Roma, 23 mar. - "Dopo un anno dall'inizio della pandemia, il 79% degli ambienti destinati all'attivita' chirurgica hanno attivita' ridotte o addirittura assenti. Questo vuol dire che si stanno accumulando gravissimi ritardi nella chirurgia programmata, in quella oncologica, nelle patologie benigne e addirittura in quelle d'urgenza. Se continua cosi', la sanita' bloccata dal virus fara' piu' morti della pandemia". E' questo il grido d'allarme del prof. Pierluigi Marini, Presidente dell'Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani.
Dopo i primi due sondaggi di Aprile e Settembre 2020, il nuovo sondaggio ACOI pubblicato sul sito della societa' scientifica (www.acoi.it), fa una fotografia allarmante della situazione negli ospedali italiani. A distanza di un anno esatto dall'inizio della pandemia in Italia oltre all'indisponibilita' parziale o totale degli ambienti destinati alla chirurgia ospedaliera (erano il 45% ad aprile 2020, il 49% a settembre 2020, sono il 79% a gennaio 2021) dovuta nel 99% dei casi dalla carenza di medici anestesisti e personale infermieristico, il sondaggio mette in luce anche la mancata ripresa generale delle attivita' chirurgiche: nel 75% dei casi infatti la ripresa della chirurgia programmata e' sotto il 50%, nel 33% dei casi non c'e' stata alcuna ripresa delle attivita' per le patologie benigne o ancora il 33% dei chirurghi intervistati dichiara che non c'e' stata alcuna ripresa o inferiore al 50% dell'attivita' diagnostica oncologica. Anche la presenza dei medici nelle Unita' Operative ritorna ai livelli di aprile 2020: assenti perche' destinati in altri reparti nel 39% dei casi dopo il lockdown della scorsa primavera, nel 5% dopo il periodo estivo, nel 33% a gennaio 2021. Il terzo sondaggio ACOI disegna anche il quadro regione per regione: Lombardia, Campania e Lazio le regioni con maggiori difficolta' nella ripresa dell'attivita' chirurgica.
Nel 91% dei casi la Lombardia registra la riduzione o l'assenza dell'attivita' chirurgica nei reparti, la Campania dove nel 65% dei casi mancano medici anestesisti o nel Lazio dove nell'85% dei casi la chirurgia per patologie benigne e' ripresa al massimo del 50%.
Infine le sale operatorie dedicate ai pazienti Covid positivi: se Lombardia e Lazio sono le regioni 'virtuose' per ambienti dedicati ai positivi, Friuli Venezia Giulia e Marche hanno il 50% di disponibilita' mentre gli intervistati della Calabria confermano l'assenza di sale operatorie dedicate.
"Il terzo sondaggio ACOI presenta numeri inquietanti: gia' a giugno scorso- continua il prof. Marini- avevamo calcolato che lavorando ben oltre il 100 % del nostro tempo rispetto al pre-Covid, sarebbero serviti piu' di tredici mesi per cercare di recuperare la maggior parte degli interventi soppressi a causa della pandemia. Ma siamo ad un anno esatto dall'inizio della pandemia e ancora non abbiamo visto alcun piano straordinario per sostenere la sanita' pubblica sbloccando le nuove assunzioni o mettendo in campo investimenti strutturali".
"Faccio appello al premier Draghi e al Ministro Speranza: vi prego- continua Marini- non lasciate soli milioni di italiani perche' gli effetti negativi di questi ritardi si mostreranno nel tempo. Gia' dai prossimi mesi assisteremo all'aumento della mortalita' a causa di quei tumori che, grazie alla prevenzione, riuscivamo a tenere sotto controllo. Il tumore e' una malattia tempo-dipendente e piu' tardi si inizia il corretto percorso diagnostico-terapeutico meno possibilita' esistono di successo". "I Chirurghi Italiani- conclude Marini- hanno come sempre risposto 'presente' accettando di esercitare linee di attivita' non proprie, come molta parte del personale sanitario. Ma non mettere in campo un piano straordinario di interventi, un vero e proprio "piano Marshall" per la sanita' pubblica, rischia di essere, involontariamente, una silenziosa condanna a morte per migliaia di cittadini italiani. Nessuno se lo puo' permettere" (Comunicati)