Roma, 5 ott. - A Roma si e' svolto il XXI Congresso Nazionale SIMSPe 'L'Agora' Penitenziaria 2020' che ha fatto il punto sulla situazione psichiatrica e infettivologica delle carceri a sei mesi dallo scoppio della pandemia. E' infatti partito il piano per la ricerca del 'sommerso' dell'Epatite C in otto istituti italiani.
L'INIZIATIVA SIMSPe SU 8 CARCERI - L'iniziativa della SIMSPe - Societa' Italiana di Malattie e Sanita' nei Penitenziari, approvata dal Comitato Etico dell'Iss nel dicembre 2019, si candida come un punto di riferimento per nuove politiche.
"Come nella popolazione libera c'e' stato uno stop nei trattamenti, anche nelle carceri vi e' stato un rallentamento a cui adesso dobbiamo far fronte", evidenzia il Prof. Sergio Babudieri, Direttore Scientifico di SIMSPe e referente del progetto in seno al gruppo di lavoro ministeriale di sette persone che si occupa degli screening gratuiti previsti dall'emendamento al Milleproroghe.
"La metodologia applicata e' basata su un approccio che prenda in esame le singole sezioni di ciascun penitenziario (una sezione abitualmente e' composta da 60-70 detenuti circa). Il progetto e' gia' partito in otto carceri, trasversali alle diverse regioni (San Vittore a Milano, Sassari, Alghero, Civitavecchia, Genova, Salerno, Eboli, Vallo della Lucania). Il progetto era gia' partito prima della pandemia, analizzando al 31 gennaio 2020 un campione di 2758 persone, distribuite in 46 sezioni detentive: di questi sono state analizzate le cartelle di 2173 soggetti, quindi il 78,8%, di cui la quasi totalita', 2038, il 93,8% ha eseguito i test antihcv: la prevalenza di HCV e' stata del 10,3%.
L'aspettativa era che fossero viremici almeno 3 su 4, mentre siamo a meno della meta': cio' significa che in molti sono gia' stati avviati alla terapia nei Serd o nei centri specializzati, quindi anche nelle persone detenute si sta osservando una riduzione del numero dei malati come conseguenza dei trattamenti estesi avvenuti negli ultimi anni nella popolazione libera".
LA RICERCA DEL 'SOMMERSO' DELL'EPATITE C RIPARTE DAI PENITENZIARI - La pandemia ha interrotto il processo di eradicazione del virus nei pazienti affetti da Epatite C, con un decremento di circa il 90% dei trattamenti. Un peso che grava sul rallentamento gia' verificatosi nei primi mesi del 2020, quando emergevano le prime difficolta' nell'individuare i soggetti da trattare.
L'innovazione garantita dai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (Daa) per il trattamento dell'epatite C ha avuto una portata rivoluzionaria per la possibilita' di eradicare il virus in maniera definitiva, in tempi rapidi e senza effetti collaterali, ma una volta trattati i pazienti conclamanti, restano fuori coloro che sono ignari di aver contratto il virus, il cosiddetto "sommerso". Per questo e' necessaria una vera politica di screening, che riguardi in primis le cosiddette "key populations", come tossicodipendenti e detenuti. L'emendamento al Decreto Milleproroghe approvato lo scorso febbraio ha stanziato un fondo di 71,5 milioni di euro per il biennio 2020-2021 per l'accesso gratuito allo screening, ma necessita di un'applicazione entro l'anno.
LE ANALOGIE CON L'HIV - Il processo in corso ricorda quanto gia' avviato da alcuni anni per l'Hiv, virus che a differenza dell'Hcv non si puo' eradicare ma solo controllare impedendone la replicazione e azzerando la viremia fino a renderlo non trasmissibile. "Si sta verificando cio' che e' avvenuto anche per l'HIV- spiega il Prof. Babudieri- Nel 2001 l'8,4% dei detenuti erano positivi, nel 2005 il 7,5%, nel 2008 il 7,3%, nel 2010 il 6,2%, nel 2012 il 5,2%, nel 2015 il 3,1%, ora siamo intorno all'1,8%: non sono diminuiti i comportamenti a rischio, ma i trattamenti che azzerano la viremia ematica riducono anche la possibilita' di trasmissione, quindi restano quasi solo i vecchi positivi. Questo ci dice che quando si interviene nella cura di una malattia su un singolo si hanno effetti su tutta una popolazione. Il fatto che meta' delle persone detenute positive al test HCV sia guarito dal virus grazie ai trattamenti risolutivi e ai farmaci Daa significa che il numero si sta riducendo e, conseguentemente, che si restringe il serbatoio dei malati che possono trasmettere il virus".
IL XXI CONGRESSO SIMSPE - Il tema dell'eliminazione dell'Epatite C nelle carceri e' stato appunto al centro del XXI Congresso Nazionale SIMSPe "L'Agora' Penitenziaria 2020", dall'1 al 3 ottobre come inedita Web-Conference con i partecipanti esclusivamente collegati online. Presenti nella consueta sede congressuale a Roma i dirigenti di SIMSPe e alcuni relatori, ma molti contributi sono stati trasmessi in via telematica. Le relazioni si sono sviluppate lungo quattro moduli principali.
"Abbiamo avviato una riflessione sulla quotidianita' di ognuno di noi, attraverso quattro grandi macrosettori in cui si articola il nostro lavoro: le malattie infettive, la psichiatria, l'attivita' delle professioni sanitarie, le problematiche medico-legali", spiega il Prof. Babudieri. "Il Coronavirus si e' per fortuna ad oggi affacciato in pochi Istituti ma non sono riportati eventi tragici al loro interno- evidenzia il Presidente SIMSPe, Luciano Lucania- Al centro del dibattito, come e' naturale, vi sono state tutte le situazioni che abbiamo vissuto in questi mesi terribili e le nostre esperienze, preziose per trovare le soluzioni migliori ai diversi problemi clinici, organizzativi e logistici che possono emergere in questo ambito. Tutte le nostre attivita' nell'ambito delle diverse discipline sono inserite nei topics di questa Agora'".
(Red)