Roma, 3 apr. - "La prima dichiarazione del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, pur legittima riguardo le priorità da affrontare, tuttavia lascia perplessi su ciò che attiene i prossimi provvedimenti per migliorare l'organizzazione della sanità regionale se, e sottolineo se, l'intenzione è quella di scaricare sugli operatori sanitari le responsabilità legate al cosiddetto 'Boarding', ovvero all'eccessiva e prolungata sosta dell'utenza che accede ai Pronto soccorso". Così Aldo Di Blasi, Segretario Anaao Assomed Lazio che in una nota commenta alcune dichiarazioni del governatore.
"Il presidente della Regione Lazio dichiara che 'nei primi cento giorni di amministrazione, si impegnerà a migliorare i tempi di attesa in sanità e rimuovere l'orribile situazione che si vive nei Pronto Soccorso'. Nella seconda Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, Rocca ha inoltre assicurato 'massima attenzione agli operatori così esposti, sovraffaticati e mortificati'. La settimana prossima sarà anche verificato il meccanismo delle dimissioni nei week-end. 'C'è la pessima tradizione che il sabato e la domenica i pazienti non vengano dimessi. Si guarisce di meno, è un dato epidemiologico da studiare'", ha detto ancora Rocca nelle parole riportate da Anaao-Assomed.
Per Anaao "è più che un'allusione sarcastica: associare il fenomeno del 'boarding area' con le mancate dimissioni nei giorni festivi è l'ennesimo schiaffo ai trascorsi eroi dell'era Covid, ormai uno sbiadito ricordo".
"I medici- prosegue la nota- si chiedono se sono più esposti, sovraffaticati e mortificati oppure se sono i principali responsabili delle mancate dimissioni: sembra che le due affermazioni non siano proprio coerenti fra loro. Eppure il presidente Rocca, in qualità di ex direttore generale di una delle più importanti aziende del Lazio, il Sant'Andrea, dovrebbe ben ricordare quali problemi sono alla base dei sovraffollamenti nei Ps e nei Dea: riduzione progressiva negli ultimi 10 anni delle risorse destinate alla Sanità con tagli al personale; invecchiamento della popolazione e aumento delle cronicità ; taglio di 2191 posti letto solo a Roma dal 2011 al 2019; mancata riorganizzazione del territorio in termini di servizi ed accoglienza. Sono solo alcuni dei problemi veri che attanagliano la Sanità non soltanto della Regione Lazio: il Covid ne ha dato ampia dimostrazione".
"L'assenza di una vera rete territoriale di cui l'ospedale deve rappresentare una parte dell'organizzazione- si legge ancora- obbliga il cittadino a rivolgersi ai Ps per affrontare problematiche di salute anche di poco conto, con il risultato che un alto numero di accessi inappropriati con poco personale in servizio, determinato dai tagli alle dotazioni organiche, causano lunghi tempi di attesa, esasperando i cittadini.
Nonostante questa situazione i medici ospedalieri aumentano gli sforzi organizzativi, prendendo in carico i pazienti in attesa di ricovero già quando stazionano in Ps, con carichi di lavoro sempre più onerosi, per evitare il sovraffollamento nel tentativo di compensare l'assenza della rete territoriale: ma questo ulteriore sacrificio è l'ultimo rimedio che non potrà risolvere a medio e lungo termine il problema".
"Chi paga le conseguenze? I medici stessi, molti dei quali in burn-out e ovviamente i più fragili: le riacutizzazioni di patologie croniche, soprattutto numerose nei periodi critici (i picchi influenzali sono l'esempio eclatante), obbligano ad un surplus di ricoveri con reparti saturi e barelle in sosta nei Ps anche per 4 giorni consecutivi. E le dimissioni? Provi la politica a mandare via i pazienti fragili che non trovano risposte su un territorio desertificato nell'organizzazione sanitaria, composta dalla sola Medicina Generale soffocata nelle sue funzioni da infiniti adempimenti burocratici. Quei pochi che si sono azzardati a farlo, non infrequentemente si sono trovati a dover rispondere del loro operato di fronte al giudice. Vero è che oltre il 90% sono risultati non responsabili, ma è altrettanto vero che i meccanismi assicurativi non coprono assolutamente i costi e lo stress che i medici devono sostenere per affrontare cause civili e penali, intentate da un'utenza sempre più agguerrita e aggressiva contro gli operatori sanitari, diventati ormai facili capri espiatori di una violenza che non è più solo verbale".
"L'unica opposizione di una categoria martoriata come quella medica, arrivata allo stremo delle forze, che si deve guardare dalla gente che aiuta e non si vede tutelata dalle istituzioni che rappresenta, è la sola medicina difensiva- aggiunge Anaao- metodo certamente deprecabile, ma che certifica come l'inadeguatezza della politica nel dare risposte ai problemi della collettività , conduca gli operatori sanitari ed in particolare i medici (lasciati soli ad affrontare una crisi che è di sistema) a trovare soluzioni personali, inadeguate, anzi deleterie per il sistema stesso (12 miliardi ogni anno è il costo che lo stato deve sostenere per la medicina difensiva e che da solo vale una finanziaria)".
Pertanto, per Di Blasi, "sarebbe utile riaprire un confronto in grado di offrire 'soluzioni' necessarie ai cittadini e a quella politica che negli ultimi vent'anni si è dimostrata incapace a programmare i veri e indispensabili fabbisogni del nostro Ssr: le professionalità operanti nella sanità , necessarie per sostenere il sistema e dare risposte al cittadino".
(Red)