Roma, 12 feb. - Esiste una vita di "adolescenti di corsia" che pulsa tra le mura dell'ospedale con i suoi tempi e i suoi modi, una vita che i ragazzi con patologie complesse ben conoscono e della quale hanno gia' sperimentato limiti e opportunita'. A loro si rivolge "120 young days", il progetto della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs che mira a valorizzare i vissuti degli adolescenti in cura al Gemelli attraverso racconti di cui sono protagonisti e autori allo stesso tempo. Centoventi giorni in cui i ragazzi, guidati da professionisti nell'ambito della comunicazione, saranno suddivisi in gruppi di scrittura creativa, sceneggiatura e recitazione per creare contenuti di comunicazione testuale e visiva oltre a uno spot finale di sensibilizzazione rivolto alla societa' civile.
"Il tempo dei nostri ragazzi e' un tempo carico di significati. Le ore trascorse in ospedale sono migliaia e nelle corsie, insieme al tempo, scorrono la paura, l'attesa, i pensieri, le amicizie, gli amori- dichiara la professoressa Daniela Chieffo, responsabile dell'Uos di Psicologia Clinica del Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs- Concedere ai ragazzi uno spazio di narrazione gli permette di dialogare tra loro, ma anche e soprattutto, di far arrivare quel racconto all'esterno, perche' quella forza della vita che sentiamo nelle corsie dell'ospedale giunga ovunque".
"La nostra Fondazione da sempre sostiene iniziative che riguardano i ragazzi, troppo spesso ignorati pur rappresentando il nostro futuro. Per questo e' un onore per noi supportare il progetto della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs- afferma Valentina Marino, Presidente di Fondazione Pfizer- Crediamo fortemente nel valore della scrittura narrativa per i pazienti come strumento di elaborazione del loro vissuti e come opportunita' per poter dire altro, perche' la malattia non deve diventare protagonista assoluta e precludere la vita, soprattutto negli adolescenti. Sono convinta che questo sia un percorso importante tanto per loro, quanto per le loro famiglie e per tutti noi che ne potremmo trarre insegnamenti e riflessioni piu' ampie delle mura di un ospedale".
(Comunicati)