Roma, 2 feb. - Del testamento biologico non importa a nessuno. O meglio: a chi potrebbe importare le informazioni arrivano poco e male. Quindi le disposizioni anticipate di trattamento, quelle che vengono depositate quando si è in vita e in salute, sono rarissime. Le DAT sono le volontà di un individuo rispetto ad accertamenti diagnostici, scelte terapeutiche e trattamenti sanitari in caso di "eventuale futura incapacità di autodeterminarsi", come si legge sul sito del ministero della Salute. E in Italia, nel Lazio e a Roma quelle depositate sono poche.
IL TESTAMENTO BIOLOGICO NON FA BRECCIA IN ITALIA E NEMMENO NEL LAZIO - Da quanto fa emergere l'associazione "Luca Coscioni", che dopo un accesso agli atti generalizzato a livello nazionale ha prodotto un report molto dettagliato, la percentuale di italiani che ha depositato il testamento biologico (o biotestamento o, più tecnicamente, DAT) è pari a solo lo 0,4%. Parliamo di neanche 186.000 italiani. E la situazione nel Lazio e a Roma, a cinque anni dall'entrata in vigore della legge sul testamento biologico (31 gennaio 2018), non è differente. La lunga indagine condotta da Matteo Mainardi e Alessandro De Luca ha coinvolto 6.500 comuni interpellati.
A ROMA 5MILA BIOTESTAMENTI DEPOSITATI IN 5 ANNI - Nella provincia di Roma, con una popolazione residente di 3.865.651 persone, sono state 9.235 le disposizioni depositate, con 8.401 inviate alla banca dati. Questo significa che c'è una disposizione ogni 352 abitanti. Solo a Roma il rapporto è più alto con una disposizione ogni 460 abitanti, conseguenza dell'invio di 5.074 biotestamenti depositati. In tutto il Lazio (popolazione residente 4.743.653 persone), in 5 anni esatti sono state compilate e depositate 11.546 disposizioni anticipate di trattamento, delle quali 10.308 inviate correttamente alla banca dati.
Articolo tratto da romatoday.it (Red)