Roma, 2 ott. - "La situazione non si puo' neppure definire a macchia di leopardo, perche' solo piccolissimi nuclei distrettuali hanno iniziato la distribuzione dei vaccini". Lo fa sapere la consigliera dell'Ordine dei medici di Roma, Cristina Patrizi, interpellata sul tema dall'agenzia Dire. "A quanto ci risulta hanno iniziato la consegna solamente il distretto della Asl Roma 1 e quello della Asl Roma 4 (Civitavecchia)- ha proseguito- per il resto attendiamo lumi. Dovevamo ricevere i vaccini entro ieri e invece nulla. Non immaginavamo di arrivare ad ottobre e non avere i vaccini. Lo scorso anno a me furono consegnati l'11 novembre. E se quest'anno i tempi sono gli stessi non va bene, noi confidiamo invece che sia una questione di pochi giorni".
Spiega Patrizi, medico di medicina generale: "Noi vacciniamo oltre il 95% di tutta la popolazione che viene vaccinata nel Lazio, quindi parliamo di milioni di persone. E siamo molto preoccupati, anche perche' dobbiamo vaccinare queste persone, peraltro quest'anno con un aumento, abbiamo ipotizzato, di almeno il 35% del numero di vaccinazioni da farsi, con modalita' di sicurezza, quindi distanziamento tra i pazienti e sanificazione della stanza, altrimenti salta tutto. In un momento, per aggiunta, in cui nel Lazio ci sono numeri in salita. Ma sembra che nessuno si occupi e preoccupi di questo". Aggiunge ancora la consigliera dell'Omceo Roma: "Abbiamo sempre detto 'ci siamo, siamo pronti a collaborare', le societa' scientifiche hanno stilato linee guida per vaccinare in sicurezza, anche l'Iss ha diramato delle norme, per cui addirittura si prevede che non si possa fare una vaccinazione prima che passino 30 minuti tra la vaccinazione e il periodo di sorveglianza post-vaccinale. Ma allo stato attuale delle cose non riusciremo mai a vaccinare tutte le persone che dobbiamo, che e' nostra cura vaccinare e che abbiamo sempre vaccinato".
Secondo Patrizi i medici non hanno avuto "garanzia che il sistema regionale ci potesse supportare nel consentire che la vaccinazione potesse avvenire nel rispetto dei criteri della pandemia, quindi distanziamento, areazione dei locali, ecc...
Nulla di tutto cio'. Abbiamo solo un impegno delle aziende ad individuare locali idonei dove poter vaccinare tutta questa mole di popolazione". I vaccini dovrebbero quindi essere consegnati "nelle sedi delle unita' di cure primarie, che sono i luoghi fisici dove i medici garantiscono l'apertura di uno studio nove ore al giorno", conclude.
(Cds/Dire)