Roma, 15 dic. - "La Giornata di oggi è particolarmente rilevante per il Ministero, perché alle pazienti portatrici di protesi mammarie il Sistema sanitario intende offrire il massimo supporto". Così il ministro per la Salute, Orazio Schillaci, in apertura dell'evento 'Registro nazionale degli impianti protesici mammari. Uno strumento per potenziare la sicurezza dei pazienti', organizzato dal Ministero della Salute e dall'Istituto superiore di sanità stamattina a Roma all'Auditorium Biagio d'Alba.
Il Registro, ha proseguito il ministro, "è uno strumento di vigilanza e sorveglianza unico nel panorama internazionale.
Prevede l'obbligo per i medici di inserire i dati di ciascuna protesi impiantata e rimozione. La gestione del Registro da parte di un'autorità come il Ministero della Salute dà garanzia di indipendenza nella raccolta dati, mentre nella maggior parte del mondo i dati sono coperti da società scientifiche. Potremo disporre di dati reali sul numero delle protesi e su eventuali complicanze e condizioni cliniche eventualmente associate. Il Registro- ha aggiunto- permetterà di conoscere il numero effettivo della popolazione con protesi mammaria, dato oggi sconosciuto. Con il tracciamento si potranno chiamare pazienti, cosa molto importante: basti pensare a quando nel 2010 un'azienda francese riempiva di silicone non conforme le proprie protesi e non fu possibile contattare tutte le pazienti. Questo registro ha grande valore per le pazienti alle quali si potrà dare corretta informazione", ha concluso.
PER OLTRE METÀ PROTESI MAMMARIE RAGIONI RICOSTRUTTIVE - "Dal 2019 raccogliamo dati grazie alla collaborazione di numerosi chirurghi che volontariamente registrano la propria attività con le protesi. L'obiettivo di oggi è anche quello di fornire un primo 'know how' in base a questi dati. Al 30 novembre 2022, hanno fornito dati 270 strutture sanitarie, 397 chirurghi su 9229 procedure su 9041 pazienti. In Toscana, Lazio e Sicilia sono stati registrati moltissimi interventi mentre in alcune regioni non ne è stato registrato nessuno e non perché non se ne fanno. Da qui la necessità di rendere obbligatorio il registro". Lo ha detto la chirurga plastica Antonella Campanale nel corso dell'evento.
Dai dati raccolti, è emerso che "per ora il 56% degli interventi è stato effettuato per ragioni ricostruttive, la restante parte per ragioni estetiche. Il 76% è un intervento di tipo primario. In ambito ricostruttivo, l'età media di un intervento primario è 51 anni, 54 anni la revisione. Nel 60% dei casi l'intervento ricostruttivo è su una sola mammella, nell'80% dei casi a seguito di un carcinoma, nel 16% per una malformazione congenita della mammella. In questo ambito vengono favorite le protesi con forma anatomica e volumi maggiori". In ambito estetico, ha spiegato la chirurga, "si riduce l'età del primo intervento e sale l'età dei pazienti che effettuano una revisione chirurgica e nel 97% dei casi l'intervento è eseguito bilateralmente e la maggior parte della revisione avviene in assenza di un problema".
Nel suo intervento Campanale ha anche esposto i dati relativi alla durata delle protesi mammarie: "La protesi mammaria non è definitiva e il paziente almeno una volta deve sottoporsi a un nuovo intervento chirurgico", ha sottolineato. "Capire la durata degli impianti è ancora una sfida per l'industria, ma in letteratura si parla più o meno di 10 anni ma è un dato che non ci basta: da questi dati preliminari, abbiamo osservato che esiste un trend diverso. Sembra che una protesi in ambito ricostruttivo duri molto meno, circa 6 anni contro i 10 di quella estetica. C'è un impatto della chemio e della radioterapia? Da questi dati preliminari, emerge che i pazienti con radio o chemio preoperatoria hanno una durata dell'impianto molto più bassa", ha concluso.
(Red)