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Studio Iss-Cattolica Roma: "Covid e sindrome Down, mortalita' fino a 10 volte piu' elevata"
Roma, 30 set. - La mortalita' per CoVID-19 tra le persone con Sindrome di Down (SD) potrebbe essere stata fino a 10 volte maggiore rispetto a quella della popolazione generale. A questa conclusione sono giunti i ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanita' (ISS) che, insieme a quelli dell'Universita' Cattolica, Campus di Roma, hanno analizzato 3.438 grafici, elaborati dallo stesso ISS dal 22 febbraio 2020 all'11 giugno 2020, identificando 16 decessi in persone con SD. Persone piu' giovani rispetto a quelle senza SD decedute con CoVID-19 (52 contro 78 anni) e con un rischio maggiore di complicanze non respiratorie come sepsi (31% vs. 13%).
Lo studio, pubblicato sull'American Journal of Medical Genetics, e' in linea con le conclusioni di un altro studio retrospettivo condotto negli Stati Uniti sui pazienti ospedalizzati con CoVID-19, che ha descritto un aumento di nove volte la percentuale prevista di pazienti con SD ospedalizzati rispetto alla popolazione generale.
"La prevalenza di persone con Sindrome di Down nel nostro campione e' stata dello 0,5% (16 individui)- spiega Graziano Onder, direttore del Dipartimento di malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e dell'invecchiamento dell'ISS- Questo porta ad una stima di 100-130 individui con SD deceduti con CoVID-19 in Italia fino all'11 giugno scorso. La prevalenza di SD nella popolazione generale italiana e' circa lo 0,05%, suggerendo che la mortalita' da CoVID-19 in questa popolazione potrebbe essere fino a 10 volte maggiore della popolazione generale.
Questi pazienti sono piu' suscettibili alle infezioni, sperimentano l'invecchiamento precoce di piu' organi e sistemi, sviluppano un ampio spettro di comorbidita', comprese endocrinopatie, malattie neurologiche, reumatiche, muscoloscheletriche. Inoltre, presentano spesso diverse anomalie anatomiche delle vie aeree superiori che aumentano la probabilita' di ostruzione delle medesime vie aeree, una condizione che puo' predisporre all'ipertensione polmonare, che a sua volta puo' aumentare la gravita' dell'infezione da CoVID-19".
In sintesi, "le persone adulte con SD rappresentano una popolazione fragile e vulnerabile alle infezioni e pertanto da tutelare con estrema attenzione in questa fase epidemica- spiega Emanuele Rocco Villani, dottorando di ricerca in Scienze dell'invecchiamento all'Universita' Cattolica e primo autore della ricerca- Le persone con SD rientrano dunque nella fascia di popolazione per cui l'accesso al vaccino per SARS-COV2 dovra' essere prioritario, nel momento in cui esso sara' finalmente disponibile".
LE CARATTERISTICHE CLINICHE E DEMOGRAFICHE DEI PAZIENTI CON SINDROME DI DOWN Gli individui con SD erano piu' giovani di quelli senza SD (52 contro 78 anni), mentre la distribuzione del sesso era simile (femmine 38% vs. 33%). Le malattie autoimmuni come tiroidite di Hashimoto e psoriasi (44% vs. 4%), l'obesita' (38% vs. 11%), e la demenza (38% vs. 16%) erano pero' significativamente piu' diffuse negli individui con SD. Queste condizioni sono noti fattori di rischio, in quanto associate ad uno stato proinfiammatorio, che sembra avere un ruolo nell'insorgenza di gravi complicazioni di CoVID-19. Tutti e 16 i soggetti inoltre hanno sviluppato, come complicanza, la sindrome da distress respiratorio acuto. Anche le superinfezioni batteriche, come le infezioni del sangue (sepsi) e la polmonite batterica, sono state piu' comuni tra i soggetti con SD morti con CoVID-19 rispetto alla popolazione generale (31% contro il 13%), un dato in linea con l'osservazione che gli individui con SD presentano una maggiore suscettibilita' alle infezioni per la presenza di deficit immunitari.
Inoltre, i 16 pazienti esaminati avevano un'alta prevalenza di demenza, il che e' coerente con cio' che si vede nella popolazione con SD, nella quale possono verificarsi danni cognitivi progressivi a partire dall'eta' di 45 anni, raggiungendo una prevalenza complessiva di demenza fino al 68-80% a 65 anni. Anche questo e' in linea con l'osservazione che le caratteristiche dell'invecchiamento si verificano in genere prima rispetto alla popolazione generale e coinvolgono soprattutto il cervello e il sistema immunitario. L'eta' media di morte nei soggetti con DS e' stata stimata intorno a 60 anni. Relativamente alla terapia farmacologica, la prescrizione di antibiotici (81% e 86%, rispettivamente), antivirali/antimalarici (63% e 60%, rispettivamente) e tocilizumab (6% vs. 4%) e' stata simile in entrambi i gruppi. Al contrario, l'uso di steroidi sistemici era piu' prevalente tra gli individui con DS (75% vs. 38%).
(Red)
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PRESIDENTE Antonio Magi |
VICE-PRESIDENTE Pier Luigi Bartoletti |
SEGRETARIO Claudio Colistra |
TESORIERE Luisa Gatta |
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CONSIGLIERI MEDICI |
Foad Aodi |
Musa Awad Hussein |
Roberto Bonfili |
Stefano Canitano |
Gianfranco Damiani |
Giuseppe Imperoli |
Luigi Tonino Marsella |
Cristina Patrizi |
Ivo Pulcini |
Rosa Maria Scalise |
Maria Grazia Tarsitano |
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COMMISSIONE ODONTOIATRI |
PRESIDENTE Brunello Pollifrone |
SEGRETARIO Sabrina Santaniello |
COMPONENTI Nicola Illuzzi |
Giuseppe Marzo |
Giovanni Migliano |
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COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI |
PRESIDENTE Alfredo Cuffari |
COMPONENTI Emanuele Bartoletti |
Maria Cristina Billi |
SUPPLENTE Antonio Manieri |
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