Roma, 18 nov. - "Dopo la pronuncia del Tar del Lazio, che ha accolto il ricorso dello Smi sui compiti delle Usca regionali e sull'assistenza dei medici di base, deve essere rivista l'organizzazione delle unita' speciali di continuita' assistenziale, basandola per distretto sanitario, fornendo un coordinamento concreto ed operativo, tenuto anche conto che le Uscar sono state messe sotto l'istituto Spallanzani". A dirlo e' Cristina Patrizi, medico di medicina generale e responsabile Area convenzionata del Sindacato medici italiani del Lazio.
La pronuncia del Tar vi ha dato ragione ma cosa c'e' che non sta funzionando nell'assistenza domiciliare? "Le Usca del Lazio dovevano essere create nelle prime settimane di marzo- spiega- a dieci giorni dal decreto del governo. Sono state costituite a maggio e per giunta collocate sotto la guida dell'istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani, decisione che non e' stata motivata all'epoca e di cui a tutt'oggi non non se ne conosce la ragione. Le Usca dovrebbero garantire la medicina territoriale, con visite ai pazienti sospetti Covid, ma nel Lazio ne sono state istituite poche e sono state per lo piu' investiste del compito di fare i tamponi, che e' si' importante ma solo una parte del lavoro. In tutti questi mesi la conduzione di queste Unita' speciali e' stata poco indirizzata, con i risultati che conosciamo: tante persone che non ricevono visite domiciliari pur avendone fatto richiesta. E non e' questione che devono farle i medici di medicina generale le visite: da stamattina ho gia' fatto tre domiciliari con le Ffp2 comprate da me e con la tuta protettiva che dovro' ricomprare perche' a noi medici non vengono date".
Avete fatto presente alla Regione le vostre criticita' all'inizio, per correggere il tiro? "Chiedemmo subito all'assessore alla Sanita' Alessio D'Amato e al presidente Nicola Zingaretti di cambiare la delibera perche' le Usca non stavano garantendo la continuita' territoriale come invece previsto dal decreto del governo- risponde Patrizi- Le hanno messe a fare i tamponi ed in questo modo i medici delle Usca stavano facendo il lavoro dei Sisp, i Servizi di igiene e sanita' pubblica preposti alla prevenzione dell'epidemia nei dipartimenti delle Asl territoriali. Poi hanno deciso che per garantire la continuita' territoriale dovessero essere fatti tamponi dai medici di medicina generale, con relativi controlli e monitoraggio della salute dei pazienti a domicilio. Senza spazi adeguati, senza attrezzature, senza protezioni. Nel mio quartiere ci sono almeno dieci colleghi che si sono ammalati di Covid e in tutta Italia altri 13 medici sono morti solo nell'ultimo mese".
C'e' stato un impiego errato del personale sanitario, a suo parere? "È ormai indubbio che i medici di medicina generale e le Usca stanno sostituendosi ai Sisp, che dovevano essere rafforzati. È possibile che sull'istituzione e sull'impiego delle Usca possano essere individuati degli errori piu' marcati, sicuramente da approfondire".
Cosa chiedete alla Regione ora? "Di rivedere l'istituzione delle Usca, suddividendole per distretto e concertando da subito l'attivazione delle unita' speciali a norma di legge. In tutto questo tempo, la Regione Lazio non ci ha mai convocato, non lo fa dal dicembre 2019. Chiederemo quindi di essere ascoltati e che le sigle sindacali siano coinvolte, perche' fino ad oggi sono state tagliate fuori dalla concertazione. Noi avevamo chiesto di implementare di quattro ore i medici della continuita' assistenziale (38 ore) nei Sisp. Anche perche' chi chiama per organizzare una Usca non sa come farlo, non ha un contatto a cui chiamare" conclude Patrizi.
(Org/Dire)