomeno delle aggressioni nei nosocomi? Secondo il presidente dell'Ordine dei medici di Roma "la prima cosa da fare è quella di istituire forze di polizia all'interno di ogni ospedale, sicuramente in ogni Pronto soccorso, e aumentare la vigilanza anche all'interno degli ambulatori territoriali e negli studi medici di famiglia anche, ove possibile, ricorrendo all'installazione di telecamere eventualmente collegate ad applicazioni da far funzionare in caso di situazioni di pericolo e azionate dagli stessi operatori sanitari, medici e infermieri".
"Non è più tollerabile- aggiunge- assistere a situazioni come quella accaduta a Bari, dove un'infermiera dell'ospedale Di Venere è stata aggredita, costretta a fuggire e a rinchiudersi in uno sgabuzzino".
"Chi lavora in un ospedale- conclude Magi- deve poter essere in grado di avvertire che si trova in una situazione di potenziale pericolo. Un pulsante, una app installata sui cellulari dei sanitari potrebbe essere collegata alla direzione sanitaria e alle forze dell'ordine".
(Red/ Dire)