Roma, 26 ott. - "L'età ideale per la transizione dalla pediatria alla medicina dell'adulto è tra i 16 e i 19 anni, anche se, come sostenuto dalla Società italiana di medicina dell'adolescenza, il processo dovrebbe iniziare intorno ai 12 anni, per preparare l'adolescente". Lo ricorda Immacolata Scotese, pediatra membro della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) che durante l'ultimo congresso nazionale ha presentato una importante Guida intersocietaria dedicata all'adolescenza e alla transizione. "Per la prima volta- spiega la pediatra- è stata raccolta una sfida che ha condotto alla stesura di una guida condivisa sul passaggio di cure dell'adolescente, un documento che offre spunti preziosi di riflessione e che mi auguro verrà utilizzata e condivisa anche dai medici di medicina generale che accoglieranno i nostri pazienti".
Il pediatra ha dunque il delicato compito di organizzare la transizione dei propri pazienti adolescenti verso la medicina di famiglia e per fare questo ha a disposizione uno strumento prezioso: i bilanci di salute. "Il colloquio nel corso del bilancio di salute- chiarisce Scotese- è un fondamentale momento di ascolto attivo, nel quale tutta la famiglia entra in colloquio col pediatra. L'ascolto attivo deve essere il nostro primo obiettivo, per conoscere in modo approfondito chi abbiamo di fronte".
Se ci vuole tanto tempo per preparare la transizione di un adolescente sano, ancora di più ne occorre per far transitare nella medicina dell'adulto un adolescente con patologie. "Gli adolescenti con patologie croniche complesse e malattie rare sono circa il 18/20%- sottolinea l'esperta- Per questi ragazzi bisogna programmare questo passaggio che deve essere un percorso dinamico, fatto di tappe e non di un unico momento. Alcuni studi hanno messo in evidenza- tiene a ricordare- come la transizione di adolescenti con patologie peggiori queste condizioni.
Ciononostante la transizione è ancora un processo frammentario, non pianificato, di cui spesso si fanno carico operatori sanitari di singole realtà. Così gli scenari più frequenti sono: il paziente viene preso in carico direttamente dai servizi dell'adulto o resta in carico al pediatra o viene abbandonato".
Un elemento di particolare delicatezza, ricorda infine la pediatra, è l'attaccamento che i giovani pazienti hanno nei confronti delle strutture e degli operatori sanitari che li hanno seguiti durante l'infanzia. "Nell'organizzare questa transizione- conclude- bisogna considerare la reticenza dell'adolescente ad abbandonare quei luoghi e quelle persone che sono stati per lui un riferimento e anche il timore dei genitori di non riuscire a instaurare un dialogo costante e fruttuoso con il 'nuovo' medico".
(Red)