Roma, 25 nov. - Riunire l'Osservatorio sulla sicurezza degli operatori sanitari, in ottemperanza alla Legge 113/20. Modificare la Raccomandazione numero 8 del ministero della Salute, per prevenire gli atti di violenza nei loro confronti, in modo da rendere sicure le strutture ospedaliere e territoriali. Rivedere il modello della continuità assistenziale. Collaborare con le Regioni per il monitoraggio degli episodi sentinella e dei rischi e per le politiche di prevenzione. E poi, agire sulla comunicazione, in modo da valorizzare il ruolo sociale dei medici e degli altri professionisti della salute. Sono queste, per Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, le principali linee di intervento per prevenire e ridurre la violenza contro gli operatori sanitari. Lo ha ribadito, questa mattina, nel corso del convegno 'La prevenzione degli episodi di violenza sulle lavoratrici della sanità' che si è svolto, in occasione della Giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne, presso il ministero della Salute. Se infatti, come ha ricordato il direttore generale della Comunicazione e rapporti internazionali del ministero della Salute, Sergio Iavicoli, il 9% degli infortuni denunciati all'Inail tra gli operatori sanitari tra il 2015 e il 2019 sono casi di aggressione, il 72,4% di questi episodi di violenza hanno riguardato le donne, con 7.858 casi contro 3.000.
"Dobbiamo fissare degli obiettivi semplici e ben definiti, che possano essere racchiusi in un documento- ha affermato Anelli- Il vero punto di partenza è l'Osservatorio, che permette un monitoraggio dei dati e dei rischi su tutto il territorio nazionale". Anelli ha poi riportato alcuni dati, provenienti da uno studio condotto dal Sindacato Anaao-Assomed e da un sondaggio della stessa Fnomceo.
Drammatici i numeri: il 55,44% dei medici ha affermato di essere stato vittima di volenza. Hanno subito aggressioni l'86% degli psichiatri, il 77% dei medici di medicina d'urgenza, il 60% dei chirurghi, il 54% dei medici del territorio, il 40% degli anestesisti. Il 79,26% degli operatori vittima di violenza non ha presentato denuncia. Il 66% è stato testimone o è comunque a conoscenza di aggressioni subite da colleghi.
Quello che più colpisce è la rassegnazione dei medici di fronte al fenomeno: il 48% dei medici che hanno subito un'aggressione verbale ritiene l'evento 'abituale'; il 12% 'inevitabile'. Il 40% dei medici individua la causa principale delle aggressioni in fattori strutturali di natura socio-culturale. "Occorre portare a compimento una rivoluzione culturale- ha riconosciuto Anelli- E occorre agire lungo due direttrici. Bisogna considerare la sicurezza dei professionisti sanitari come diritto inviolabile dei lavoratori. E riconoscere il ruolo sociale del medico quale alleato del cittadino per la tutela della sua salute e degli altri diritti costituzionalmente protetti: l'uguaglianza, l'autodeterminazione, la riservatezza, l'integrità fisica e morale, l'informazione, il diritto-dovere alla solidarietà. Il diritto stesso a vedersi garantiti, quali imprescrittibili da parte della Repubblica e indisponibili, intrasmissibili, irrinunciabili da parte dei loro stessi titolari, tutti i diritti inviolabili dell'Uomo".
Una rivoluzione che passa anche attraverso la comunicazione: molte le campagne condotte dalla Fnomceo e e dagli Ordini dei Medici sensibilizzare, sul tema, l'opinione pubblica. Un corso di formazione per apprendere le tecniche utili a disinnescare la rabbia, organizzato insieme alla Fnopi. Un docufilm, "Notturno", promosso in collaborazione con Draka Production e che, presentato oggi dalla regista, Carolina Boco, sarà trasmesso dalla Rai.
Anelli ha infine reso omaggio alle donne medico cadute per morte violenta: Paola Labriola, la psichiatra trucidata da un suo paziente a Bari nel 2013; Eleonora Cantamessa, bresciana, investita e uccisa sempre nel 2013 dopo che si era fermata per prestare soccorso a un uomo; Maria Monteduro, assassinata durante il servizio notturno di guardia medica, in provincia di Lecce; Roberta Zedda, barbaramente massacrata durante il turno di guardia medica, nell'oristanese. A portare la sua drammatica testimonianza è stata infine Ombretta Silecchia, Medico di Medicina Generale pugliese minacciata con una pistola durante un turno di guardia medica.
(Comunicati)