Roma, 28 gen. - Esiste un modello organizzativo virtuoso nelle misure di lockdown, tale da garantire allo stesso modo le cure ai pazienti affetti da COVID-19 ed al resto dei cittadini con patologie differenti? Come si sono modificati dal punto di vista organizzativo gli ospedali in tempo di pandemia? Si e' riusciti a mantenere un regolare percorso di cure per i pazienti con patologie acute e croniche diverse dal Covid-19? E chi eventualmente rispondera' legalmente per future ed eventuali richieste risarcitorie legate al ritardo dei trattamenti sanitari, trattandosi di uno stato di emergenza? Sono alcuni degli interrogativi ai quali rispondera' il webinar 'Controversie nelle misure di lockdown: tutela del diritto alle cure ed implicazioni medico-legali', promosso dalla Sezione di Medicina Legale del Dipartimento di Sicurezza e Bioetica dell'Universita' Cattolica, che sara' trasmesso on line venerdi' 29 gennaio dalle ore 15.00 alle ore 17.00 e che potra' essere seguito collegandosi all'homepage del sito Internet del Campus di Roma dell'Ateneo.
La prima parte dell'incontro vedra' il confronto tra due diversi approcci di gestione del rischio correlato alla pandemia: quello italiano e quello svedese. Il primo modello sara' analizzato dal professor Mario Di Bernardo, Ordinario di Automatica all'Universita' degli Studi di Napoli Federico II. Il modello svedese verra' illustrato dal dottor Anders Tegnell, Epidemiologo di Stato in Svezia. La seconda parte si focalizzera' sul livello ospedaliero della riorganizzazione dei servizi e sull'impatto delle decisioni di risk management su specifiche categorie di pazienti.
La strategia anti Covid-19 della Svezia e' stata la piu' discussa in ambito scientifico: Anders Tegnell ha suggerito una strategia senza lockdown, con bar, ristoranti, negozi e spazi pubblici rimasti aperti, con l'implicito obiettivo di raggiungere l'immunita' di gregge, per garantire ai cittadini il massimo possibile di liberta' e per salvaguardare, citando l'espressione del Governo svedese, "jobs, business and economy".
Il webinar, moderato dal professor Antonio Oliva, Associato di Medicina Legale all'Universita' Cattolica, e dalla dottoressa Silvia Sciorilli Borrelli, giornalista e corrispondente per il Financial Times, sara' aperto dal professor Rocco Bellantone, preside della Facolta' di Medicina e Chirurgia dell'Universita' Cattolica, e dal professor Giovanni Scambia, direttore scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs.
Le conclusioni sono affidate al professor Vincenzo L. Pascali, Ordinario di Medicina Legale e coordinatore della Sezione di Medicina Legale e delle assicurazioni del Dipartimento di Sicurezza e Bioetica della facolta' di Medicina e chirurgia dell'Ateneo. Le esperienze dirette riguardanti i principali temi del convegno verranno analizzate dai professori Ordinari dell'Universita' Cattolica Roberto Cauda (Malattie infettive), Filippo Crea (Cardiologia), Antonio Gasbarrini (Medicina Interna), Giampaolo Tortora (Oncologia medica), Vincenzo Valentini (Diagnostica per immagini e radioterapia) e Sergio Alfieri (Chirurgia Generale). A seguire gli interventi conclusivi del dottor Andrea Cambieri, direttore sanitario della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, e del dottor Alberto Cisterna, presidente della XIII Sezione Civile del Tribunale di Roma, ai quali spettera' il compito di tracciare un inquadramento globale del tema dalle prospettive sanitaria e giuridica.
"L'approccio strategico ai nuovi problemi emersi con la pandemia e' stato ed e' affrontato su almeno tre livelli: nazionale, regionale e ospedaliero- spiega il professor Antonio Oliva- I decisori operanti in questi tre distinti e complessi livelli hanno impostato strategie di risk management che hanno un impatto significativo sulle scelte di salute dei cittadini e sugli interventi di prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione. Tutti i servizi ospedalieri hanno subito un rimodellamento, implicando quindi anche una diversa allocazione delle risorse economiche, ingegneristiche e umane. Nel territorio nazionale- continua Oliva- alcune strutture sono riuscite a rispondere a tutti i bisogni di salute in condizioni di efficienza, efficacia e sicurezza, ma cio' non ha escluso che alcune categorie 'fragili' di pazienti, come gli anziani e gli affetti da policomorbidita', abbiano potuto operare in alcuni casi scelte penalizzanti, quali, ad esempio, evitare di recarsi presso le strutture sanitarie per paura di esporsi al rischio infettivo, interrompere programmi di prevenzione/riabilitazione o rinviare il trattamento di patologie croniche".
(Comunicati)